Pagina 2 | Coppa Italia amara per la Juve senza gioco e senza anima: Inter in finale

TORINO - Luci e buio a San Siro, la Juve di Allegri saluta la Coppa Italia e lascia strada all'Inter di Inzaghi che va in finale. Il colpo mancino in avvio è di Dimarco e va di traverso ai bianconeri, pallidi protagonisti nel primo tempo. I gol sbagliati da Lautaro regalano un minimo di equilibrio, ma solo sulla carta. La Juve, dopo le tre sconfitte in campionato, fa poker in negativo: se non è crisi, poco ci manca. Resta l'Europa League e la corsa Champions (al netto di sentenze ballerine), però le energie, fisiche e nervose, sembrano ridotte al lumicino.

Juve, senza leader e senza finalizzazione

Contro un'Inter diligente e in modalità "gestione", è mancata l'invenzione geniale. Pogba? Un'illusione, sospeso tra il passato che non torna e il futuro incerto. Di Maria? Ben controllato e spesso contro il muro. Chiesa? Frenato e senza guizzi degni di nota. Nemmeno l'ingresso di Milik cambia lo spartito. Il resto è buona volontà e poco più, tranne Perin che resta un fuoriclasse nel suo genere. Meglio l'Inter sprecona e con più risorse. Ok, per i bianconeri è una stagione al limite dell'impossibile, però la gente si aspettava qualcosa di più. Ma i limiti attuali sono evidenti: nessuno segna e Vlahovic guarda la sfida dalla tribuna. E' la foto del presente e c'è poco da stare Allegri, c'è solo da salvare il salvabile.

Juve, in campo c’è Bonucci

Allegri in questo aprile senza respiro prova anche a recuperare Bonucci: rieccolo al centro della difesa. E davanti Chiesa falso nove libero di incunearsi tra i nerazzurri e portare scompiglio. Inzaghi fa accomodare Lukaku in panchina e parte con Dzeko al fianco di Lautaro Martinez. Il match si prevede lungo, lunghissimo.

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Inter, Dimarco il colpo mancino

L'atmosfera è pazzesca al Meazza, da brividi (75.491 i presenti). Un mercoledì di Coppa Italia, ma sembra Champions. E i protagonisti sono tutti di alto profilo, in campo e in panca. L'avvio è dell'Inter, con Calha che manovra e la Juve che si chiude a riccio, troppo per i gusti dei tifosi. Al 3' prima Lautaro poi Dzeko: bucano entrambi. E son subito... botte. Al 15' da Barella a Dimarco che sfonda d'esterno: gol Inter. E per la Juve arrugginita gara in salita. I bianconeri reagiscono, Dzeko diventa stopper libera tutto. A questo punto alla squadra di Allegri non bastano più le ripartenze, va riscritto il piano di gioco. Sempre che ci sia. Da Alex Sandro a De Sciglio che di testa fa la barba al palo: una prima buona occasione. Sale di tono il match, ma i ritmi non sono impossibili. Al 32' Lautaro spara in cielo un pallone invitante per il raddoppio. Dall'altra parte Kostic impegna Onana in angolo. Il problema è che la Juve rischia sempre le ripartenze, scoprendosi. Ancora Lautaro, bravo Perin a terra. Insomma, solo Inter e quasi niente Juve: il primo tempo si chiude così.

Di Maria e Chiesa, sveglia o son guai

Palla indietro e ricominciare: questo il motivo principale dei bianconeri. Però ora serve la scossa, per ribaltare l'Inter. O in finale ci andranno i nerazzuri. Milik per Kostic e finalmente qualcuno al centro per tenere la palla in avanti. Vlahovic è lassù sugli spalti, bloccato dalla caviglia. Miretti è il primo che ci prova ma tira alle stelle. Poi Locatelli con poca forza. Dzeko in fuorigioco segna: non vale, ovvio. Giallo per Locatelli, è il primo ammonito del match. Regna la confusione fra i bianconeri, servirebbe un'invenzione per dare la scossa e un po' di morale. Ecco Paredes per Locatelli, non certo in una gran serata, come gran parte dei compagni però. E a bordo campo è pronto Lukaku (con Brozovic), altra minaccia per la Vecchia Signora. Oltre al solito Martinez cui manca sempre il centimetro. Danilo per Bonucci, staffetta da capitani e Leo un po' si adira: avrebbe gradito stare ancora in campo, almeno un po'. Grandissimo Perin su Mkhitaryan da due passi e la Juve si salva al 73'. Di Maria ribatte: centrale. Esce Lautaro, dentro Correa; cambio anche tra Dimarco e Gosens. Ed è il momento di Pogba: «Più alto», gli urla Allegri indicandogli la posizione dietro Milik. Bisogna offendere, non c'è nulla da difendere: la sintesi. Eppure la squadra non si smuove dal solito tran tran nel derby d'Italia. Zero fantasia, zero gol, zero Juve.

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Inter, Dimarco il colpo mancino

L'atmosfera è pazzesca al Meazza, da brividi (75.491 i presenti). Un mercoledì di Coppa Italia, ma sembra Champions. E i protagonisti sono tutti di alto profilo, in campo e in panca. L'avvio è dell'Inter, con Calha che manovra e la Juve che si chiude a riccio, troppo per i gusti dei tifosi. Al 3' prima Lautaro poi Dzeko: bucano entrambi. E son subito... botte. Al 15' da Barella a Dimarco che sfonda d'esterno: gol Inter. E per la Juve arrugginita gara in salita. I bianconeri reagiscono, Dzeko diventa stopper libera tutto. A questo punto alla squadra di Allegri non bastano più le ripartenze, va riscritto il piano di gioco. Sempre che ci sia. Da Alex Sandro a De Sciglio che di testa fa la barba al palo: una prima buona occasione. Sale di tono il match, ma i ritmi non sono impossibili. Al 32' Lautaro spara in cielo un pallone invitante per il raddoppio. Dall'altra parte Kostic impegna Onana in angolo. Il problema è che la Juve rischia sempre le ripartenze, scoprendosi. Ancora Lautaro, bravo Perin a terra. Insomma, solo Inter e quasi niente Juve: il primo tempo si chiude così.

Di Maria e Chiesa, sveglia o son guai

Palla indietro e ricominciare: questo il motivo principale dei bianconeri. Però ora serve la scossa, per ribaltare l'Inter. O in finale ci andranno i nerazzuri. Milik per Kostic e finalmente qualcuno al centro per tenere la palla in avanti. Vlahovic è lassù sugli spalti, bloccato dalla caviglia. Miretti è il primo che ci prova ma tira alle stelle. Poi Locatelli con poca forza. Dzeko in fuorigioco segna: non vale, ovvio. Giallo per Locatelli, è il primo ammonito del match. Regna la confusione fra i bianconeri, servirebbe un'invenzione per dare la scossa e un po' di morale. Ecco Paredes per Locatelli, non certo in una gran serata, come gran parte dei compagni però. E a bordo campo è pronto Lukaku (con Brozovic), altra minaccia per la Vecchia Signora. Oltre al solito Martinez cui manca sempre il centimetro. Danilo per Bonucci, staffetta da capitani e Leo un po' si adira: avrebbe gradito stare ancora in campo, almeno un po'. Grandissimo Perin su Mkhitaryan da due passi e la Juve si salva al 73'. Di Maria ribatte: centrale. Esce Lautaro, dentro Correa; cambio anche tra Dimarco e Gosens. Ed è il momento di Pogba: «Più alto», gli urla Allegri indicandogli la posizione dietro Milik. Bisogna offendere, non c'è nulla da difendere: la sintesi. Eppure la squadra non si smuove dal solito tran tran nel derby d'Italia. Zero fantasia, zero gol, zero Juve.

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