L’allenatore madridista continua a elogiarti pubblicamente, dice che sei unico, speciale, ti ha paragonato persino a Kaká...
«Vero, però so che lo sto deludendo in un aspetto...».
Ma come?
«È che non parlo ancora spagnolo... Mi dispiace, ma sto incontrando ostacoli imprevisti con questa lingua. È difficile per me, lo riconosco. Prometto in ogni caso il massimo impegno, garantito».
A proposito di promesse: vuoi farne qualcuna per il futuro?
«Sono una persona che ama competere e che è ambiziosa. Dunque ora che ho tra le mani il prestigioso Golden Boy voglio andare avanti veloce: spero che questo “award” sia una rampa di lancio per vincere molti altri trofei».
Facci un pronostico per la prossima edizione del Golden Boy: ora come ora, chi vedi favorito?
«Esclusi per limiti d’età noi del 2003 – a proposito, mando un saluto al mio amico Jamal Musiala del Bayern, giunto secondo, e con cui ho condiviso per circa un triennio lo spogliatoio delle nazionali giovanili inglesi – dico tre nomi. Innanzitutto Arda Güler, ormai recuperato degli infortuni che gli hanno impedito di debuttare con il Real: è un fenomeno, lo vediamo in allenamento e siamo incantati da lui. Poi il mio ex compagno Jamie Bynoe-Gittens del Borussia Dortmund. E infine mio fratello Jobe, attaccante di razza come nostro padre».
Ma Jobe gioca nel Sunderland, in Seconda divisione: il regolamento non gli permette di essere eleggibile.
«Ora. Ma se i “Black Cats” dovessero salire in Premier League, attenti a lui!».