Rouhi, dal taekwondo alla Next Gen: l'ascesa repentina
In ossequio, chissà, ai dettami assorbiti da piccolo, in Svezia, quando per sei anni aveva praticato taekwondo. Fino al momento in cui era scoccata la scintilla con il pallone, passione coltivata nel settore giovanile del Brommapojkarna, da dove in precedenza erano usciti altri ex bianconeri del rango di Ekdal e, soprattutto, di Kulusevski. "Il taekwondo mi aiuta moltissimo nel mantenere l’equilibrio e nel gioco aereo, doti che forse non avrei sviluppato nello stesso modo se avessi iniziato subito con il pallone", la sua confidenza in un’intervista di alcuni anni fa.
Rouhi dalla fredda Svezia è atterrato in Italia nella sessione invernale di mercato del 2020, poche settimane prima che il Covid costringesse tutti in casa e – se non altro – ne velocizzasse lo studio della lingua, rinchiuso a sua volta tra quattro mura. Dall’Under 17 bianconera in poi, l’ascesa è stata repentina e convincente, sotto le scrupolose indicazioni di Pedone, Bonatti, Montero e, ora, Brambilla. Che dopo quattro gare da titolare consecutive, fruttate due vittorie e due pareggi, ieri l’ha schierato dal 1’ anche per la quinta, di fronte al Rimini, raccogliendo in cambio una prestazione da migliore in campo pur nel contesto di una sfida con poco mordente.