Caso Kean, si sperimenta già il fuorigioco con la luce: di cosa si tratta

Fa ancora discutere il gol annullato in Juve-Verona per colpa del tacchetto in offside: si lavora su come cambiare la modalità di rilevazione e il criterio di sanzione
Caso Kean, si sperimenta già il fuorigioco con la luce: di cosa si tratta

Il fuorigioco “di tacchetto” di Moise Kean fa parte di un match, Juventus-Verona, pieno di polemiche per la direzione dell’arbitro Ermanno Feliciani. Questo episodio, in particolare, ha scatenato il dibattito sulla modalità di rilevazione dell’offside. La domanda che ci si fa è: giusto annullare un gol per una questione di millimetri? Premettiamo che il problema va affrontato per gradi.

Fuorigioco: dura lex sed lex

Una prima questione è la seguente: la tecnologia ha restituito credibilità al calcio, soprattutto in relazione a fatti oggettivamente misurabili, come il gol/non gol (grazie alla Goal Line Technology) e appunto il fuorigioco (merito anche del SAOT o fuorigioco semiautomatico). Su questi episodi oggi non si commettono più errori (a meno di clamorose disattenzioni dovute a superficialità come quella di Tottenham-Liverpool), e già questo è un grande passo avanti. Se ragioniamo in questi termini, allora due centimetri o un metro non fanno la differenza: come dicevano i latini, “dura lex sed lex”. L’algoritmo infatti restituisce un’immagine pressoché reale, e non ammette margini di errore: per questo motivo il suo “output”, il verdetto finale, è incontestabile. Cosa succederebbe se si stabilisse un “regime di tolleranza”, per esempio, di trenta centimetri? Inevitabilmente ci troveremmo a discutere del trentunesimo...

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Il concetto di "luce", già sperimentato in Italia

Il secondo punto: mettiamoci nei panni del tifoso, che di fronte alla televisione o sugli spalti fatica ad accettare che un gol venga annullato per un fuorigioco millimetrico. Come lui anche gli addetti ai lavori: dopo il match dell’Allianz Stadium, Massimiliano Allegri ha invocato il ritorno al concetto di “luce”. Ed è proprio in questa direzione che si sta muovendo in questi mesi la FIFA, su sollecitazione dell’ex manager dell’Arsenal Arsène Wenger, oggi “capo dello sviluppo del gioco” della federazione calcistica mondiale. L’intento della FIFA è sempre stato quello di aumentare la spettacolarità del gioco, e i primi studi effettuati sulla Premier League dimostrano come il nuovo sistema permetterebbe di dimezzare i casi di fuorigioco (ed evidentemente di incrementare il numero di gol). Lo ha spiegato anche Gianni Infantino: “Vogliamo un calcio sempre più offensivo”. Ma come funzionerebbe? Lo ha spiegato negli scorsi mesi l’ex arbitro Matteo Trefoloni, oggi responsabile del settore tecnico dell’Associazione Italiana Arbitri: "La sperimentazione prevede che un calciatore non sia più considerato punibile se una qualsiasi parte del corpo con cui può segnare una rete (non il braccio, ndr) è in linea con il penultimo difendente. Quindi, per essere sanzionato un fuorigioco tra l’attaccante in posizione più avanzata e il difendente, ci dovrà essere la cosiddetta luce, ovvero dovranno essere visivamente separati". La “sperimentazione” di cui parla Trefoloni è già in corso, anche in Italia, nella categoria Under 18, e sta dando ottimi risultati.

Come cambierebbero gli allenamenti

Infine una considerazione tecnica. Tutte le settimane in allenamento le squadre provano schemi e soluzioni per mandare in fuorigioco l’avversario con la propria linea difensiva o per evitare di mettere i propri attaccanti in posizione irregolare. Ebbene, anche per gli atleti e i preparatori quella della “luce” potrebbe essere una soluzione proficua. Il tacchetto di Kean è una variabile impazzita, un elemento difficile da prevedere e da allenare. Al contrario ciò che si può allenare è lo sguardo alla “sagoma” dell’avversario. Insomma, dalla tecnologia non si può più prescindere. Ma cambiare in questo senso la modalità di rilevazione e il criterio di sanzione del fuorigioco potrebbe essere un buon compromesso.

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Il fuorigioco “di tacchetto” di Moise Kean fa parte di un match, Juventus-Verona, pieno di polemiche per la direzione dell’arbitro Ermanno Feliciani. Questo episodio, in particolare, ha scatenato il dibattito sulla modalità di rilevazione dell’offside. La domanda che ci si fa è: giusto annullare un gol per una questione di millimetri? Premettiamo che il problema va affrontato per gradi.

Fuorigioco: dura lex sed lex

Una prima questione è la seguente: la tecnologia ha restituito credibilità al calcio, soprattutto in relazione a fatti oggettivamente misurabili, come il gol/non gol (grazie alla Goal Line Technology) e appunto il fuorigioco (merito anche del SAOT o fuorigioco semiautomatico). Su questi episodi oggi non si commettono più errori (a meno di clamorose disattenzioni dovute a superficialità come quella di Tottenham-Liverpool), e già questo è un grande passo avanti. Se ragioniamo in questi termini, allora due centimetri o un metro non fanno la differenza: come dicevano i latini, “dura lex sed lex”. L’algoritmo infatti restituisce un’immagine pressoché reale, e non ammette margini di errore: per questo motivo il suo “output”, il verdetto finale, è incontestabile. Cosa succederebbe se si stabilisse un “regime di tolleranza”, per esempio, di trenta centimetri? Inevitabilmente ci troveremmo a discutere del trentunesimo...

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