Inter mai così vicina alla cessione: Zhang è davvero al bivio

La banca d’affari statunitense Raine Group ha trovato un compratore che può accontentare Suning

LInter non è mai stata così vicina alla cessione. Raine Group, banca d’affari statunitense che da tempo ha preso in mano il dossier, ha trovato un fondo medio orientale interessato al club (ça va sans dire) e disposto ad accontentare i desiderata economici di Suning.

L’ottimismo sulla possibilità di chiudere l’affare è sempre più palpabile, tanto che Raine sente di essere ormai vicina al rettilineo finale. Al di là dell’ottimismo della banca d’affari (che, ovviamente, fa il suo interesse) va registrata pure la volontà, da parte di Steven Zhang, di tenersi l’Inter anche per sfruttare il volano della super-Champions e del nuovo Mondiale per club ideato dalla Fifa. Unica strada percorribile (a meno di non trovare un socio di minoranza che immetta soldi senza avere reale potere decisionale...) è quella di rifinanziare il debito con Oaktree però a interessi pesantissimi. E questo può essere un problema oggettivo da considerare, alla presenza di un acquirente interessato a rilevare le quote del club, da qui l’ottimismo di Raine sulla chiusura dell’affare addirittura in tempi brevi.

La dead line del 20 maggio

La campana per Zhang suonerà il 20 maggio, quando andrà restituito il finanziamento fatto nel maggio 2021 da Oaktree Capital alla holding Gran Tower Sarl con cui Suning controlla l’Inter. La cifra, all’epoca 275 milioni, lieviterà a quasi 400 per gli interessi al 12% che gravano sul prestito (nel dicembre 2022, per rendere l’idea, l’esposizione era già salita a 329.6 milioni). Zhang, che per ottenere il finanziamento ha dato in pegno le quote dell’Inter, ha due strade possibili per non perderla: saldare il debito oppure rifinanziarlo, a interessi però raddoppiati, per spostare in là la dead line.

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Questa decisione permetterebbe a Suning di tenersi l’Inter però metterebbe legacci ancora più pesanti alla capacità di investire per rinforzare la squadra anche perché, parallelamente, dovrebbe essere portato avanti il progetto stadio, fondamentale per aumentare i fatturati e pure per ottenere un valore decisamente più alto in caso di cessione.

Per rendere l’idea, va ricordato come l’Inter già da anni si tenga in vita autofinanziandosi: la finale di Champions è servita a vendere il solo Onana in luglio, in caso contrario, il portiere sarebbe stato venduto entro il 30 giugno più un altro big una volta chiuso il bilancio precedente. Operazioni fondamentali, va precisato, non per finanziare il mercato, bensì per garantire liquidità a Suning.

Passivo di 80 milioni

Che il club sia ormai in una spirale da cui è difficile uscire è dimostrato anche dalle stime riguardanti il bilancio chiuso al 30 giugno che verrà ratificato dall’assemblea dei soci di fine ottobre. L’imprevista cavalcata in Champions fino alla finale ha portato a dimezzare il rosso, ma sui conti del club pesano i 50 milioni di interessi per finanziamenti e bond. Il passivo quindi si attesterà sugli 80 milioni (erano 140 nel 2021-22), miglioramento quasi totalmente dovuto agli straordinari risultati ottenuti dalla squadra (diritti tv, ricavi da stadio e premi Uefa), un evento inimmaginabile - il fatto di essere arrivati fino alla finale di Champions - su cui (ovviamente) risulta difficile fare affidamento nelle stime dei conti futuri.

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Questione stadio

Il primo effetto collaterale di un’eventuale cessione si riverberebbe sulla questione stadio.

Vero è che Alessandro Antonello, ad per la parte corporate del club, ha incontrato il sindaco di Rozzano dove è stata individuata un’area in cui costruire un’arena da 70mila posti con relativa cittadella dello sport, ma è altrettanto vero è che, come ammesso pure da Giovanni Ferretti De Luca, primo cittadino del paese nell’hinterland milanese «Il progetto è ancora in fase embrionale». Toccherebbe ai nuovi proprietari decidere se continuare su questa strada oppure se sfruttare l’assist di poter restare a San Siro come unici inquilini, visto che il Milan è determinato a costruirsi lo stadio di proprietà a San Donato.

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LInter non è mai stata così vicina alla cessione. Raine Group, banca d’affari statunitense che da tempo ha preso in mano il dossier, ha trovato un fondo medio orientale interessato al club (ça va sans dire) e disposto ad accontentare i desiderata economici di Suning.

L’ottimismo sulla possibilità di chiudere l’affare è sempre più palpabile, tanto che Raine sente di essere ormai vicina al rettilineo finale. Al di là dell’ottimismo della banca d’affari (che, ovviamente, fa il suo interesse) va registrata pure la volontà, da parte di Steven Zhang, di tenersi l’Inter anche per sfruttare il volano della super-Champions e del nuovo Mondiale per club ideato dalla Fifa. Unica strada percorribile (a meno di non trovare un socio di minoranza che immetta soldi senza avere reale potere decisionale...) è quella di rifinanziare il debito con Oaktree però a interessi pesantissimi. E questo può essere un problema oggettivo da considerare, alla presenza di un acquirente interessato a rilevare le quote del club, da qui l’ottimismo di Raine sulla chiusura dell’affare addirittura in tempi brevi.

La dead line del 20 maggio

La campana per Zhang suonerà il 20 maggio, quando andrà restituito il finanziamento fatto nel maggio 2021 da Oaktree Capital alla holding Gran Tower Sarl con cui Suning controlla l’Inter. La cifra, all’epoca 275 milioni, lieviterà a quasi 400 per gli interessi al 12% che gravano sul prestito (nel dicembre 2022, per rendere l’idea, l’esposizione era già salita a 329.6 milioni). Zhang, che per ottenere il finanziamento ha dato in pegno le quote dell’Inter, ha due strade possibili per non perderla: saldare il debito oppure rifinanziarlo, a interessi però raddoppiati, per spostare in là la dead line.

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