Zhang, l’imperatore dei “pagherò”: debiti in Cina e guai tra Suning e Premier

Non solo Oaktree: la causa delle banche cinesi e i tanti debiti dell’Inter su cui pesa come un macigno il bond da 415 milioni

MILANO - Rampollo di un impero con le fondamenta minate dai pagherò. Steven Zhang ha provato a tenersi l’Inter, ma la verità è che il presidente dell’Inter negli ultimi anni oltre che tanti trofei sportivi ha accumulato anche altrettanti debiti. Quello fatale per la sua vicenda in nerazzurro è il debito contratto con Oaktree. Nel maggio del 2021 le due parti sottoscrivono un accordo: Oaktree presterà 275 milioni che dovranno essere restituiti in 3 anni con interessi del 12 per cento. In parole povere: 385 milioni che Zhang avrebbe dovuto restituire oggi. Salvo spettacolari colpi di scena sul gong finale, non ce la farà. Però ci ha provato, cercando di avere in prestito dalla finanziaria Pimco 435 milioni di euro che avrebbero salvato le sue quote di Inter. Di fatto, però, sarebbe stato come saldare un debito andando a chiedere un prestito da un altro creditore - e quindi finendo per contrarre un altro debito. Il debito però più pesante - per quanto se ne sa in Italia - e accertato che ha anche indebolito le credenziali dell’uomo d’affari cinese è senza dubbio quello con China Construction Bank, istituto di credito controllato nientemeno che dallo stesso stato cinese. Una sentenza della Corte Suprema di Hong Kong del 16 settembre 2022 obbligava Zhang a restituire alla banca 320 milioni ottenuti in prestito.

Zhang obbligato a restare in Cina

Che Steven avesse qualche problemino a racimolare i soldi necessari per ripagare i debiti, insomma, in patria lo sapevano da un po’. E a quanto pare la sentenza della Corte Suprema di Hong Kong ha pesato non poco quando Zhang ha provato a cercare di rifinanziare il debito contratto con Oaktree, perché il suo curriculum di debitore era ormai macchiato da una sentenza che lo segnalava come moroso - e non con chiunque, ma con lo stato cinese. La decisione del tribunale di Hong Kong, tra l’altro, è stata resa esecutiva anche a Milano e New York - il che avrebbe permesso alla China Construnctions Bank di aggredire i beni di Zhang pure sul nostro territorio. Sarà un caso o meno, ma dall’estate scorsa il presidente dell’Inter in Italia non ha più messo piede: nemmeno per festeggiare la seconda stella sulla maglia. Tra l’altro, non ascrivibile ai debiti personali di Zhang, ma comunque legato a lui è il bond messo in conto all’Inter, quando sul finire del 2021 - dopo che in seguito alla pandemia erano stati bloccati gli investimenti fuori dalla Cina - serviva finanziare il club: 415 milioni, con rata finale da 391,67 che va restituita entro il 9 febbraio 2027. Ma anche Suning, del resto, nel 2022 perse una causa con la Premier League per non aver pagato i diritti tv legati alla cessione dei diritti al canale Pptv, gestito appunto dalla società di Zhang Jindong. Circa 190 milioni di euro che l’Alta Corte ha richiesto all’emittente. Della serie: se Sparta piange, pure ad Atene non si sorride.

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