La Juve cambia marcia, difesa a 3 o 4: i bianconeri devono sapersi trasformare

Tre centrali, ma linea a quattro con la palla. Costante l’attenzione, per la gioia di Allegri: perché variare è un’esigenza. Il 3-5-2 funziona, ma con Chiesa e Di Maria servirà un 4-3-3

TORINO - «E questo è molto importante, perché vuol dire che i ragazzi in campo pensano», ha sottolineato Massimiliano Allegri dopo il derby ai microfoni di Sky, commentando i cambiamenti di assetto della squadra bianconera, che per riassumere ha difeso con un 3-5-2 (o meglio 5-3-2) ed ha impostato con un 4-4-2. Per riassumere perché il passaggio da un modulo all’altro ha presentato sfumature ed eccezioni, dettate dalle circostanze. Circostanze che i giocatori, mostrando un’applicazione quasi totale dal 1’ al 95’ (cosa finora successa raramente), hanno saputo interpretare appunto pensando, per tornare alla sottolineatura del tecnico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cambiare modulo sarà probabilmente una caratteristica della Juve

Una sottolineatura non casuale, perché cambiare modulo, tra una partita e l’altra, all’interno della partita o anche tra fase difensiva e fase offensiva, sarà probabilmente una caratteristica della Juventus. E per riuscirci è necessario, appunto, pensare: più complicato e più lungo da imparare rispetto a mandare a memoria un copione, ma vantaggioso in termini di adattabilità a qualsiasi avversario. A patto, ovviamente, di essere in grado di farlo senza trasformare la duttilità in confusione, cosa che invece finora ai bianconeri è successa in più di un’occasione. Per tornare al derby, il 5-3-2 con cui la Juventus si difendeva ha permesso a Danilo, Bremer (e poi Bonucci) e Alex Sandro di intasare la zona centrale chiudendo ogni varco per il dialogo stretto a Miranchuk, Vlasic e Radonjic, mentre Cuadrado e Kostic duellavano con Ola Aina e Lazaro. In fase di impostazione, invece, mentre Kostic si alzava Cuadrado restava basso e Alex Sandro si allargava: così la difesa a quattro concedeva alla Juventus la superiorità numerica sui tre trequartisti granata, anche grazie all’appoggio di Locatelli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il 4-3-3 resta il sistema migliore per sfruttare assieme Chiesa e Di Maria

Come detto le variazioni di assetto resteranno probabilmente frequenti. Un po’ è caratteristica di Allegri, mai stato ancorato a moduli rigidi, anche se in quasi tutte le sue stagioni juventine si può comunque ritrovare un assetto di riferimento, spesso trovato in corsa. Un po’ è caratteristica della rosa bianconera, soprattutto in avanti. Con Chiesa fuori da inizio stagione, Di Maria più spesso infortunato che in campo, Cuadrado senza più guizzi negli ultimi 30 metri e un Milik che invece è arrivato a Torino in condizioni eccellenti, è stato naturale per il tecnico affidarsi quasi sempre a moduli con due punte, 4-4-2 e 3-5-2. Il 4-3-3 con cui era stata pensata la Juventus in estate, però, resta il sistema migliore per sfruttare assieme Chiesa e Di Maria, con Vlahovic in mezzo a loro. O Milik come vice DV9. Però non si può certo chiedere al polacco, né al serbo, di giocare da attaccante esterno in un tridente per utilizzarli tutti e due senza cambiare modulo. E Pogba sfrutta le sue doti di incursore sicuramente meglio da mezzala in un centrocampo a tre che da mediano in uno a due. I giocatori che avrà a disposizione (intanto ieri si è fermato Bremer), il loro stato di forma e le loro prestazioni magari porteranno Allegri a trovare un modulo base, ma questa Juventus è probabilmente destinata a trasformarsi spesso. Finora è stato un limite, potrebbe diventare un vantaggio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TORINO - «E questo è molto importante, perché vuol dire che i ragazzi in campo pensano», ha sottolineato Massimiliano Allegri dopo il derby ai microfoni di Sky, commentando i cambiamenti di assetto della squadra bianconera, che per riassumere ha difeso con un 3-5-2 (o meglio 5-3-2) ed ha impostato con un 4-4-2. Per riassumere perché il passaggio da un modulo all’altro ha presentato sfumature ed eccezioni, dettate dalle circostanze. Circostanze che i giocatori, mostrando un’applicazione quasi totale dal 1’ al 95’ (cosa finora successa raramente), hanno saputo interpretare appunto pensando, per tornare alla sottolineatura del tecnico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...