Cambiare modulo sarà probabilmente una caratteristica della Juve
Una sottolineatura non casuale, perché cambiare modulo, tra una partita e l’altra, all’interno della partita o anche tra fase difensiva e fase offensiva, sarà probabilmente una caratteristica della Juventus. E per riuscirci è necessario, appunto, pensare: più complicato e più lungo da imparare rispetto a mandare a memoria un copione, ma vantaggioso in termini di adattabilità a qualsiasi avversario. A patto, ovviamente, di essere in grado di farlo senza trasformare la duttilità in confusione, cosa che invece finora ai bianconeri è successa in più di un’occasione. Per tornare al derby, il 5-3-2 con cui la Juventus si difendeva ha permesso a Danilo, Bremer (e poi Bonucci) e Alex Sandro di intasare la zona centrale chiudendo ogni varco per il dialogo stretto a Miranchuk, Vlasic e Radonjic, mentre Cuadrado e Kostic duellavano con Ola Aina e Lazaro. In fase di impostazione, invece, mentre Kostic si alzava Cuadrado restava basso e Alex Sandro si allargava: così la difesa a quattro concedeva alla Juventus la superiorità numerica sui tre trequartisti granata, anche grazie all’appoggio di Locatelli.