Juve, il retroscena: così rinasce Vlahovic, i segreti dietro al risveglio del serbo

Lavoro su tecnica e testa, allenamenti specifici per perfezionarsi e il tocco da psicologo di Allegri, in versione “mental coach”. Fondamentali, controllo di palla e punizioni a fine seduta: lo staff lucida il gioiello bianconero

TORINO - Il derby è partita che esalta gli spiriti guerrieri, è il palcoscenico ideale per lucidare l’orgoglio ferito dei campioni: il fatto che Dusan Vlahovic lo abbia deciso con una zampata da attaccante di razza non è di per sé una notizia, pur contestualizzando la prestazione in un periodo a dir poco complesso per i bianconeri. Colpiscono però due particolari, non casuali: la forza mentale con cui il serbo ha rincorso il gol per tutta la partita, come un cacciatore che insegue la preda; i passi avanti a livello tecnico che hanno portato a meno errori e più palloni giocabili per sé e per i compagni. Sono due segnali che vanno nella stessa direzione: lavoro quotidiano, che paga alla lunga, ma anche nel breve-medio periodo. Lavoro nella mente del campione, lavoro per migliorare nei gesti tecnici, lavoro per migliorare la resa in campo e accrescere l’impatto sulle partite: ricordiamoci che parliamo di un ragazzo che, con grandi responsabilità sulle spalle e la pressione di guidare l’attacco di una squadra come la Juventus, compirà 23 anni a gennaio e dunque ha dalla sua il tempo per sfruttare gli ampi margini di miglioramento a disposizione. Max Allegri ci sta già lavorando con il suo staff e i risultati si stanno cominciando a vedere: allenamento extra sul controllo di palla, sulla misura dei passaggi, sui movimenti per tagliare fuori gli avversari; ripetizioni di tecnica, lavoro specifico sulle punizioni e sul tiro; continui confronti con il tecnico (che Szczesny non a caso aveva definito lo “psicologo” della squadra) per trovare la necessaria serenità e la fondamentale consapevolezza nei propri mezzi.

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Juve, Vlahovic e quegli allenamenti specifici

Vlahovic ci sta lavorando, appunto, con allenamenti specifici: ancora adesso qualche stop non è perfetto e qualche errore tecnico di troppo capita, ma già nel derby si è visto un attaccante più coinvolto, più deciso e preciso, più focalizzato. Lo staff lo segue con attenzione anche nell’esecuzione dei fondamentali durante le sedute, infatti non è raro che, alla Continassa, Dusan finisca per ultimo e rimanga lì a esercitarsi su tanti aspetti, come i calci di punizione, ma anche più semplicemente sulle giocate basilari. La voglia di migliorarsi e la consapevolezza di doverlo fare non mancano nel serbo: ingredienti ben mescolati con quel pizzico di orgoglio che spinge l’attaccante a cercare la perfezione. Normale per chi aspira, un giorno, a guardare negli occhi, alla pari, i big del calcio mondiale. E per poter entrare nella cerchia ristretta di chi domina a ogni livello, l’attaccante serbo deve limare alcuni aspetti caratteriali sui quali sta lavorando anche grazie al sostegno e al tocco da mental coach di Max Allegri. Gli scatti di nervosismo e quella stizza che a volte si vede in campo sono aspetti caratteriali da migliorare e Vlahovic è il primo a esserne consapevole. Ma il ragazzo è orgoglioso e umile, due aggettivi che non sempre vanno a braccetto, però in Vlahovic le due anime convivono, anche grazie a un carattere sufficientemente quadrato per sposare i due elementi. Vorrà sempre vincere, vorrà sempre superare l’avversario e non si darà mai pace se non avrà dato tutto quel che ha, in allenamento prima e in campo poi: va accompagnato in questa sua crescita e la Juventus, nel quotidiano, sta cercando di tirare fuori il meglio dal suo gioiellino più prezioso.

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TORINO - Il derby è partita che esalta gli spiriti guerrieri, è il palcoscenico ideale per lucidare l’orgoglio ferito dei campioni: il fatto che Dusan Vlahovic lo abbia deciso con una zampata da attaccante di razza non è di per sé una notizia, pur contestualizzando la prestazione in un periodo a dir poco complesso per i bianconeri. Colpiscono però due particolari, non casuali: la forza mentale con cui il serbo ha rincorso il gol per tutta la partita, come un cacciatore che insegue la preda; i passi avanti a livello tecnico che hanno portato a meno errori e più palloni giocabili per sé e per i compagni. Sono due segnali che vanno nella stessa direzione: lavoro quotidiano, che paga alla lunga, ma anche nel breve-medio periodo. Lavoro nella mente del campione, lavoro per migliorare nei gesti tecnici, lavoro per migliorare la resa in campo e accrescere l’impatto sulle partite: ricordiamoci che parliamo di un ragazzo che, con grandi responsabilità sulle spalle e la pressione di guidare l’attacco di una squadra come la Juventus, compirà 23 anni a gennaio e dunque ha dalla sua il tempo per sfruttare gli ampi margini di miglioramento a disposizione. Max Allegri ci sta già lavorando con il suo staff e i risultati si stanno cominciando a vedere: allenamento extra sul controllo di palla, sulla misura dei passaggi, sui movimenti per tagliare fuori gli avversari; ripetizioni di tecnica, lavoro specifico sulle punizioni e sul tiro; continui confronti con il tecnico (che Szczesny non a caso aveva definito lo “psicologo” della squadra) per trovare la necessaria serenità e la fondamentale consapevolezza nei propri mezzi.

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