La cantilena di Allegri e il giraffone Rabiot: Di Canio accende Juventus-Lazio

Il doppio ex anticipa la sfida dello Stadium: “Il francese ora è un gigante, che crescita. Sarri? Meglio abbia giocatori da formare e non big al top”
La cantilena di Allegri e il giraffone Rabiot: Di Canio accende Juventus-Lazio

TORINO - Paolo Di Canio, Juve-Lazio è una partita che le suscita emozioni? Emozioni dell’ex… 
«Io mi emoziono nel guardare il calcio in generale. Poi vabbè, si sa: la Premier in primis. Anche se giocano le ultime due in classifica. Da noi il livello e il ritmo sono diversi, ma Juve-Lazio mi emoziona sì. Sono state due squadre in cui ho giocato: di Torino ho grandi ricordi, alla Lazio ci ho giocato già da ragazzino e dunque sono cresciuto tifoso… Anche se a me, con il ruolo che ho, piace essere schietto ma senza fare campanilismo. Comunque sì, sono due squadre che seguo molto volentieri. E in questo caso sono molto curioso...». 
 
Curioso di cosa?
«Sono curioso di vedere come va a finire, visto che la Lazio sta facendo benissimo e visto che la Juve era partita male, male, male ma poi ha ottenuto 5 vittorie che danno un senso al suo ritorno nelle zone alte di classifica. E sono curioso anche di vedere che tipo di partita verrà fuori. Lo dico con tutto rispetto, ma ho visto ad esempio Milinkovic Savic che nell’ultima partita trotterellava, saltellava, si fermava… Anche in Verona-Juve: abbiamo visto Allegri che si arrabbiava con Di Maria perché voleva che andasse in verticale, invece lui andava in linea. Un po’ lo ha fatto visto che è un maestro, però… Inutile chiedersi perché. Tra pochi giorni devono partire per il mondiale, farsi male adesso per un allungo in più. Però attenzione: il mio non è un attacco, io li capisco. Non è una cosa super-professionale, certo, ma credo che tutti noi nella stessa situazione faremmo lo stesso. Poi c’è il caso specifico e limite come Milik, che invece si sbatte in campo a prescindere nonostante gli infortuni che ha avuto, ma abbiamo visto giocatori che se possono si riposano. Non so cosa aspettarmi domani. La disputa sarebbe fantastica in una situazione normale. Così, sono curioso».

 

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Gli allenatori possono incidere per limitare i danni della “mondialite”?
«Non è facile. Puoi provare a insistere sul fatto che se non ti impegni è peggio perché rischi di farti male se fai uno scatto all’improvviso, se vai morbido su un contrasto e ti si girala la caviglia. Questo è un escamotage da furbi, non da motivatori. Oppure puoi provare a far leva sull’importanza e sulla professionalità, fermo restando che l’impresa sarebbe dura anche per il numero uno dei motivatori, pure per re Leonida... I calciatori si sentono non a pochi giorni dal mondiale, ma a 90 minuti!». 
 
Interessante rivedere, ancora, Sarri a Torino. Con Allegri di nuovo tecnico dei bianconeri. Il fallimento dei sogni di sarriball insegna qualcosa?
«Io espressi una opinione a Gasperini, che si piccò… Più avanti feci una domanda a Sarri: “Mi dà l’idea che tu abbia più voglia di allenare un gruppo già con qualità, certo, ma con giocatori non ancora campioni e invece plasmabili a tua immagine e somiglianza, che ti diano piena disponibilità. E’ così?”. Mi diede ragione. Perché spesso i campioni, anche un po’ per il tuo curriculum se non vieni da grandi esperienze, magari non ti seguono. E allora ti devi adattare. Come è successo a Sarri al Chelsea. Lui era avvelenato, ma alla fine facendo un ibrido ha vinto l’Europa League. Lo stesso alla Juventus: ci è andato contento, pensando che gli avrebbero rivoluzionato tutto. Ma non lo fecero e infatti non abbiamo visto il sarrismo. La rosa non aveva le caratteristiche giuste: a centrocampo mancava tecnica, Sarri doveva giocare con Matuidi che è diverso da Hamsik… Sarri è un allenatore da Lazio, che infatti vola giocando con Cancellieri, con Marcos Antonio, con il ragazzino Romero… Ma vedi che nei movimenti c’è uno spartito. Quando c’è addestramento, ci sono soluzioni. Sarri in questo è un maestro. Come lo è nel far crescere i giocatori. Ora, però, deve migliorare in Europa: niente lamentele sulle partite ravvicinate, perché se vuoi allenare le squadre migliori, devi giocare ogni tre giorni».

 

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 La Juve, invece?
«La Juve invece stava naufragando perché non aveva uno spartito e non aveva le idee chiare. E questo lo imputo al mio amico Max. Io sono onesto: a chi tocca non si ingrugna… Fino a 4 settimane fa Allegri non ha avuto il coraggio di lanciare i giovani prima. Chiedo: possibile che un mese fa fossero meno forti? E poi, una critica simpatica: se dopo una partita vinta, contro l’Inter, dici che “d’ora in poi chi rientra dovrà correre, perché i giovani stanno facendo bene”, allora vuol dire che prima non correvano bene. Ecco perché penso che un atto di coraggio andava fatto prima. Però, il tempo s’è perso e le cose non si vedevano. Adesso, invece, bravo anche Allegri». 
 
Lei ha bacchettato Allegri anche per il suo modo di comunicare, ultimamente.
«Si era messo nelle condizioni di fare muro, con quella cantilena infinita della tecnica, delle qualità, e vai all’indietro, e voi parlate… Era diventato un muro stucchevole ma che non risolve nulla. Lui voleva forse dare un messaggio, ma era un modo un po’ altezzoso. Poi, per carità, io magari avrei fatto pure peggio e non sarei stato così pacato… Poi la svolta: un giorno ha detto “giustamente ci hanno massacrato”. Ecco, quel giustamente ha cambiato tutto. Lui si è messo in discussione e ora è tutta un’altra storia. Sono a cinque vittorie di fila, questo conterà pur qualcosa…».

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 Un grande obiettivo della Juve, da tempo, è Milinkovic Savic. Farebbe comodo?
«Milinkovic, soprattutto nel campionato italiano, con la sua tecnica, la sua fisicità, la sua qualità nella giocata libera, la sua altezza può fare la differenza. Vedendo adesso il centrocampo della Juve, sarebbe il Pogba che è mancato finora. La mezzala che, se giochi con il 4-3-3, diventa tre quarti: è questa l’idea di Max, lui vuole uno più libero, vuole Rabiot che dà sostanza e va con la palla al piede e vuole un regista che detta i tempi. Anche se sono convinto che se dovesse prenderlo, Allegri lo farebbe giocare un po’ più avanzato, lo vedrebbe negli ultimi 35 metri: non stazionando lì, però da mezzala. Penso che farebbe comodo. Sta facendo la differenza alla Lazio. Potrebbe farla anche alla Juventus. Potenzialmente…». 
 
Potenzialmente?
«Non si discute il talento assoluto, ma se vai alla Juve dove hai la pressione di vincere il campionato e fai la partita trotterellando, come l’ultima… Qualcuno glielo dice: eh, sergente… Qui non è tacco, suola, punta, perdo due palle. Un po’ quello che era successo a Vlahovic. E’ più facile giocare alla Fiorentina. Poi finisce che ti incaponisci e non sei sereno e perdi lucidità tattica accecato dalla voglia di dare il meglio e distruggere tutto. Fermo restandoche il suo grande talento nessuno lo discute». 
 
Chiudiamo in bellezza con “giraffone”? Come lei ha battezzato Rabiot. Lo ha abbastanza criticato all’inizio, poi però...
«Io l’ho sempre criticato, dicendo che giocava da giraffone moscione perché prendeva le spallatine e cadeva… Essendo alto uno e novanta, dicevo che doveva saltare e vincere tutti i duelli, invece sembrava uno di un metro e venti. Aveva una media di un gol e mezzo a stagione. Ma invece, il giraffone, è diventando “gigantone” in poche settimane. Ho ancora in mente quel suo inserimento palla a terra e boom, palla sotto la traversa. Lui ci deve arrivare con quella qualità, perché se anche non fa gol tutte le partite fa comunque prendere fiducia alla squadra e si abbassano le certezze degli avversari. Contro l’Inter è stato un gigante, ma non solo. E’ cresciuto molto nelle ultime tre settimane. Sono contento della sua trasformazione, deve continuare così».

 

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TORINO - Paolo Di Canio, Juve-Lazio è una partita che le suscita emozioni? Emozioni dell’ex… 
«Io mi emoziono nel guardare il calcio in generale. Poi vabbè, si sa: la Premier in primis. Anche se giocano le ultime due in classifica. Da noi il livello e il ritmo sono diversi, ma Juve-Lazio mi emoziona sì. Sono state due squadre in cui ho giocato: di Torino ho grandi ricordi, alla Lazio ci ho giocato già da ragazzino e dunque sono cresciuto tifoso… Anche se a me, con il ruolo che ho, piace essere schietto ma senza fare campanilismo. Comunque sì, sono due squadre che seguo molto volentieri. E in questo caso sono molto curioso...». 
 
Curioso di cosa?
«Sono curioso di vedere come va a finire, visto che la Lazio sta facendo benissimo e visto che la Juve era partita male, male, male ma poi ha ottenuto 5 vittorie che danno un senso al suo ritorno nelle zone alte di classifica. E sono curioso anche di vedere che tipo di partita verrà fuori. Lo dico con tutto rispetto, ma ho visto ad esempio Milinkovic Savic che nell’ultima partita trotterellava, saltellava, si fermava… Anche in Verona-Juve: abbiamo visto Allegri che si arrabbiava con Di Maria perché voleva che andasse in verticale, invece lui andava in linea. Un po’ lo ha fatto visto che è un maestro, però… Inutile chiedersi perché. Tra pochi giorni devono partire per il mondiale, farsi male adesso per un allungo in più. Però attenzione: il mio non è un attacco, io li capisco. Non è una cosa super-professionale, certo, ma credo che tutti noi nella stessa situazione faremmo lo stesso. Poi c’è il caso specifico e limite come Milik, che invece si sbatte in campo a prescindere nonostante gli infortuni che ha avuto, ma abbiamo visto giocatori che se possono si riposano. Non so cosa aspettarmi domani. La disputa sarebbe fantastica in una situazione normale. Così, sono curioso».

 

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