Quali vantaggi comporta questo percorso rispetto alla più classica via del prestito?
«Innanzitutto si resta all’interno del proprio club: questo tipo di continuità incide. La seconda squadra, inoltre, ti fa anticipare di un anno almeno il percorso di crescita: quella stagione che altrove affronti da fuori quota della Primavera, qui la vivi già tra i professionisti».
Un’eventuale promozione in Serie B cambierebbe il senso di questo progetto?
«Sinceramente non mi pongo la domanda: l’obiettivo è disputare un buon campionato, ma la priorità resta quella di far crescere i singoli giocatori, pur in un contesto in cui i risultati e la classifica hanno un peso. Far capire a un giovane l’importanza della vittoria è uno dei passi nel percorso di crescita».
C’è stato un episodio o una frase, in questi mesi, che le ha fatto comprendere di essere davvero approdato alla Juventus?
«Mi è bastato entrare per la prima volta a Vinovo, in realtà: le strutture e l’organizzazione sono impressionanti. Si tratta di una seconda squadra che, però, è vissuta a tutti gli effetti con il livello di professionalità della prima».
Venendo al campo, avete una striscia aperta di cinque successi di fila: qual è l’ingrediente principale della ricetta?
«L’unico ingrediente che conta davvero è il lavoro in settimana. In avvio non abbiamo avuto risultati eccellenti, ma un periodo di adattamento è fisiologico per i tanti ragazzi appena usciti dalla Primavera».