Juventus, Di Maria a scuola da Locatelli. E per Vlahovic niente sconti

Paradossi alla Continassa. Non si parla di tecnica, ma di attaccamento alla maglia e sacrificio

TORINO - Paradossi alla Continassa. Roba tipo Angel Di Maria - il campione del mondo, l’uomo dei gol in finale, l’esterno più forte (o quasi) dell’ultimo lustro calcistico - che deve “studiare”, imitare, copiare, prendere esempio da... Manuel Locatelli. Non è questione di controlli di palla con il Bostik, di funambolici numeri tecnici o di assist serviti con precisione calibrata, ovviamente. Quanto di attaccamento alla maglia, spirito di sacrificio, senso della partita, gusto di anteporre il dovere al piacere. Ergo, ciò che serve alla squadra a ciò che serve al proprio gusto estetico e al proprio ... ego. Mica per niente Allegri ha lasciato il campo berciando e stillando, perdendosi gli attimi finali di Juventus-Lazio, dopo che il Fideo ha sbagliato una giocata scegliendo una verticalizzazione di fino, raffinata (e carambolata contro i difensori laziali). Quella roba lì avrebbe avuto senso qualora mai la Juventus fosse stata in svantaggio all’ultimo secondo, ma invece - ovviamente - in vantaggio di un gol uno, risicato, e con la semifinale di Coppa Italia contro l’Inter lì a portata di mano, beh, decisamente avrebbe avuto più senso tener palla, far salire la squadra, ragionare, guadagnare tempo. “Cos’èèèèèèèèèèèèè!?!?”, è stato l’urlo quasi belluino diventato colonna sonora della sua uscita di scena attraverso il tunnel che porta negli spogliatoi.

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