Il lavoro di Vlahovic
Così è successo in queste settimane. Lavoro mirato da solo, lavoro in gruppo, esercitazioni tattiche. Parte del tempo è stato dedicato a migliorare sempre di più l’intesa con Angel Di Maria, onde perfezionare l’affinità. Pure con Kostic delle gran belle razioni di cross e conclusioni in porta non sono mancate. Più le competizioni su calci piazzati: le sfide con Di Maria, con Danilo, con lo stesso Allegri. Sino ad arrivare al test organizzato il 18 gennaio contro il Fossano. Mmmmm. Fuochino. S’è scelto di aspettare ancora un po’: prudenza. Così s’è arrivati alla manciata di minuti nel finale di Juventus-Monza del 29 gennaio, rompendo un digiuno che in gare ufficiali durava addirittura dal 25 ottobre. A seguire i 63 minuti disputati in Juventus-Lazio: li ha giocati in modo non esattamente entusiasmante, per la verità, ma vien da sé che non si potesse pretendere chissà cosa. L’obiettivo, più che tutto, era quello di permettere all’attaccante di riassaporare l’atmosfera dello Stadium e di riprender confidenza con il ritmo partita. Martedì, contro la Salernitana, la svolta definitiva (si spera). La doppietta, l’assist ma soprattutto una serie di giocate difficili tentate (e riuscite) che hanno dimostrato che “Dusan è in fiducia”, come si suol dire. E in forma. E brillante al punto giusto. «Così bene non era mai stato, finora», s’è spinto a dire Allegri.