Allegri-Juve, il Monopoli è finito: ora si parli di calcio

La scelta più difficile per la proprietà e la nuova dirigenza sarà quella dell’allenatore
Allegri-Juve, il Monopoli è finito: ora si parli di calcio© Marco Canoniero

Nella lucidità dialettica che lo contraddistingue da sempre, Massimiliano Allegri ha definito questa stagione juventina una perversa versione del Monopoli, durante la quale si è trovato a pescare una carta degli imprevisti ogni settimana. «Torna indietro di sette posizioni in classifica»; «Riottieni 15 punti, ma al prossimo giro restituiscine 10»; «Il tuo miglior giocatore si rompe il menisco, ma fidandosi di un guru non si fa operare e salta la stagione»; «L’ala sinistra che prende 7,5 milioni a stagione deve preparare il Mondiale e salta cinque giri». Alla fine non sbrocchi solo se sei uno stupido o un marziano. Allegri è livornese, quindi né stupido né marziano, quindi ha sbroccato un po’, anche perché innervosito dai fantasmi che si agitano intorno a qualsiasi allenatore, soprattutto se in poche settimane brucia due potenziali finali, perde alcune partite male e gioca male quelle poche che vince.

La busta paga di Allegri

Le regole del gioco le conosce, a partire dalla totale assenza di pietà e comprensione che c’è nel calcio per chi fa il suo mestiere, non a caso pagato molto bene e sempre in proporzione alle pressioni cui uno è sottoposto. Se la busta paga di Allegri avesse le voci di riferimento come quelle dei comuni mortali, dei suoi sette milioni e mezzo netti, almeno cinque risulterebbero sotto il codice delle «rotture di balle e affini», allenare la Juventus, infatti, ne comporta un numero esorbitante. Se non altro perché ci sono 7/8 milioni di tifosi molto esigenti, spesso insoddisfatti e abituati decisamente bene. E poi ce ne sono altri 25 milioni che odiano la Juventus, la vorrebbero affossata e ogni tanto trovano pure qualcuno che li accontenta. Una vita d’inferno, insomma, ma a certe cifre si può anche affrontare, soprattutto se, come Allegri, si dispone della sufficiente ironia per schermarsi dalle follie di cui si è il bersaglio. Ora, pare che la partita di Monopoli che ha sostituito la stagione calcistica della Juventus stia per finire.

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La rinascita sportiva della Juve

L’ultimo giro del tabellone porterà l’ultima carta imprevisti, poi si ricomincerà da capo e la speranza è che si torni a giocare a calcio e parlare di calcio. Perché la Juventus deve progettare da subito una rinascita sportiva, che non sarà facile perché ci saranno pochi soldi da investire e un ambiente ammosciato al quale ridare entusiasmo e motivazioni. È lampante, ma anche logico e giustificabile, che in questo momento si valuti chi possa essere l’uomo giusto a guidare la squadra nella prossima stagione e che il nome di Allegri venga messo in discussione. Al netto dei suoi meriti gestionali, che gli sono stati riconosciuti e per i quali meriterebbe un monumento allo Stadium, nascondersi i limiti tecnico-tattici emersi nelle ultime due stagioni non sarebbe onesto nei confronti dei tifosi che per due anni non hanno visto trofei e si sono divertiti pochino.

Il futuro di Allegri

Così come sarebbe rischioso non tenere conto di quanto ribolle fra i giocatori, alcuni dei quali toglieranno il disturbo, ma non tutti. Tenere Allegri avrebbe dei vantaggi, perché solo chi è in malafede può discuterne le capacità di allenatore. D’altronde cambiare guida potrebbe accelerare il processo di rinnovamento sempre più necessario per il club e la squadra. Non è una scelta facile: la proprietà, insieme ai dirigenti, la prenderà nelle prossime due settimane, soppesando le ultime due stagioni, ma guardando anche le prossime due partite.

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Nella lucidità dialettica che lo contraddistingue da sempre, Massimiliano Allegri ha definito questa stagione juventina una perversa versione del Monopoli, durante la quale si è trovato a pescare una carta degli imprevisti ogni settimana. «Torna indietro di sette posizioni in classifica»; «Riottieni 15 punti, ma al prossimo giro restituiscine 10»; «Il tuo miglior giocatore si rompe il menisco, ma fidandosi di un guru non si fa operare e salta la stagione»; «L’ala sinistra che prende 7,5 milioni a stagione deve preparare il Mondiale e salta cinque giri». Alla fine non sbrocchi solo se sei uno stupido o un marziano. Allegri è livornese, quindi né stupido né marziano, quindi ha sbroccato un po’, anche perché innervosito dai fantasmi che si agitano intorno a qualsiasi allenatore, soprattutto se in poche settimane brucia due potenziali finali, perde alcune partite male e gioca male quelle poche che vince.

La busta paga di Allegri

Le regole del gioco le conosce, a partire dalla totale assenza di pietà e comprensione che c’è nel calcio per chi fa il suo mestiere, non a caso pagato molto bene e sempre in proporzione alle pressioni cui uno è sottoposto. Se la busta paga di Allegri avesse le voci di riferimento come quelle dei comuni mortali, dei suoi sette milioni e mezzo netti, almeno cinque risulterebbero sotto il codice delle «rotture di balle e affini», allenare la Juventus, infatti, ne comporta un numero esorbitante. Se non altro perché ci sono 7/8 milioni di tifosi molto esigenti, spesso insoddisfatti e abituati decisamente bene. E poi ce ne sono altri 25 milioni che odiano la Juventus, la vorrebbero affossata e ogni tanto trovano pure qualcuno che li accontenta. Una vita d’inferno, insomma, ma a certe cifre si può anche affrontare, soprattutto se, come Allegri, si dispone della sufficiente ironia per schermarsi dalle follie di cui si è il bersaglio. Ora, pare che la partita di Monopoli che ha sostituito la stagione calcistica della Juventus stia per finire.

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