Non sono due partite a decidere il destino di un allenatore, ma di certo aiutano. Perché in ballo non ci sono soltanto i risultati, per quanto importanti: conta anche altro per la Juventus in una stagione anomala, che lo stesso Massimiliano Allegri non aveva esitato a definire folkloristica. Ecco, il sentirsi sotto esame vale un po’ per tutti, dal parco giocatori - che avrebbe potuto e dovuto dare di più - alla struttura societaria, ma si sa che nel calcio, gira e rigira, il primo a finire sulla graticola è il tecnico, specialmente all’alba di una piccola, grande rivoluzione.
Juve, tutti sotto esame
Le parole di John Elkann, pronunciate martedì e ancora echeggianti alla Continassa, sanno di esame in corso molto più di quanto possa sembrare: «Ho parlato con Allegri, sente la responsabilità della nostra storia ed è determinato con la nostra squadra ad affrontare le due prossime partite per meritare l’Europa sul campo». Europa che, sul campo, è conquistata perché il settimo posto è in cassaforte anche con il -10 e, aspettando il secondo filone, i punti che la squadra ha guadagnato nel rettangolo verde filosoficamente restano, anche qualora tolti d’imperio da un tribunale sportivo. E allora perché il numero uno di Exor avrebbe dovuto parlare di “dare il massimo” per “meritare l’Europa?”.