Allegri e la Juventus, incontro verità: pro e contro della conferma

La dirigenza ha già preparato la bilancia: a Udine in ballo l’orgoglio del gruppo e il piazzamento tra Europa e Conference

La Juventus domani sera metterà un punto a quella che con ogni probabilità è stata la stagione più travagliata della sua ultracentenaria storia, ma l’incontro di Udine ben difficilmente sarà quello decisivo per sgomberare la nebbia dagli scenari futuri. Certo: la Dacia Arena restituirà un’ultima, fedele, cartina di tornasole sugli umori e sui rapporti che governano lo spogliatoio, oltre a certificare la competizione europea cui i bianconeri si qualificheranno nonostante il -10 comminato dalla giustizia sportiva per il caso plusvalenze. Ma ben più decisivo, a proposito di incontri, sarà il successivo faccia a faccia tra Massimiliano Allegri e le figure apicali del club. Francesco Calvo sta lavorando per trascinare la società fuori dalle sabbie mobili dell’incertezza che ha contraddistinto l’ultima annata e, nel suo caso, il confronto con il tecnico toscano è pressoché quotidiano, ma è verosimile che il summit decisivo veda seduta al tavolo direttamente la proprietà, nella figura di John Elkann.

Il nodo contratto

La conferma di Allegri sulla panchina bianconera non può passare soltanto da una mera questione economica, infatti, però è evidente che il nodo del contratto sia cruciale. Per questo è atteso l’intervento nella questione da parte dell’ad di Exor, che pure a novembre aveva certificato le gerarchie nell’area sportiva del club: «Allegri è il nostro punto di riferimento», aveva sentenziato nel pieno della tempesta. E proprio la capacità di guidare un gruppo ricco di gioventù fuori dalla bufera, unita al remunerativo accordo con scadenza nel 2025, rappresenta uno dei principali fattori a soffiare sulla conferma di Allegri. La prossima settimana racconterà se nella testa di Elkann qualcosa sia mutato, nelle ultime settimane o negli ultimi giorni.

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Vista sull’Europa

Difficile, in ogni caso, che la trasferta di Udine possa incidere su scelte così delicate e su pensieri così ponderati. A meno di una clamorosa Caporetto che lasci intendere come tra gruppo e allenatore qualcosa si sia definitivamente rotto, detto che la recente sconfitta con il Milan ha raccontato più che altro di un gruppo che ha terminato le energie fisiche e nervose. Servirà un ultimo sforzo, però, quantomeno per costringere Atalanta e Roma a vincere per difendere la qualificazione in Europa League. Certo, su questo versante sarà poi dirimente la volontà della Uefa di comminare eventuali sanzioni alla Juventus per le vicende giudiziarie. Intanto, però, tra Europa e Conference League qualche differenza c’è, al di là del prestigio e degli introiti assicurati dalla prima più che dalla seconda: la quinta e la sesta del campionato accederanno direttamente alla fase a gironi dell’Europa League, la settima invece dovrà passare dai playoff della Conference che imporranno alla diretta interessata quattro partite nei primi quindici giorni della nuova stagione.

Gioco e giovani

Tra gli argomenti che nell’imminente vertice saranno contestati ad Allegri, invece, trovano posto le lacune manifestate dalla squadra a livello di gioco e, di conseguenza, la difficoltà nel valorizzare alcuni elementi di primo piano della rosa. Oltre a una tradizione poco florida nell’impiego dei giovani, quest’anno eccettuata più che altro per ragioni di stretta necessità di fronte a una lunga catena di infortuni. Se a passare sarà questa linea – a prescindere dal nome del nuovo direttore sportivo, con tutti gli indizi che continuano a portare alla figura di Cristiano Giuntoli, in attesa che si divincoli dal contratto con il Napoli – allora alla Continassa occorrerà accelerare per il sostituto. Il preferito è sempre Igor Tudor, a maggior ragione ora che il croato è uscito dall’accordo che lo vincolava al Marsiglia, mentre tutte le alternative più credibili hanno ancora un anno di contratto: Thiago Motta con il Bologna, per quanto l’ex Psg gradirebbe molto la destinazione torinese, ma anche Vincenzo Italiano con la Fiorentina e Sergio Conceiçao con il Porto.

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La Juventus domani sera metterà un punto a quella che con ogni probabilità è stata la stagione più travagliata della sua ultracentenaria storia, ma l’incontro di Udine ben difficilmente sarà quello decisivo per sgomberare la nebbia dagli scenari futuri. Certo: la Dacia Arena restituirà un’ultima, fedele, cartina di tornasole sugli umori e sui rapporti che governano lo spogliatoio, oltre a certificare la competizione europea cui i bianconeri si qualificheranno nonostante il -10 comminato dalla giustizia sportiva per il caso plusvalenze. Ma ben più decisivo, a proposito di incontri, sarà il successivo faccia a faccia tra Massimiliano Allegri e le figure apicali del club. Francesco Calvo sta lavorando per trascinare la società fuori dalle sabbie mobili dell’incertezza che ha contraddistinto l’ultima annata e, nel suo caso, il confronto con il tecnico toscano è pressoché quotidiano, ma è verosimile che il summit decisivo veda seduta al tavolo direttamente la proprietà, nella figura di John Elkann.

Il nodo contratto

La conferma di Allegri sulla panchina bianconera non può passare soltanto da una mera questione economica, infatti, però è evidente che il nodo del contratto sia cruciale. Per questo è atteso l’intervento nella questione da parte dell’ad di Exor, che pure a novembre aveva certificato le gerarchie nell’area sportiva del club: «Allegri è il nostro punto di riferimento», aveva sentenziato nel pieno della tempesta. E proprio la capacità di guidare un gruppo ricco di gioventù fuori dalla bufera, unita al remunerativo accordo con scadenza nel 2025, rappresenta uno dei principali fattori a soffiare sulla conferma di Allegri. La prossima settimana racconterà se nella testa di Elkann qualcosa sia mutato, nelle ultime settimane o negli ultimi giorni.

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