La Juve e la mentalità offensiva: la rivoluzione di Allegri il flessibile

La squadra ha ritrovato ritmo e intensità perduti. Ma tutta questa determinazione nell'attaccare non trova chi finalizza la voglia di gol
La Juve e la mentalità offensiva: la rivoluzione di Allegri il flessibile© LAPRESSE

Un anno fa la Juventus batteva il Sassuolo con un 3-0 tanto abbondante quanto bugiardo: i bianconeri avevano sì meritato la vittoria, ma avevano subito parecchio, rischiato parecchio e si erano abbassati ben oltre il necessario. Ieri sera, contro la rivale per la zona Champions Atalanta, è finita 0-0, il che rende paradossale esaltare il gioco più offensivo e propositivo della squadra di Allegri, ma gli indizi colti negli Stati Uniti sono stati confermati nella significativa prova generale, a una settimana dalla prima di campionato (domenica a Udine).

Juve, Allegri e una mentalità offensiva

Contro l’Atalanta di Gasperini, che non regala mai partite morbide agli avversari, la Juventus non subisce, non si abbassa, esce sempre in modo frizzante dal pressing dell’Atalanta, arriva veloce sulla trequarti avversaria, dove spesso si ritrova con sette/otto elementi e, comunque, tutta la squadra oltre la metà campo. Tutta roba nuova e golosa per i tifosi bianconeri che, negli ultimi due anni, una Juventus con una mentalità così offensiva non l’hanno mai vista e, per ora, si accontentano, godendosi ritmo e intensità. Certo, poi serviranno i gol che, nel gioco del pallone, non sono esattamente un dettaglio.

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Weah e Cambiaso sorprese, ma serve finalizzare

Perché se Timothy Weah e Andrea Cambiaso rappresentano felici sorprese per capacità di strappare, verticalizzare, creare situazioni pericolose, tutta questa determinazione nell’attaccare non trova chi finalizza la voglia di gol della squadra. Vlahovic ha azzeccato un paio di giocate sulla trequarti, tuttavia è parso assai mansueto e sdentato in area. Chiesa è stato frizzante, ma solo quello. Milik ha giocato quarantacinque minuti diafani.

Alla fine l’attaccante più appuntito della Juventus è stato il giovane turco Yildiz, che nei 20’ finali si è avvicinato al gol più di tutti. Magari non è il segnale che serve davvero quel Lukaku, sempre sgradito dal tifo bianconero (altri cori ieri a Cesena), ma sarebbe singolare che la rivoluzione tattica della nuova Juventus, votata all’attacco, non trovasse un centravanti o un terminale offensivo più efficace e spietato: il che è un problema comunque risolvibile.

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Allegri ha cambiato pelle alla Juve

Piuttosto risulta singolare, ma in fondo non sorprendente, vedere come Allegri abbia completamente cambiato pelle dopo le ultime due, deludenti, stagioni. Gli si possono affibbiare parecchi difetti, ma non quello di essere un dogmatico, uno di quegli allenatori che non si schiodano mai dalle loro idee. La sua nuova Juventus ne è la dimostrazione che, peraltro, i tifosi sembrano apprezzare. E sorge, a questo punto: ma pensarci prima? Era così difficile proporre questo gioco l’anno scorso o quello prima?

Perché è bizzarro vedere una squadra che sembra aver cambiato l’allenatore, essere in realtà allenata dallo stesso tecnico, oltretutto da due stagioni. E non è cambiato molto nella rosa, perché non possono essere gli innesti di due, per quanto interessanti, giocatori come Cambiaso e Weah, ad aver sradicato certe abitudini. Se la serata di Cesena lascia molte incoraggianti riflessioni nei pensieri juventini, deposita anche un velo di rimpianto, come se si fosse perso un sacco di tempo.

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Un anno fa la Juventus batteva il Sassuolo con un 3-0 tanto abbondante quanto bugiardo: i bianconeri avevano sì meritato la vittoria, ma avevano subito parecchio, rischiato parecchio e si erano abbassati ben oltre il necessario. Ieri sera, contro la rivale per la zona Champions Atalanta, è finita 0-0, il che rende paradossale esaltare il gioco più offensivo e propositivo della squadra di Allegri, ma gli indizi colti negli Stati Uniti sono stati confermati nella significativa prova generale, a una settimana dalla prima di campionato (domenica a Udine).

Juve, Allegri e una mentalità offensiva

Contro l’Atalanta di Gasperini, che non regala mai partite morbide agli avversari, la Juventus non subisce, non si abbassa, esce sempre in modo frizzante dal pressing dell’Atalanta, arriva veloce sulla trequarti avversaria, dove spesso si ritrova con sette/otto elementi e, comunque, tutta la squadra oltre la metà campo. Tutta roba nuova e golosa per i tifosi bianconeri che, negli ultimi due anni, una Juventus con una mentalità così offensiva non l’hanno mai vista e, per ora, si accontentano, godendosi ritmo e intensità. Certo, poi serviranno i gol che, nel gioco del pallone, non sono esattamente un dettaglio.

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