Premessa: se Di Bello prende 4.5 in pagella come voto per l'arbitraggio di Juventus-Bologna c'è più di un motivo, non solo l'intervento di Iling su Ndoye a metà ripresa. Un episodio, questo, subito diventato stendardo dell'immancabile crociata antijuventina, che fa comodo mettere in testa al corteo caciarone e livoroso di queste ore. Peccato però che quanto visto nel primo tempo sfugga a questa narrazione unilaterale e che il rigore solare su Chiesa venga trattato con sufficienza, quasi nascosto, invisibile, di poco conto. Ma fortunatamente il regolamento parla chiaro.
Negligenza, imprudenza, vigoria sproporzionata: nell'entrata di Moro sul numero 7 bianconero in area, dopo nove minuti dall'inizio della gara, ci sono tutti i presupposti per concedere il penalty: pallone neanche sfiorato di testa, avversario abbattuto saltandogli sulla schiena mentre cercava correttamente di proteggere la posizione per controllare il pallone, ciliegina finale anche un tocco di gomito per non farci mancare niente. Manca un rigore anche qui, e grosso come una casa, con buona pace di chi sottotraccia veicola senza dirlo il messaggio di una Juventus favorita e di un'avversaria come al solito derubata.