Su Chiesa rigore solare, comodo parlare solo di Ndoye: Juve-Bologna al VAR

L'analisi degli episodi - e delle decisioni dell'arbitro Di Bello - più discussi della sfida dello Stadium tra i bianconeri e la squadra di Thiago Motta
Su Chiesa rigore solare, comodo parlare solo di Ndoye: Juve-Bologna al VAR

Premessa: se Di Bello prende 4.5 in pagella come voto per l'arbitraggio di Juventus-Bologna c'è più di un motivo, non solo l'intervento di Iling su Ndoye a metà ripresa. Un episodio, questo, subito diventato stendardo dell'immancabile crociata antijuventina, che fa comodo mettere in testa al corteo caciarone e livoroso di queste ore. Peccato però che quanto visto nel primo tempo sfugga a questa narrazione unilaterale e che il rigore solare su Chiesa venga trattato con sufficienza, quasi nascosto, invisibile, di poco conto. Ma fortunatamente il regolamento parla chiaro.

Negligenza, imprudenza, vigoria sproporzionata: nell'entrata di Moro sul numero 7 bianconero in area, dopo nove minuti dall'inizio della gara, ci sono tutti i presupposti per concedere il penalty: pallone neanche sfiorato di testa, avversario abbattuto saltandogli sulla schiena mentre cercava correttamente di proteggere la posizione per controllare il pallone, ciliegina finale anche un tocco di gomito per non farci mancare niente. Manca un rigore anche qui, e grosso come una casa, con buona pace di chi sottotraccia veicola senza dirlo il messaggio di una Juventus favorita e di un'avversaria come al solito derubata.

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La direzione di gara, avviata su una china scadente da questo abbaglio madornale, prosegue poi senza troppi scossoni: Lucumì prende il pallone in area rossoblù una volta con la mano e l'altra con il braccio, ma entrambi gli episodi non sono punibili: il primo intervento, al 38' su rasoterra di Weah, avviene mentre è in discesa con il corpo e in scivolata, quindi in posizione definita congrua per quanto sia lontana dal corpo ed evidente; il secondo, al sesto minuto della ripresa su una palla calciata da Danilo, avviene dopo un tocco di testa, quindi come carambola.

Vlahovic, il Var annulla il primo 1-1

Vlahovic pareggia la partita due volte, ma la prima gli viene tolta dall'intervento del VAR: fuorigioco di Rabiot che si trova in una posizione che avrebbe potuto dare fastidio a Skorupski, anche se sull'azione è evidente che ciò non avviene, con il portiere che non perde mai il contatto visivo col pallone, è da regolamento una decisione giusta anche questa.

Ndoye-Iling, altro rigore non visto

Arriva poi l'episodio finale, il contatto Iling-Ndoye al 26' della ripresa. Per quanto sia inizialmente un duello spalla a spalla, il giocatore rossoblù poi si tuffa in scivolata per arrivare sul pallone mentre lo juventino non fa lo stesso, andando a mettere le gambe avanti ostacolando scorrettamente l'avversario. Estremi per il calcio di rigore anche in questo caso.

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Premessa: se Di Bello prende 4.5 in pagella come voto per l'arbitraggio di Juventus-Bologna c'è più di un motivo, non solo l'intervento di Iling su Ndoye a metà ripresa. Un episodio, questo, subito diventato stendardo dell'immancabile crociata antijuventina, che fa comodo mettere in testa al corteo caciarone e livoroso di queste ore. Peccato però che quanto visto nel primo tempo sfugga a questa narrazione unilaterale e che il rigore solare su Chiesa venga trattato con sufficienza, quasi nascosto, invisibile, di poco conto. Ma fortunatamente il regolamento parla chiaro.

Negligenza, imprudenza, vigoria sproporzionata: nell'entrata di Moro sul numero 7 bianconero in area, dopo nove minuti dall'inizio della gara, ci sono tutti i presupposti per concedere il penalty: pallone neanche sfiorato di testa, avversario abbattuto saltandogli sulla schiena mentre cercava correttamente di proteggere la posizione per controllare il pallone, ciliegina finale anche un tocco di gomito per non farci mancare niente. Manca un rigore anche qui, e grosso come una casa, con buona pace di chi sottotraccia veicola senza dirlo il messaggio di una Juventus favorita e di un'avversaria come al solito derubata.

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