Magnanelli, l'uomo in più: dal Sassuolo alla Juve con Allegri

La bandiera dei neroverdi, che hanno ritirato la sua maglia, ha contribuito a imprimere la svolta offensiva ai bianconeri
Magnanelli, l'uomo in più: dal Sassuolo alla Juve con Allegri

TORINO - Eh no, non sarà affatto una settimana normale per Francesco Magnanelli: primatista di presenze nella storia del Sassuolo (17 anni e 520 gare complessive), protagonista della cavalcata che dalla C2 ha portato il club emiliano stabilmente in Serie A, è talmente iconico nella breve storia neroverde al punto che, dopo il suo addio al calcio giocato, la società ha ritirato la maglia numero 4 (quello che ha sempre indossato) in segno di riconoscenza. Una vita passata a mettere ordine in mezzo al campo, a distribuire consigli prima ancora che palloni affinando così una sensibilità da allenatore che già era subliminale durante il suo percorso da calciatore.

Una qualità che Massimiliano Allegri ha sperimentato di persona nel corso delle sue stagioni in neroverde dove, uno in campo e l’altro in panchina, vinsero il campionato di Serie C e posero le basi per la crescita esponenziale del Sassuolo verso la Serie A.

Allegri e Magnanelli, Juve e Sassuolo

Poi, certo, le loro strade si sono divise ma non si sono mai davvero persi di vista: Allegri a scalare le posizioni nelle classifiche dei tecnici italiani più vincenti, Magnanelli a studiare sempre più da allenatore prima di smettere con il calcio giocato e di diventare collaboratore di Alessio Dionisi nella provincia emiliana. Contatti che hanno trovato la sintesi in questa estate di cambiamenti juventini (non molti, ma sostanziali in ambito tecnico) quando Allegri ha dovuto, e voluto, implementare il proprio staff anche in seguito alla partenza di Paolo Bianco, ora sulla panchina del Modena. E sebbene non sia logico ridurre tutto allo spostamento di un solo elemento all’interno di uno staff tecnico, è però innegabile come le partenze di Juventus e Sassuolo, quest’anno, siano state agli antipodi rispetto alla scorsa stagione. I neroverdi faticano, anche per il ritardo di condizione di Domenico Berardi, e hanno perso tre partite su quattro.

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Juve, l'avvio "verticale" di stagione

La Juventus, invece, ne ha vinte tre pareggiandone solo una (in casa con il Bologna) e soprattutto ha trovato quella verticalità di manovra smarrita nelle ultime due stagioni. Certo, molto dipende dal ringiovanimento della rosa e dall’uscita di giocatori portati a volere il pallone “sui piedi” più che negli spazi, ma è altrettanto evidente come Magnanelli abbia portato un contributo di idee allo staff di Allegri. In collaborazione, appunto, perché se non basta un allenatore da solo a incidere, figuratevi un singolo componente dello staff, che intanto è stato accolto bene e si è subito integrato con il gruppo di lavoro.

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Magnanelli, le parole di Chiesa

Per questo andavano circostanziate le dichiarazioni di Chiesa nel post gara di Udine, dove i bianconeri hanno esordito vincendo per 3-0: "Mi trovo bene, non siamo fermi, ci muoviamo, è quello che ci chiede il mister anche da quando è arrivato Magnanelli. Proviamo molte cose. Mi trovo bene". Insomma: non un uomo solo al comando, ma naturalmente un lavoro di staff a cui l’ultimo arrivato ha apportato idee e stili di lavoro innovativi. Di sicuro, Magnanelli non era l’unico a conoscerle, al Sassuolo, ma averlo dalla propria parte in vista della sfida contro i neroverdi garantisce ad Allegri la disponibilità di un “insider” tutt’altro che banale. Un buon punto di partenza.

 

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TORINO - Eh no, non sarà affatto una settimana normale per Francesco Magnanelli: primatista di presenze nella storia del Sassuolo (17 anni e 520 gare complessive), protagonista della cavalcata che dalla C2 ha portato il club emiliano stabilmente in Serie A, è talmente iconico nella breve storia neroverde al punto che, dopo il suo addio al calcio giocato, la società ha ritirato la maglia numero 4 (quello che ha sempre indossato) in segno di riconoscenza. Una vita passata a mettere ordine in mezzo al campo, a distribuire consigli prima ancora che palloni affinando così una sensibilità da allenatore che già era subliminale durante il suo percorso da calciatore.

Una qualità che Massimiliano Allegri ha sperimentato di persona nel corso delle sue stagioni in neroverde dove, uno in campo e l’altro in panchina, vinsero il campionato di Serie C e posero le basi per la crescita esponenziale del Sassuolo verso la Serie A.

Allegri e Magnanelli, Juve e Sassuolo

Poi, certo, le loro strade si sono divise ma non si sono mai davvero persi di vista: Allegri a scalare le posizioni nelle classifiche dei tecnici italiani più vincenti, Magnanelli a studiare sempre più da allenatore prima di smettere con il calcio giocato e di diventare collaboratore di Alessio Dionisi nella provincia emiliana. Contatti che hanno trovato la sintesi in questa estate di cambiamenti juventini (non molti, ma sostanziali in ambito tecnico) quando Allegri ha dovuto, e voluto, implementare il proprio staff anche in seguito alla partenza di Paolo Bianco, ora sulla panchina del Modena. E sebbene non sia logico ridurre tutto allo spostamento di un solo elemento all’interno di uno staff tecnico, è però innegabile come le partenze di Juventus e Sassuolo, quest’anno, siano state agli antipodi rispetto alla scorsa stagione. I neroverdi faticano, anche per il ritardo di condizione di Domenico Berardi, e hanno perso tre partite su quattro.

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