Agnelli, squalifica ridotta: la Corte Figc spiega il perché della decisione

Contesto di crisi e impegni finanziari sempre rispettati: questi i motivi dietro la riduzione

Un mese fa circa, la Corte d’Appello della FIGC ha annunciato di aver accolto in parte il ricorso presentato da Andrea Agnelli contro la sua inibizione a 16 mesi riguardo al procedimento relativo alle manovre stipendi, ai rapporti con gli agenti e alle partnership con altri club.

Così, all’ex presidente della Juventus la sanzione è stata ridotta a 10 i mesi di inibizione e a 40.000 € di multa (contro i precedenti 60.000 €). Ora, sono stati resi noti anche i motivi che hanno spinto la Corte a ridurre la squalifica nei confronti di Agnelli. L’organo giudicante però ha confermato le sue responsabilità riguardo il suo ruolo in entrambe le cosiddette “manovre stipendi”.

Agnelli, i motivi della riduzione della squalifica

All'ex presidente della Juventus sono state riconosciute delle attenuanti in merito alle decisioni assunte come indicato nella nota ufficiale della Corte d'Appello: «In primo luogo, il ricordato contesto storico durante il quale si sono verificati i fatti addebitati: nel 2020, in piena pandemia da Covid-19 e in un periodo di lock down totale e, nel 2021, con la ripresa della pandemia non ai livelli del precedente anno, ma, pur sempre con caratteristiche preoccupanti. Si è quindi venuta a determinare una riduzione drastica dei ricavi, in costanza del mantenimento di costi elevati, che hanno indotto la Lega Calcio serie A e tutte le società sportive ad assumere provvedimenti relativamente alle retribuzioni dei calciatori».

Nel comunicato, la Corte d'Appello della FIGC aggiunge: «Con questo, non vuol certo dirsi che la prima manovra stipendi e la seconda manovra stipendi possano essere giustificate, stanti le conclamate violazioni accertate e confermate con questa decisione, ma solo che esse non sono state adottate in un contesto ordinario per fare fronte ad esigenze di bilancio prevedibili (il che avrebbe potuto addirittura comportare una aggravante), ma in una situazione di crisi sistemica derivante in gran parte dalla emergenza sanitaria in atto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Inoltre, la Corte ammette che «per quanto gravi e rilevanti siano state sul piano economico le due manovre, esse non hanno inciso sul piano del rispetto degli impegni finanziari della società, poiché le spese (anche i costi nuovamente generati prima della chiusura del bilancio per effetto degli accordi integrativi) risultano essere state sostenute dalla società in esecuzione degli accordi stipulati con i calciatori e con l’allenatore.

Infine, va valutato, sul piano sostanziale, che le violazioni del principio di competenza contabile, hanno avuto una durata limitata nel tempo, con conseguente attenuazione di possibili pregiudizi per il mondo esterno».

La rimodulazione della sanzione

Il comunicato della Corte d'Appello della FIGC conclude affermando che: «Ed invero, l’aver inserito in bilancio, sia pure tra i fatti successivi al 30 giugno la stipula degli accordi integrativi, pur non essendo una pratica corretta e leale dal punto di vista della formazione e redazione del bilancio, ha comunque messo il terzo nelle condizioni diavere un quadro complessivo della situazione patrimonialedella società al momento della approvazione del bilancio (sebbene, lo si ripete, con costi che andavano per competenza riportati all’esercizio e non al post esercizio)». Una volta rimodulata, l'attuale sanzione «appare anche maggiormente equilibrata rispetto a quanto concordato dalle difese con la Procura federale nei patteggiamenti della società e degli altri dirigenti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un mese fa circa, la Corte d’Appello della FIGC ha annunciato di aver accolto in parte il ricorso presentato da Andrea Agnelli contro la sua inibizione a 16 mesi riguardo al procedimento relativo alle manovre stipendi, ai rapporti con gli agenti e alle partnership con altri club.

Così, all’ex presidente della Juventus la sanzione è stata ridotta a 10 i mesi di inibizione e a 40.000 € di multa (contro i precedenti 60.000 €). Ora, sono stati resi noti anche i motivi che hanno spinto la Corte a ridurre la squalifica nei confronti di Agnelli. L’organo giudicante però ha confermato le sue responsabilità riguardo il suo ruolo in entrambe le cosiddette “manovre stipendi”.

Agnelli, i motivi della riduzione della squalifica

All'ex presidente della Juventus sono state riconosciute delle attenuanti in merito alle decisioni assunte come indicato nella nota ufficiale della Corte d'Appello: «In primo luogo, il ricordato contesto storico durante il quale si sono verificati i fatti addebitati: nel 2020, in piena pandemia da Covid-19 e in un periodo di lock down totale e, nel 2021, con la ripresa della pandemia non ai livelli del precedente anno, ma, pur sempre con caratteristiche preoccupanti. Si è quindi venuta a determinare una riduzione drastica dei ricavi, in costanza del mantenimento di costi elevati, che hanno indotto la Lega Calcio serie A e tutte le società sportive ad assumere provvedimenti relativamente alle retribuzioni dei calciatori».

Nel comunicato, la Corte d'Appello della FIGC aggiunge: «Con questo, non vuol certo dirsi che la prima manovra stipendi e la seconda manovra stipendi possano essere giustificate, stanti le conclamate violazioni accertate e confermate con questa decisione, ma solo che esse non sono state adottate in un contesto ordinario per fare fronte ad esigenze di bilancio prevedibili (il che avrebbe potuto addirittura comportare una aggravante), ma in una situazione di crisi sistemica derivante in gran parte dalla emergenza sanitaria in atto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Agnelli, squalifica ridotta: la Corte Figc spiega il perché della decisione
2
La rimodulazione della sanzione