Allegri spesso è accusato di penalizzare gli attaccanti con il suo gioco, lei che suo attaccante lo è stato che ne pensa?
«Che non è assolutamente così. Ha avuto tanti attaccanti, più forti di me, che hanno segnato tanti gol e personalmente mi sono trovato benissimo. E quella capacità di infondere serenità nei momenti difficili è ancora più preziosa per gli attaccanti, quando il gol non arriva».
Quest’anno ha spostato Chiesa in posizione di attaccante puro: che ne pensa e come vede la coppia con Vlahovic?
«Secondo me è una mossa intelligente, che Allegri non ha fatto già l’anno scorso per la condizione precaria di Chiesa dopo l’infortunio. Una mossa che fa capire l’idea di calcio del mister: Chiesa e Vlahovic, il primo soprattutto, non danno punti di riferimento e questa è l’evoluzione del calcio. E mi pare che i risultati gli stiano dando ragione».
In quel Sassuolo c’era anche Magnanelli, allora centrocampista e ora collaboratore di Allegri. Com’era?
«Un bravissimo ragazzo e un calciatore molto intelligente. Era giovane, ma oltre a doti di corsa impressionanti aveva una capacità importante di lettura di certe situazioni. Ed era pronto ad ascoltare i consigli di tutti. La carriera che ha fatto conferma lo spessore della persona. Quell’anno in C1 fu proprio quello in cui esplose, poi è sempre cresciuto e sono rimasto piacevolmente meravigliato da come ha fatto la Serie A. Se me lo aspettavo allenatore? Quando hai la fortuna di lavorare con tecnici importanti “rubi” qualcosa a tutti e questo ti permette di intraprendere bene una carriera da collaboratore o da allenatore. Francesco ha sicuramente un gran bagaglio».