Juve, indizi e non sentenze. La curiosità su Allegri e il calcio dei 5 cambi

La vittoria a San Siro è pesantissima: ambizioni Scudetto giustificate, però serve di più

La vittoria di San Siro è una certificazione per le ambizioni scudetto della Juventus, ma non boccia quelle del Milan. Anzi, se le modalità del successo bianconero testimoniano la tenacia e la durezza della squadra di Allegri, confermano che la strada verso un gioco più convincente e produttivo in fase offensiva è ancora lunga. Per carità, è stata imboccata, quella strada, e sarebbe ingiusto non notarlo. La stessa vittoria sul Milan lo dice in modo chiaro: la Juventus vince perché prova a vincere, perché l’espulsione di Thiaw, decisiva per il risultato, arriva in seguito a una delle tante verticalizzazioni di gioco juventine. Ma la Juventus può e deve fare di più, soprattutto dopo aver capito che può lottare per lo scudetto, soprattutto dopo una vittoria a San Siro che mancava da oltre mille giorni e gasa l’ambiente.

Si torna a parlare di calcio

No, non è stata la partita del secolo, ma intensità e agonismo non sono mancati e, al di là dello spettacolo, Milan-Juventus ci consente di tornare a parlare di calcio dopo due settimane allucinanti, in cui con “gioco” si intendeva un’altra cosa. Meno male. Per esempio, è curioso come, ancora una volta, Massimiliano Allegri si è tenuto in panchina Vlahovic e Chiesa per poi spararli nella ripresa. Al netto delle condizioni atletiche dei singoli, sembra quasi una strategia da generale che pianifica la partita in modo napoleonico, tenendo la Vecchia Guardia nella parte finale, quando gli avversari hanno speso molto e psicologicamente possono soffrire nel vedere entrare in campo due campioni, tendenzialmente più freschi di loro.

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Il calcio dei cinque cambi può anche essere questo. La Juventus, oltre alla vittoria, ritrova il vero Rabiot, gasato dalla fascia di capitano; un McKennie più disciplinato tatticamente; uno Szczesny che partita dopo partita sta cancellando l’incubo di Reggio Emilia contro il Sassuolo. E poi ovviamente Locatelli, il cui gol è la romanzesca chiusura di un cerchio, esattamente sei anni dopo un altro tiro vincente che all’epoca aveva condannato la Juventus. E in questa settimana, Allegri potrà recuperare energie e giocatori, mentre le dirette avversarie giocheranno in Europa. Sì, è vero, lui e milioni di tifosi bianconeri rosicano, ma il vantaggio competitivo è innegabile, perché alla lunga le fatiche inizieranno a pesare e la Juventus potrebbe prendere un buon ritmo. Insomma, la partita di San Siro non ha emesso sentenze, ma ha sparpagliato indizi.

Leao pericolo costante

E se il Milan ha perso un altro scontro diretto, bisogna essere prudenti nel giudicarlo male. La squadra di Pioli ha attutito l’effetto dell’espulsione di Thiaw con un’eccellente organizzazione e Leao che ha rappresentato un tale e costante pericolo, da richiedere sempre il raddoppio. Difficile criticare la partita del Milan, quindi, perché questa è una sconfitta diversa da quella del derby. Con Inter, Milan e Juventus (e forse stasera Fiorentina) in due punti, l’unica certezza del lunedì mattina è che questo campionato ha le potenzialità per essere veramente appassionante. Una buona notizia per il calcio italiano, finalmente.

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La vittoria di San Siro è una certificazione per le ambizioni scudetto della Juventus, ma non boccia quelle del Milan. Anzi, se le modalità del successo bianconero testimoniano la tenacia e la durezza della squadra di Allegri, confermano che la strada verso un gioco più convincente e produttivo in fase offensiva è ancora lunga. Per carità, è stata imboccata, quella strada, e sarebbe ingiusto non notarlo. La stessa vittoria sul Milan lo dice in modo chiaro: la Juventus vince perché prova a vincere, perché l’espulsione di Thiaw, decisiva per il risultato, arriva in seguito a una delle tante verticalizzazioni di gioco juventine. Ma la Juventus può e deve fare di più, soprattutto dopo aver capito che può lottare per lo scudetto, soprattutto dopo una vittoria a San Siro che mancava da oltre mille giorni e gasa l’ambiente.

Si torna a parlare di calcio

No, non è stata la partita del secolo, ma intensità e agonismo non sono mancati e, al di là dello spettacolo, Milan-Juventus ci consente di tornare a parlare di calcio dopo due settimane allucinanti, in cui con “gioco” si intendeva un’altra cosa. Meno male. Per esempio, è curioso come, ancora una volta, Massimiliano Allegri si è tenuto in panchina Vlahovic e Chiesa per poi spararli nella ripresa. Al netto delle condizioni atletiche dei singoli, sembra quasi una strategia da generale che pianifica la partita in modo napoleonico, tenendo la Vecchia Guardia nella parte finale, quando gli avversari hanno speso molto e psicologicamente possono soffrire nel vedere entrare in campo due campioni, tendenzialmente più freschi di loro.

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