Juve, Allegri capobranco: la cacciata dei senatori chiave dello spogliatoio

Il gruppo è affamato, col dente avvelenato ed è più compatto che mai. Tanti giovani e lo spirito del “noi” esaltato

Vedere la Juventus, nell’area di Firenze, lottare senza paura e con la fermezza dei forti, innesca una domanda su tutte, tanto semplice quanto efficace. Ma come è possibile che una squadra senza un vero leader tecnico e morale possa evidenziare polsi così fermi? Come se non bastasse, poi, l’età media è bassa sia in assoluto sia se rapportata al peso che ha la maglia bianconera. La risposta ha una duplice declinazione: una legata al recente passato e una invece in relazione al presente. Per la seconda bisogna rivolgersi alla capacità di gestione del gruppo di Massimiliano Allegri, maestro assoluto in questo campo. Lui le pressioni le adora poichè riesce a girarle a proprio favore.

Per la prima declinazione, invece, si deve riavvolgere il film bianconero per riportarlo alla scorsa stagione, quando Danilo e compagni lottavano in campo contro gli avversari per poi sentirsi beffati dalla giustizia sportiva che metteva e toglieva punti a seconda delle sentenze tra una giornata e l’altra. E così, a volte a stretto giro di posta, non si aveva tempo di festeggiare i tre punti magari sudati dopo un partita combattuta che 24 ore dopo se ne perdevano anche di più a tavolino. Il tutto per un totale complessivo e definitivo di dieci passi indietro, con conseguente addio definitivo alle coppe europee per questa stagione.

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La penalizzazione ha rafforzato la Juve

Nello spogliatoio juventino questo “scherzetto” non è stato affatto archiviato, nè dimenticato. Quella che viene vissuta come una ingiustizia vera e propria si sta rivelando una sorta di cemento a presa rapida del gruppo di Max, più unito che mai, con l’obiettivo di centrare la rivalsa. E così il pensiero della penalizzazione di fatto è un volano di motivazioni in grado di spingere oltre misura, quasi fosse un turbo, la voglia di tornare a vincere e primeggiare. Bravo comunque anche in questo senso il tecnico livornese nell’essere riuscito a trasformare in energia positiva la rabbia per ciò che si è subìto nello scorso campionato.

Poter poi concentrarsi soltanto sul terreno di gioco diventa una “novità” in grado di massimizzare il rendimento di un gruppo che ha visto peraltro quasi dimezzato il proprio impegno visto che di fatto sino a gennaio si dovrà misurare solo in Serie A in attesa di debuttare a inizio 2024 in Coppa Italia nella sfida secca contro la Salernitana.

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La battuta di Szczesny dopo la Fiorentina

La battuta non casuale di Szczcesny nel ventre del Franchi dopo la vittoria con la Fiorentina non è stata pronunciata a caso: "Più contenti per il -2 dall’Inter o per il +7 sull’Atalanta? Contenti per il +3 contro la Fiorentina. Siamo molto contenti di quello che stiamo facendo, abbiamo dato continuità anche alla trasferta di Milano. Siamo messi molto meglio rispetto all’anno scorso, sperando non ci tolgano di nuovo dieci punti… dobbiamo restare concentrati a pensare alla prossima gara contro il Cagliari". Il dente è avvelenato, eccome se lo è. Una sensazione che consente al gruppo di sentirsi ancora più unito nella mission: riprendersi ciò che è stato tolto. Ovvero la partecipazione alla Champions League per aiutare i conti a ritrovare un equilibrio e magari provare a ricucirsi lo scudetto per regalare ai tifosi un sogno e a se stessi la possibilità di scrivere un nuovo capitolo della storia del club.

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Juve, zero senatori: la filosofia del "noi" prima dell'"io"

Ma la spiegazione del come questa Juve sia tornata così compatta, dallo spirito d’acciaio, va ricercata anche nella scelta estiva fatta sull’organico. Le motivazioni che hanno spinto alla rinuncia di senatori come Cuadrado, Bonucci, Paredes e Di Maria, nasce infatti anche dalla volontà di mettere a disposizione del tecnico un gruppo più giovane e quindi maggiormente malleabile, in cui potesse emergere con forza e senza esitazione la filosofia del “noi” prima dell’”Io”. Anche perché l’ego di gran parte della rosa è in via di formazione: carriere in costruzione in cui predomina l’orientamento a occuparsi del presente e del futuro invece che preoccuparsi di “difendere” ciò che si è stati bravi a firmare nel passato. Eccole le ragioni per cui questa Juve ha più fame e nessuno si sente più importante degli altri. Allegri lo ripete ogni volta: non importa chi e quanto gioca ma come gioca tutti i minuti che gli vengono offerti. Da lui...

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Vedere la Juventus, nell’area di Firenze, lottare senza paura e con la fermezza dei forti, innesca una domanda su tutte, tanto semplice quanto efficace. Ma come è possibile che una squadra senza un vero leader tecnico e morale possa evidenziare polsi così fermi? Come se non bastasse, poi, l’età media è bassa sia in assoluto sia se rapportata al peso che ha la maglia bianconera. La risposta ha una duplice declinazione: una legata al recente passato e una invece in relazione al presente. Per la seconda bisogna rivolgersi alla capacità di gestione del gruppo di Massimiliano Allegri, maestro assoluto in questo campo. Lui le pressioni le adora poichè riesce a girarle a proprio favore.

Per la prima declinazione, invece, si deve riavvolgere il film bianconero per riportarlo alla scorsa stagione, quando Danilo e compagni lottavano in campo contro gli avversari per poi sentirsi beffati dalla giustizia sportiva che metteva e toglieva punti a seconda delle sentenze tra una giornata e l’altra. E così, a volte a stretto giro di posta, non si aveva tempo di festeggiare i tre punti magari sudati dopo un partita combattuta che 24 ore dopo se ne perdevano anche di più a tavolino. Il tutto per un totale complessivo e definitivo di dieci passi indietro, con conseguente addio definitivo alle coppe europee per questa stagione.

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La penalizzazione ha rafforzato la Juve

Nello spogliatoio juventino questo “scherzetto” non è stato affatto archiviato, nè dimenticato. Quella che viene vissuta come una ingiustizia vera e propria si sta rivelando una sorta di cemento a presa rapida del gruppo di Max, più unito che mai, con l’obiettivo di centrare la rivalsa. E così il pensiero della penalizzazione di fatto è un volano di motivazioni in grado di spingere oltre misura, quasi fosse un turbo, la voglia di tornare a vincere e primeggiare. Bravo comunque anche in questo senso il tecnico livornese nell’essere riuscito a trasformare in energia positiva la rabbia per ciò che si è subìto nello scorso campionato.

Poter poi concentrarsi soltanto sul terreno di gioco diventa una “novità” in grado di massimizzare il rendimento di un gruppo che ha visto peraltro quasi dimezzato il proprio impegno visto che di fatto sino a gennaio si dovrà misurare solo in Serie A in attesa di debuttare a inizio 2024 in Coppa Italia nella sfida secca contro la Salernitana.

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