TORINO - Uno dei preconcetti che sono stati messi in circolo attorno alla figura professionale di Massimiliano Allegri è riferito al fatto che non saprebbe “migliorare” i giocatori che allena, attitudine riservata agli allenatori insigniti (non si capisce bene da chi e con quale autorevolezza) del ruolo di eccelsi e visionari taumaturghi (non siamo ancora al potere di far guaire le piaghe con l’imposizione delle mani ma ci siamo vicini...).
Allegri, invece, sarebbe un gestione di campioni, caratteristica connotata dall’avverbio “solo” come se fosse semplice entrare nella gabbia dei leoni senza rimanerne sbranati dopo poco o addirittura pochissimo. Quanti... Invece Allegri sa fare “anche” quello ma mai come in questa stagione ha dimostrato e sta dimostrando come sappia migliorare il materiale umano che passa nella sua bottega di tecnico. La lista è corposa e comprende non pochi tra i protagonisti di questa corsa a braccetto con l’Inter.
Allegri e il lavoro con McKennie
A cominciare dal caso più eclatante: quel Weston McKennie che in estate la Juventus ha cercato inutilmente di vendere. Nessuno, però, ha avuto “il cuore” di accollarsi un americano reduce dalla retrocessione con il Leeds e dall’aspetto paffutello. Ora, quando ci si avvicina al giro di boa della stagione, per l’americano potrebbero non bastare nemmeno più i 20 milioni che la Juve chiedeva in estate. E questo perché all’atletismo ha abbinato una duttilità tattica che gli permette di esprimersi sia da esterno sia da interno di centrocampo e parole sue, "di non correre più per il campo come un pollo senza testa". Il merito, ovviamente, è di Gesù Bambino.