L’accostamento a Del Piero è quanto meno prematuro e forse anche un po’ spericolato, ma perdonabile perché non è frutto di una valutazione tecnica, quanto di una reazione emotiva. Quando la gente juventina ha visto Kenan Yildiz dribblarne tre, entrare in area leggero, sterzare secco e pulito, per poi piazzare il tiro sul primo palo, nell’unico, strettissimo, pertugio possibile, è stata scossa da un sussulto collettivo.
Yildiz-Del Piero e l'accostamento emotivo
L’esplicita citazione dell’esultanza ha fatto il resto. La memoria gioca brutti scherzi con i ricordi del cuore e ha reso quasi impossibile resistere alla tentazione di sovrapporre l’immagine del diciottenne turco con il ragazzino di San Vendemiano che, più o meno trent’anni fa, sorgeva sull’orizzonte bianconero, per prendersi il cuore di quelle stesse persone saltate in aria al gol di Yildiz di ieri mattina. Persone che hanno un urgente bisogno di tornare a sognare. E il sogno più elettrizzante scaturisce sempre dalla sensazione di assistere all’alba di un campione e scorgerne i primi raggi.
Nessuno può sapere se Yildiz sarà un altro Del Piero. I numeri e l’impatto di Alex nella storia del calcio (non solo in quella della Juventus) suggeriscono prudenza, ma qui il problema - lo ribadiamo - non è tecnico, quanto emotivo.