Yildiz, l'alba di un campione: i sogni Juve e l'accostamento con Del Piero

Il gol segnato al Frosinone restituisce ai tifosi bianconeri una storia di Natale con la quale avvolgersi speranzosi: per ora è solo la prefazione, ma promette benissimo

L’accostamento a Del Piero è quanto meno prematuro e forse anche un po’ spericolato, ma perdonabile perché non è frutto di una valutazione tecnica, quanto di una reazione emotiva. Quando la gente juventina ha visto Kenan Yildiz dribblarne tre, entrare in area leggero, sterzare secco e pulito, per poi piazzare il tiro sul primo palo, nell’unico, strettissimo, pertugio possibile, è stata scossa da un sussulto collettivo.

Yildiz-Del Piero e l'accostamento emotivo

L’esplicita citazione dell’esultanza ha fatto il resto. La memoria gioca brutti scherzi con i ricordi del cuore e ha reso quasi impossibile resistere alla tentazione di sovrapporre l’immagine del diciottenne turco con il ragazzino di San Vendemiano che, più o meno trent’anni fa, sorgeva sull’orizzonte bianconero, per prendersi il cuore di quelle stesse persone saltate in aria al gol di Yildiz di ieri mattina. Persone che hanno un urgente bisogno di tornare a sognare. E il sogno più elettrizzante scaturisce sempre dalla sensazione di assistere all’alba di un campione e scorgerne i primi raggi.

Nessuno può sapere se Yildiz sarà un altro Del Piero. I numeri e l’impatto di Alex nella storia del calcio (non solo in quella della Juventus) suggeriscono prudenza, ma qui il problema - lo ribadiamo - non è tecnico, quanto emotivo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Yildiz, la storia di Natale per i tifosi Juve

Quindi è tutto lecito, perché non può non toccare il cuore dei tifosi che prenda ispirazione da Del Piero un ragazzo nato a Ratisbona il 4 maggio 2005 e che, quando il simbolico numero 10 juventino si è ritirato, il 13 maggio 2012, aveva da poco compiuto sette anni. In giorni in cui si abusa della retorica per provare a dividere il calcio buono del popolo da quello cattivo dei ricchi, in nome di una pelosissima difesa dei tifosi, il gol di Yildiz restituisce a quelli della Juventus una storia di Natale con la quale avvolgersi speranzosi. A dimostrazione del fatto che non è questione di competizioni o format, ma di uomini, gol e storie. Quella di Yildiz, per ora, ha solo la prefazione, ma promette benissimo.

Vlahovic, rinascita natalizia?

Anche quella di Vlahovic, in fondo, sarebbe una bellissima favola di rinascita natalizia. Ma, anche in questo caso, è meglio essere prudenti: il gol all’Inter sembrava la svolta, ma è stato solo un pit stop della sua crisi. Ieri Dusan è parso volitivo, concentrato, decisivo. Dimostrando che la differenza fra una squadra con un centravanti che segna e una con un centravanti che non segna è che la prima vince più facile. Teorema banale, ma che conferma quanto si è detto e scritto finora: se la Juventus ritrova i gol degli attaccanti può condurre, con meno affanno e qualche speranza in più, l’inseguimento a un’Inter che, seppure delautarizzata, è parsa ancora una volta più forte.

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L’accostamento a Del Piero è quanto meno prematuro e forse anche un po’ spericolato, ma perdonabile perché non è frutto di una valutazione tecnica, quanto di una reazione emotiva. Quando la gente juventina ha visto Kenan Yildiz dribblarne tre, entrare in area leggero, sterzare secco e pulito, per poi piazzare il tiro sul primo palo, nell’unico, strettissimo, pertugio possibile, è stata scossa da un sussulto collettivo.

Yildiz-Del Piero e l'accostamento emotivo

L’esplicita citazione dell’esultanza ha fatto il resto. La memoria gioca brutti scherzi con i ricordi del cuore e ha reso quasi impossibile resistere alla tentazione di sovrapporre l’immagine del diciottenne turco con il ragazzino di San Vendemiano che, più o meno trent’anni fa, sorgeva sull’orizzonte bianconero, per prendersi il cuore di quelle stesse persone saltate in aria al gol di Yildiz di ieri mattina. Persone che hanno un urgente bisogno di tornare a sognare. E il sogno più elettrizzante scaturisce sempre dalla sensazione di assistere all’alba di un campione e scorgerne i primi raggi.

Nessuno può sapere se Yildiz sarà un altro Del Piero. I numeri e l’impatto di Alex nella storia del calcio (non solo in quella della Juventus) suggeriscono prudenza, ma qui il problema - lo ribadiamo - non è tecnico, quanto emotivo.

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