Juve, 1° posto e profumo della storia: Vlahovic e gli esempi Cambiaso e Miretti

Le opportunità superano di gran lunga le responsabilità e l’eccitazione di essere dove nessuno poteva pensare, in questo momento della stagione, è una valvola da cui si scarica la pressione

Non si sorpassa con l’asterisco dice il codice della strada (per lo scudetto), perché il primo posto della Juventus - si sa - è virtuale e calcolare l’effetto psicologico di questo primato è un giochino divertente, ma un po’ futile. L’Inter non sarà entusiasta di non poter sbagliare un colpo al suo ritorno in Serie A dalla trasferta araba, ma è anche vero che finora non ne ha sostanzialmente sbagliati.

Juve-Inter e il profumo della storia

Per esempio, la facilità con la quale l’Inter ha battuto la Lazio nella semifinale della Supercoppa, segna ancora una differenza a favore dei nerazzurri. Ma la Juventus che, le sue vittorie, deve sempre soffrirsele un po’, ora è chiaramente spinta dall’ebbrezza dell’impresa, carburante molto più efficace del primo posto asteriscato. La squadra e il suo allenatore sentono il profumo della storia e non c’è niente di più inebriante. E leggero. Perché le opportunità superano di gran lunga le responsabilità e l’eccitazione di essere dove nessuno poteva pensare che fossero i bianconeri, in questo momento della stagione, è una valvola da cui si scarica la pressione.

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La crescita della Juventus e il vero Vlahovic

L’Inter qualche obbligo in più, a partire da quello di controsorpasso. E, in fondo, che il sogno di conquistare uno scudetto storico spinga fortissimo il motore della Juventus, lo dimostra anche il fatto che da quasi due mesi a questa parte, la squadra di Allegri ha effettuato una crescita tecnica lieve, ma percettibile: gioca con più sicurezza e aggredisce l’avversario. Se i progressi dovessero continuare, la differenza fra le due contendenti allo scudetto si assottiglierebbe proprio nel momento decisivo dello sprint finale. Allegri è calmo, anche perché ha trovato il vero Vlahovic, che era uno degli elementi che stava avvantaggiando l’Inter, trascinata da Lautaro. Dusan, in questo momento, ha lo stesso peso dell’argentino: incide in modo pesante, lavora per la squadra, è utile ai compagni.

Il mistero della sua rinascita forse è molto meno misterioso: sta bene. Giocare con la pubalgia prima e il mal di schiena dopo non deve essere stata una passeggiata: ora il numero nove bianconero è più agile in ogni movimento, più che un indizio, la prova che i suoi guai erano per lo più fisici.

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Cambiaso e Miretti, due riflessioni

E, a proposito di giudizi sui singoli, vale la pena chiudere con due riflessioni. Prima: Cambiaso riassume in sé pensiero e azione (è genovese come Mazzini...): vede gli spazi e ci si infila con il tempismo necessario e un’eccellente percezione della disposizione dei compagni. È un giocatore moderno, “guardiolesco”, perché non ha un ruolo, ma il senso del gioco. Il valore aggiunto della sua intelligenza calcistica pesa in modo non indifferente nella crescita del gioco bianconero. Seconda: l’involuzione di Fabio Miretti ha due aspetti: se oggi non è proponibile a questi livelli (e rischia di non essere solo inutile, ma anche dannoso), bisogna frenare la smania di bocciarlo.

A 20 anni si può sbagliare un pezzo di stagione per mille ragioni e questo non deve essere necessariamente un “no” definitivo. Accompagnare il processo di crescita di un giovane non prevede la fretta, ma questo non può comportare l’autolesionismo: se la situazione del centrocampo juventino rende Miretti la prima alternativa al quasi indispensabile Rabiot, significa che i problemi non sono solo la sospensione di Pogba e la squalifica di Fagioli. Sicuri sicuri che non serva niente sul mercato?

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Non si sorpassa con l’asterisco dice il codice della strada (per lo scudetto), perché il primo posto della Juventus - si sa - è virtuale e calcolare l’effetto psicologico di questo primato è un giochino divertente, ma un po’ futile. L’Inter non sarà entusiasta di non poter sbagliare un colpo al suo ritorno in Serie A dalla trasferta araba, ma è anche vero che finora non ne ha sostanzialmente sbagliati.

Juve-Inter e il profumo della storia

Per esempio, la facilità con la quale l’Inter ha battuto la Lazio nella semifinale della Supercoppa, segna ancora una differenza a favore dei nerazzurri. Ma la Juventus che, le sue vittorie, deve sempre soffrirsele un po’, ora è chiaramente spinta dall’ebbrezza dell’impresa, carburante molto più efficace del primo posto asteriscato. La squadra e il suo allenatore sentono il profumo della storia e non c’è niente di più inebriante. E leggero. Perché le opportunità superano di gran lunga le responsabilità e l’eccitazione di essere dove nessuno poteva pensare che fossero i bianconeri, in questo momento della stagione, è una valvola da cui si scarica la pressione.

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