Sì, la reazione c’è stata. Ma una reazione isterica, quella della Juventus che, più di risollevarsi dalle tre brutte partite contro Empoli, Inter e Udinese, ha mischiato agonismo, ansia e confusione, confermando l’impressione di una squadra che si è persa. La Juventus può solo aggrapparsi alla forza dei nervi, ma ha sgretolato la compattezza, la solidità, la buona abitudine a non distrarsi. «Dobbiamo darci una riordinata generale», dice Massimiliano Allegri. Ma perché nelle ultime tre settimane cosa hanno fatto alla Continassa? Che il navigatore della Juventus stesse perdendo il segnale si era intravisto contro l’Empoli, ma era chiaro dopo Inter-Juventus, la partita che spegneva il sogno scudetto, il pericolo era smarrire la rotta. La «riordinata» serviva allora. Oggi, due partite e un punto dopo, possiamo affermare con certezza che non c’è stata.
Sempre sotto attacco
Allegri è un allenatore costantemente sotto attacco. Nella storia della Juventus solo Giovanni Trapattoni ha spaccato allo stesso modo la tifoseria, ma erano tempi meno maleducati di questi. Il buffo è che nel marasma di critiche che gli vengono rivolte, roba per lo più tattica, ad Allegri non venga imputato il fatto di aver perso l’impugnatura della condizione psicologica della squadra. Perché l’Inter non è una squadra battibile in questo momento, ma l’Udinese e il Verona sì e sarebbe anche doveroso farlo per mille ragioni, la più importante delle quali è il rispetto del club e dei tifosi. Soprattutto se, nelle due partite, non si è messa abbastanza applicazione.