“Allegri decide il futuro Juve: se va via solo in due possono sostituirlo”

Fabrizio Ravanelli indica la via da seguire: “Vlahovic, Chiesa e Yildiz non sono adatti per giocare 90’ nel tridente”

«I giocatori, in particolare quelli più importanti, adesso devono tirare fuori la personalità e ripartire con orgoglio. Non ricordo un periodo così difficile con appena 2 punti conquistati in 4 partite nei miei anni juventini. Capisco che non sia facile lasciarsi alle spalle la delusione di aver visto l’Inter scappare via, ma ora bisogna rimettersi in carreggiata. Le premesse per fare un bel finale di stagione ci sono ancora tutte tra il secondo posto da difendere e la Coppa Italia da provare a vincere». Firmato Penna Bianca. All’anagrafe Fabrizio Ravanelli, ovvero uno degli attaccanti più amati dai tifosi bianconeri. Il centravanti perugino ha indossato la maglia della Vecchia Signora tra il 1992 e il 1996, segnando 68 gol in 160 apparizioni e soprattutto vincendo da protagonista Scudetto, Champions League, Coppa Uefa, Coppa Italia e Supercoppa Italiana. Tuttora iconica l’esultanza, da lui personalmente inventata, che consisteva nel coprirsi la testa con la maglia, continuando a correre con le braccia divaricate. Così come resta indimenticabile nel cuore dei tifosi juventini la rete segnata nella finale di Champions contro l’Ajax a Roma il 22 maggio 1996. Quello fu l’ultimo trionfo nella Coppa poi diventata maledetta per la Vecchia Signora con 5 finali perse tra il 1997 e il 2017. Chi meglio di una delle Juve Legends per analizzare l’annata della squadra di Allegri.

Una mossa per rivitalizzare la squadra potrebbe essere quella del tridente con Yildiz-Vlahovic-Chiesa. Possono giocare insieme come facevate lei, Vialli e Del Piero nella Juve di Lippi?
«In questi giocatori non ci sono le caratteristiche per poterlo fare per una gara intera. Mancano di gamba, come si suol dire. Yildiz non ha la capacità di tornare a fare la fase difensiva, mantenendo poi freschezza e lucidità in fase offensiva. Idem Chiesa. Più avvicini entrambi alla porta e più sanno essere letali. Se invece devono fare un lavoro a tutta fascia, rischiano poi di perdere brillantezza e lucidità negli ultimi venti metri. Per giocare coi tre davanti bisognerebbe adottare un altro sistema di gioco».

Quale?
«L’albero di Natale tanto caro a Carlo Ancelotti ai tempi del Milan con Kakà e Seedorf che giostravano dietro il centravanti. La Juve potrebbe utilizzare Yildiz e Chiesa come trequartisti dietro Vlahovic in modo da valorizzare le loro doti offensive, preservandoli dal punto di vista delle energie».

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A proposito di calciatori offensivi: domani arriva a Torino il Frosinone dell’ex Soulè. Lo vede pronto per riprendersi un posto alla Juve?
«Certamente si. L’argentino è pronto per tornare alla Juventus e far parte della rosa. Stavolta da protagonista. Soulè ha dimostrato di avere grande personalità. In tal senso già l’anno scorso aveva dimostrato di avere carattere, sfoderando una grande prestazione a San Siro contro l’Inter. Il pallone tra i piedi non gli scotta e sa sempre cosa fare. Il talento di Matias non si discute, mi piace molto».

Cosa manca alla Juve per arrivare al livello dell’Inter nella prossima stagione?
«L’Inter è fortissima: ha un organico ampio e molto ben strutturato. L’anno prossimo alla Juventus servirà avere una rosa profonda per competere ai massimi livelli in campionato, Champions League ed eventualmente al Mondiale per Club. Sono necessari diversi innesti alla Juve per colmare il gap con i nerazzurri».

In che reparti deve intervenire la dirigenza bianconera?
«Davanti serve una spalla di Vlahovic che possa farlo anche farlo respirare in certe occasioni. Mancano anche un paio di esterni e almeno due centrocampisti importanti per alzare il livello e avvicinarsi all’Inter».

Si parla di Koopmeiners, Ferguson, Gudmundsson, Felipe Anderson e Zaccagni. Sarebbero nomi giusti per riportare la Juve ai massimi livelli?
«Sono tutti ottimi giocatori che stanno facendo cose importanti, ma per tornare subito al top servono giocatori di livello internazionale e più esperti».

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Tifosi e opinione pubblica restano divisi sulla questione allenatore: quale sarà il futuro di Allegri?
«Sarà Max a decidere il suo futuro e quello della Juventus».

In che senso?
«Se sceglierà di restare, credo che la Juve se lo terrà stretto. Pertanto dipende tutto da lui».

Come valuta il triennio dell’allenatore livornese?
«Allegri ha fatto un lavoro importante fino adesso. L’anno scorso, nonostante il terremoto societario e le grandi difficoltà vissute con la penalizzazione, ha centrato il terzo posto e la qualificazione Champions sul campo. Non era affatto facile riuscirci tra le mille problematiche da affrontare. Quest’anno ha fatto over performare i giocatori per metà stagione, tenendo testa all’Inter che era e resta superiore. Lo dicono i numeri: Massimiliano Allegri può piacere o no sul piano del gioco, ma rimane un grande allenatore. I risultati parlano per lui e a suo favore».

Se invece Allegri decidesse di fare un passo indietro, su chi dovrebbe puntare la dirigenza bianconera per la panchina?
«Vedo solo due nomi da Juve…».

Quali?
«Se si vuole andare su una certezza, dico Conte. Ho giocato con Antonio: è un vincente nato e in più conosce benissimo l’ambiente. Altrimenti, se il club intende puntare su un tecnico giovane ed emergente che viene dalla provincia come accaduto all’epoca con Lippi, prenderei Thiago Motta che ha dimostrato di essere un grande allenatore. L’italo-brasiliano lo reputo pronto per guidare un top club».

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«I giocatori, in particolare quelli più importanti, adesso devono tirare fuori la personalità e ripartire con orgoglio. Non ricordo un periodo così difficile con appena 2 punti conquistati in 4 partite nei miei anni juventini. Capisco che non sia facile lasciarsi alle spalle la delusione di aver visto l’Inter scappare via, ma ora bisogna rimettersi in carreggiata. Le premesse per fare un bel finale di stagione ci sono ancora tutte tra il secondo posto da difendere e la Coppa Italia da provare a vincere». Firmato Penna Bianca. All’anagrafe Fabrizio Ravanelli, ovvero uno degli attaccanti più amati dai tifosi bianconeri. Il centravanti perugino ha indossato la maglia della Vecchia Signora tra il 1992 e il 1996, segnando 68 gol in 160 apparizioni e soprattutto vincendo da protagonista Scudetto, Champions League, Coppa Uefa, Coppa Italia e Supercoppa Italiana. Tuttora iconica l’esultanza, da lui personalmente inventata, che consisteva nel coprirsi la testa con la maglia, continuando a correre con le braccia divaricate. Così come resta indimenticabile nel cuore dei tifosi juventini la rete segnata nella finale di Champions contro l’Ajax a Roma il 22 maggio 1996. Quello fu l’ultimo trionfo nella Coppa poi diventata maledetta per la Vecchia Signora con 5 finali perse tra il 1997 e il 2017. Chi meglio di una delle Juve Legends per analizzare l’annata della squadra di Allegri.

Una mossa per rivitalizzare la squadra potrebbe essere quella del tridente con Yildiz-Vlahovic-Chiesa. Possono giocare insieme come facevate lei, Vialli e Del Piero nella Juve di Lippi?
«In questi giocatori non ci sono le caratteristiche per poterlo fare per una gara intera. Mancano di gamba, come si suol dire. Yildiz non ha la capacità di tornare a fare la fase difensiva, mantenendo poi freschezza e lucidità in fase offensiva. Idem Chiesa. Più avvicini entrambi alla porta e più sanno essere letali. Se invece devono fare un lavoro a tutta fascia, rischiano poi di perdere brillantezza e lucidità negli ultimi venti metri. Per giocare coi tre davanti bisognerebbe adottare un altro sistema di gioco».

Quale?
«L’albero di Natale tanto caro a Carlo Ancelotti ai tempi del Milan con Kakà e Seedorf che giostravano dietro il centravanti. La Juve potrebbe utilizzare Yildiz e Chiesa come trequartisti dietro Vlahovic in modo da valorizzare le loro doti offensive, preservandoli dal punto di vista delle energie».

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