Zidane fa rima con Juve, il popolo sogna: nel caso di addio ad Allegri…

L’eventuale ritorno di Zizou in bianconero accenderebbe tutto il tifo: l’apertura a un futuro in Serie A ha scatenato la fantasia

TORINO - Ci sono sogni che pulsano un po’ più forte. Sogni capaci di incunearsi anche nella crepa di una timida apertura. «Allenare in Italia? Perché no, non si sa mai», ha sibilato con fare sornione Zinedine Zidane lunedì sera, a Roma, in occasione del lancio del documentario biografico su Lippi. E tanto è bastato per soffiare sul fuoco della fantasia del popolo bianconero, per cui l’accostamento tra Zizou e la Juventus è fin troppo scontato, quasi ineluttabile. In virtù di un trascorso da calciatore di cui ancora oggi risuona l’eco. In virtù di un legame che nemmeno l’incedere del tempo ha potuto scalfire. «La mentalità vincente l’ho imparata alla Juventus, lì vincere è un obbligo e perdere un dramma», uno dei tanti aforismi che il francese negli anni ha dedicato alle sue stagioni bianconere.

Juve sfida intrigante

Poi, certo, al di qua della siepe leopardiana si staglia una realtà in cui il profilo di Zidane, almeno oggi, difficilmente si può sovrapporre a quello del prossimo tecnico della Juventus, ammesso e non concesso che la nuova stagione ne porti con sé uno differente da Allegri. La valorizzazione di un organico giovane e di talento rappresenterebbe un’intrigante sfida per chiunque, Zizou compreso.

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Scelta di cuore

Ma è evidente che la molto ipotetica scelta del francese dovrebbe essere supportata da ragioni unicamente di cuore e non di testa. E men che meno di portafoglio, dato che nella sua seconda esperienza al Real Madrid percepiva uno stipendio da 12 milioni netti a stagione: quanto di più distante dalle possibilità e dalle intenzioni maturate negli uffici della Continassa in questi mesi. La fase storica di severa razionalizzazione dei costi, vieppiù, impedirebbe voli pindarici nell’allestimento della prossima rosa, che ben poco potrà avere a che fare – a prescindere dalla guida tecnica – con la collezione di “galacticos” con cui il transalpino ha sollevato al cielo tre Champions League di fila tra il 2016 e il 2018.

"La Serie A ha sempre fascino"

E quindi? E quindi resta il fascino di un grande sogno, perché il calcio è anche quello, soprattutto per i tifosi. Pure in presenza di un sogno realizzabile forse più dopodomani che già domani. E resta il dolce sapore delle frasi romane di Zidane, articolate appena con qualche parola in più: «La Serie A per me ha sempre fascino: agli italiani piace il calcio e a me piace la gente appassionata», ha aggiunto lunedì sera. E resta, anche, il legame a doppio filo con Torino da parte di un fuoriclasse del pallone che ha saputo reinventarsi anche fuoriclasse della panchina, oggi senza contratto e poco affascinato dalla sussurrata prospettiva di prendere il timone di un Bayern Monaco che pare aver perso la rotta.

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Ragioni di business

Zidane ha trascorso per le vie di San Salvario, dove di tanto in tanto veniva pizzicato a giocare per strada notte tempo assieme a immigrati con cui condivideva le origini nordafricane, e negli angoli più appartati di Angelino, ristorante in cui si faceva riservare spesso e volentieri un tavolo lontano da occhi indiscreti, anni tra i più felici della sua carriera. E a Torino è ancora vincolato (anche) da ragioni di business, che talvolta lo portano sui campi della Z5 di Mappano, inaugurati nel giugno 2016, durante una cerimonia in cui si era lasciato scappare che «per me l’Italia significa Torino». Ecco, appunto.

Zidane e l'abbraccio bianconero

Zidane sotto la Mole è tornato non più tardi dello scorso ottobre, per la suggestiva sfida tra vecchie glorie andata in scena al PalaAlpitour per celebrare i cent’anni della proprietà Agnelli. Occasione nella quale il popolo bianconero l’ha stretto a sé in un abbraccio che, di riflesso, gli ha ricordato come per i tifosi lui sia, ancora e sempre, la Juventus.

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TORINO - Ci sono sogni che pulsano un po’ più forte. Sogni capaci di incunearsi anche nella crepa di una timida apertura. «Allenare in Italia? Perché no, non si sa mai», ha sibilato con fare sornione Zinedine Zidane lunedì sera, a Roma, in occasione del lancio del documentario biografico su Lippi. E tanto è bastato per soffiare sul fuoco della fantasia del popolo bianconero, per cui l’accostamento tra Zizou e la Juventus è fin troppo scontato, quasi ineluttabile. In virtù di un trascorso da calciatore di cui ancora oggi risuona l’eco. In virtù di un legame che nemmeno l’incedere del tempo ha potuto scalfire. «La mentalità vincente l’ho imparata alla Juventus, lì vincere è un obbligo e perdere un dramma», uno dei tanti aforismi che il francese negli anni ha dedicato alle sue stagioni bianconere.

Juve sfida intrigante

Poi, certo, al di qua della siepe leopardiana si staglia una realtà in cui il profilo di Zidane, almeno oggi, difficilmente si può sovrapporre a quello del prossimo tecnico della Juventus, ammesso e non concesso che la nuova stagione ne porti con sé uno differente da Allegri. La valorizzazione di un organico giovane e di talento rappresenterebbe un’intrigante sfida per chiunque, Zizou compreso.

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