Furia Conte: “Giustizia Sportiva una vergogna, patteggiamento un ricatto”

L’indimenticabile conferenza dell’allora tecnico della Juventus nel 2012, in cui metteva a nudo lo spaventoso meccanismo del condannare senza prove usato nei suoi confronti e in quelle di tanti altri
Furia Conte: “Giustizia Sportiva una vergogna, patteggiamento un ricatto”

La mancata squalifica di Acerbi e lo sconcerto di Juan Jesus. La decisione del giudice sportivo Gerardo Mastandrea, secondo il quale «non si raggiunge il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto dell’offesa recata», è arrivata sulla scorta di un principio inderogabile, quello del garantismo. In passato però la giustizia sportiva ha spesso derogato anche di fronte all'assenza di effettivi riscontri. Uno dei casi più celebri - difficile da dimenticare per la Juve e i suoi tifosi - è stato quello che si è concluso con la squalifica di 10 mesi ad Antonio Conte nel 2012 per le scommesse in nome del "Non poteva non sapere".

Conte, l'indimenticabile conferenza sul calcioscommesse

Altrettanto indimenticabile la conferenza stampa dell'allora tecnico della Juventus una volta comminata la pena: "Sono rimasto allibito, allibito dall'intervento di un componente della Commissione che mi ha giudicato. Un qualcosa di grave. Un qualcosa di mai visto. Reputo questo comportamento da parte di questo signore, improprio e fuori dalle regole. Parliamo di regole e questo signore le regole dovrebbe rispettarle. E dovrebbe soprattutto farle rispettare. Invece che vedo? Vedo un signore che forse per uscire sulle prime pagine di tutti i giornali nazionali, grazie a me e al mio nome, prende e fa delle dichiarazioni quantomeno inopportune. Non so se da tifoso, ma sicuramente inopportune. E che mi fanno pensare che forse c'è qualcosa di personale nei miei confronti da parte di questo signore. Come ho detto mi sono sempre comportato in maniera corretta, sempre, sempre, nonostante il dolore e la consapevolezza di aver subito delle gravi ingiustizie, gravissime ingiustizie".

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Novara-Siena e la riunione tecnica

Così Conte si espresse sul caso Novara-Siena: "Oggi penso che sia arrivato il momento di mettere un po' di puntini sulle 'i'. Novara-Siena: sono sette mesi, sette mesi, sette mesi, che sono sulle prime pagine dei giornali, sui titoli delle televisioni maggiori, sia di stato che private. Sette mesi che la mia faccia viene accostata al calcioscommesse. Mai scommesso in vita mia. Sono sette mesi che si continua a dire di questa famosa - ormai è diventata famosissima - riunione tecnica prima di Novara-Siena, in cui si dice che io, parlo ai miei calciatori, e rassicuro tutti in virtù di un pareggio. Vi spiego cos'è la riunione tecnica, perché io penso che devo parlare, devo parlare a tutti".

Qui arriva la spiegazione: "La riunione tecnica è qualcosa di sacro: la domenica prima della partita viene la riunione tecnica. In che consiste? Parliamo di tecnica, tattica, mostriamo immagini su come fare male, su come non farci male. Dopodiché avviene un discorso motivazione da parte mia, altamente motivazionale, in base alle situazioni. Se devo alzare la tensione, la devo abbassare. E io dopo tutto questo, dopo tutto questo lavoro in cui preparo la partita, tecnica, tattica, parlo di motivazioni altissime, che faccio? Dico: 'ragazzi però non vi preoccupate, oggi è tutto a posto, facciamo pareggio', davanti a 25 persone. Mi rendo ridicolo davanti a 25 persone, davanti alle loro famiglie, perchè poi la racconteranno in famiglia, davanti ai loro procuratori. Questa è stata l'accusa infamante che ha portato Antonio Conte al calcioscommesse, ad essere lo spot di questo calcioscommesse. Io che non ho mai scommesso".

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"Agghiacciante quello che dicono"

Tra gli stralci più pregni d'intensità della conferenza, sicuramente è quello relativo alla credibiltà: "Oggi mi ritrovo che il signor Carob... il signor 'Pippo', 'Pippo', perchè è 'Pippo' per la Procura, non è Filippo Carobbio, è Pippo, perchè ormai siam diventati pappa e ciccia, lo considerano un collaboratore di giustizia. Vedendo che l'han zittito cinque volte e vedendo che l'hanno zittito l'ultima volta il 10 luglio, prima che ascoltassero me, io lo considero più un aggiustatore di presunta giustizia. Il signor Pippo, per la Procura è definito un bugiardo, bugiardo, non credibile, quando dalla Procura Federale Pippo, non Filippo, Pippo Carobbio, persona altamente credibile. Antonio Conte, è poco credibile, non credibile. Allora io penso anche che la credibilità uno la ottiene nella vita, giorno dopo giorno e io nella mia vita penso di aver ottenuto grande credibilità, a differenza di chi si è venduto le partite, ha venduto se stesso, la sua famiglia e i suoi compagni, da tre anni. E io devo sentire lui altamente credibile e io poco credibile, da chi? Dalla Procura Federale".

E a tal proposito: "La sapete la Procura Federale? I metodi della Procura Federale li avete letti? Forse sono passate inosservate le interviste di Locatelli, di Paoloni. A me no. Locatelli e Paoloni che dicono? 'Non abbiamo detto quello che volevano sentirsi dire. Non abbiamo messo dentro nomi importanti per abbassarci la pena'. Questo dicono. Agghiacciante quello che dicono, agghiacciante quello che dicono, però questo non interessa. Ai giustizialisti non interessa questo. Non interessa il modo di fare che ha la Procura".

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"Il patteggiamento è un ricatto"

Arriva poi uno dei passaggi più iconici della conferenza di Conte: "Non interessa quando si parla di patteggiamento: il patteggiamento è un ricatto, il patteggiamento è un ricatto che viene fatto purtroppo dai nostri stessi avvocati. Io innocente, devo sentire dal mio avvocato...'Sai, forse, visto questa giustizia che non ci permette di difenderci, di dimostrare la tua innocenza appieno, perché dobbiamo rischiare? Patteggiamo'. Io innocente, io e come tantissimi altri, perché c'è stata la rincorsa al patteggiamento. Il patteggiamento è un ricatto, bello e buono, da questa giustizia. È una vergogna, è una vergogna. Oggi lo posso dire perchè è finito tutto. Finito, tra virgolette, con loro. Perchè c'è ancora un altro appello. Per fortuna è finito con loro. Novara-Siena: accusa infamante per me, per qualsiasi allenatore. Hanno minato la mia credibilità nei confronti di uno spogliatoio".

È a questo punto che Conte ci tiene a precisare: "Però chi mi ha avuto, i miei calciatori, sanno chi è Antonio Conte, così come sanno i calciatori della Juventus chi è Antonio Conte. Non mi ha mai creato problemi, nonostante le notizie sono uscite durante il campionato, notizie false. Oggi dico che si tratta di notizie false, era così prima, però non potevo dirlo. Un'accusa, un'infamia per l'allenatore, che deve essere il leader, deve trasmettere valori positivi, deve trasmettere la vittoria in campo".

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"Antipatico perché vinco? Non è un problema mio"

E ancora: "In cinque anni ho vinto uno Scudetto e ho fatto due promozioni. Sono antipatico perchè vinco? Non è un problema mio. Io faccio il mio lavoro, lo faccio al massimo, chiedendo il massimo prima a me e poi ai miei calciatori e alla società. Do fastidio? Non è un problema mio. Novara-Siena? Prosciolto, bello, prosciolto, cavolo! L'accusa infamante è caduta. E' caduta, dici: 'Che è rimasto?'. N'altra partita che durante questi mesi Antonio Conte non l'ha mai pensato nessuno sui giornali. Eh eh eh eh, sbagliato, eh! C'è Albinoleffe-Siena, dove Conte non poteva non sapere. Io mi sono dovuto far spiegare cinque ore che significa 'non poteva non sapere' dagli avvocati. E se mi dite ancora che ho capito che significa 'non poteva non sapere', io vi dico, ho dei dubbi. Non mi sembra di essere un deficiente da questo punto di vista".

A questo punto Conte si rivolge ai tifosi juventini ma non solo: "Cade un'omessa denuncia e dici: 'Ma sono dieci mesi per due omesse denunce. Ne rimane una. Dici, cavolo, ma forse forse scende la pena, da dieci va a cinque'. No, dieci rimane dieci. Ma io dico: anche qui, ma è assurdo, è assurdo, e oggi lo posso dire, è assurdo tutto quello che mi è successo. Il popolo juventino, non solo, tutti i tifosi, devono sapere quello che mi è stato fatto e quello che mi stanno facendo perché è una vergogna, è una vergogna".

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"Può succedere a tutti, aprite gli occhi"

La rabbia si sposta sul discorso dell'omessa denuncia: "Mi dicono: 'Vi spiego che significa omessa denuncia, no perché così ci capiamo no? Perchè sennò uno poi dice che che scommette, calcioscommesse, uno dice calcioscommesse, sempre scommesse, scommesse, scommese... Qua non c'è niente... Non ho mai scommesso ribadisco. Omessa denuncia: se vedevo qualcosa, avrei dovuto denunciare. Ma se non ho visto niente, io che devo denunciare? Ma mi devo inventare una denuncia? Ma di che stiam parlando? Ma di che stiam parlando? Vi dico, sinceramente, dopo questa vicenda io oggi, per assurdo dopo questa vicenda, inizio ad avere il timore di andare lì dentro, nello spogliatoio, dove devo essere un leader e di magari litigare con un calciatore. Il timore e la paura di mandare un calciatore in tribuna, perchè un domani che succede? Uno impazzisce, si alza e inizia a denunciare, tanto questo ha dimostrato la giustizia, la giustizia sportiva oggi ha dimostrato questo".

Poi la conclusione: "Si è creduto ad uno che si è venduto per tre anni e mezzo le partite, ha venduto lui, la sua famiglia, i suoi compagni e han creduto a lui. Allora io ho paura, ho paura. O mi metto una telecamerina qua in testa, quando giro devo avere la telecamerina, in modo da avere 24 ore su 24, quello che succede, altrimenti bisogna aver paura. E dico un'altra cosa: ai miei colleghi, ai calciatori, oggi è successo a me e a tanti altri, domani può accadere a loro. Non mettiamo la testa sotto la sabbia, perché tanto è successo a lui o è successo a loro, a quelli che sono stati deferiti e incolpati. Può succedere a tutti. E aprite gli occhi. Grazie".

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La mancata squalifica di Acerbi e lo sconcerto di Juan Jesus. La decisione del giudice sportivo Gerardo Mastandrea, secondo il quale «non si raggiunge il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto dell’offesa recata», è arrivata sulla scorta di un principio inderogabile, quello del garantismo. In passato però la giustizia sportiva ha spesso derogato anche di fronte all'assenza di effettivi riscontri. Uno dei casi più celebri - difficile da dimenticare per la Juve e i suoi tifosi - è stato quello che si è concluso con la squalifica di 10 mesi ad Antonio Conte nel 2012 per le scommesse in nome del "Non poteva non sapere".

Conte, l'indimenticabile conferenza sul calcioscommesse

Altrettanto indimenticabile la conferenza stampa dell'allora tecnico della Juventus una volta comminata la pena: "Sono rimasto allibito, allibito dall'intervento di un componente della Commissione che mi ha giudicato. Un qualcosa di grave. Un qualcosa di mai visto. Reputo questo comportamento da parte di questo signore, improprio e fuori dalle regole. Parliamo di regole e questo signore le regole dovrebbe rispettarle. E dovrebbe soprattutto farle rispettare. Invece che vedo? Vedo un signore che forse per uscire sulle prime pagine di tutti i giornali nazionali, grazie a me e al mio nome, prende e fa delle dichiarazioni quantomeno inopportune. Non so se da tifoso, ma sicuramente inopportune. E che mi fanno pensare che forse c'è qualcosa di personale nei miei confronti da parte di questo signore. Come ho detto mi sono sempre comportato in maniera corretta, sempre, sempre, nonostante il dolore e la consapevolezza di aver subito delle gravi ingiustizie, gravissime ingiustizie".

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