Praticamente un gioco di prestigio: c’è una Juventus che attacca, difende alta e non rischia nulla, poi sparisce e, dopo l’intervallo, ne esce una che si abbassa fino all’area piccola, crea poco, rischia di brutto. Così il mago Allegri passa all’incasso di tre punti che fortificano la qualificazione Champions al punto che la Juventus potrebbe perderla solo con un suicidio sportivo. Anche contro la Lazio in Coppa Italia c’erano state due facce di una Juventus che è tornata a vincere, non a convincere: non si può dichiararla guarita dalla crisi di febbraio e marzo, della quale si continuano a percepire gli stessi difetti, ma è quel momento della stagione in cui i punti pesano di più.
Una Juve di transizione
Nei giorni in cui si chiacchiera tanto di cambio di allenatore, Massimiliano Allegri torna a vincere a modo suo, confermando tutto quello che può dare a questa squadra (e non è poco, nonostante il rumore dei detrattori) e anche tutto quello che non può dare e non darà mai (e resta un punto importante nella programmazione del futuro). Allegri divide le opinioni e polverizza le posizioni su di lui, ma forse il problema non è stabilire se Allegri è l’uomo giusto (perché ci sono dei fatti oggettivi che lo dimostrano), quanto capire se è al posto giusto nel momento giusto, in una Juventus di transizione e che, forse, pensa un futuro di un altro tipo. Dopodiché si fa sempre più violenta la rissa verbale fra chi rinfaccia i risultati e chi strepita per il gioco e l’atteggiamento, in pratica fra chi si inebria del bicchiere mezzo pieno del primo tempo e chi non si disseta con quello mezzo vuoto della ripresa.