Juve, il senso delle parole di Elkann e quella citazione tutt’altro che casuale

Il futuro di Torino passa dal derby: la Conference per i granata e la Champions per i bianconeri

Il derby resta il derby, neanche trent’anni a senso unico o quasi riescono a estirpare il gusto di una partita che va oltre e che, nonostante tutto, riesce a scavare nei ricordi e nei sentimenti, pilastri su cui si regge, talvolta traballante, la passione per il calcio nel terzo millennio. Che poi Torino non si infuochi come Roma è questione di abitudini, caratteri e attitudini, ma che sotto la sobrietà bruci comunque la fiamma del derby è indubbio. Anche nel granata più assopito dall’anestesia dei decimi posti, anche nello juventino più snob nei confronti del Toro, sotto sotto prude la voglia di vincere. Nei primi per seppellire di sfottò gli avversari, nei secondi per vivere tranquilli almeno fino al prossimo derby.

Un motivo in più per vincere

Insomma, proveranno a sminuirlo in tutti i modi il derby di Torino, magari ricordando che una volta valeva lo scudetto e c’erano uomini veri in campo «e non come ora...», ma contro la nostalgia oggi c’è una qualificazione in Europa che condisce il derby. Era un po’ che la partita non valeva qualcosa di concreto per entrambe le squadre. Questo pomeriggio Torino e Juventus avranno un motivo in più per vincere. Da una parte c’è il sogno di raggiungere la Conference League, dall’altra la necessità di blindare la qualificazione alla prossima Champions. La Torino del calcio guarda all’Europa, con la possibilità di portarci due squadre. Non è cosa da poco, soprattutto in una stagione dove le vicissitudini dell’una e dell’altra squadra rischiavano di ammosciare il clima.

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Il senso della lettera di Elkann

La notizia che l’Italia potrà quasi certamente avere una quinta squadra in Champions League, facendo scalare di una posizione l’accesso all’Europa, aumenta le speranze del Torino di strappare un biglietto importante e tranquillizza la Juventus, che con un paio di vittorie da qui alla fine non dovrebbe correre rischi. Il tutto mentre il primo Football Benchmark Golden Boy Index, la classifica mobile dei cento migliori Under 21 europei, vede comparire un giocatore da entrambe le parti. Yildiz per la Juventus e Gineitis per il Toro sono segnali di salute per il calcio della città, che non è più una fucina di talenti, ma deve rinascere intorno ai giovani. Una volta erano una prerogativa granata che aveva una cultura e una tradizione micidiali nell’allevare talenti e guerrieri. Oggi, i giovani, sono diventati la specialità della Juventus, che sta fondando la sua rinascita intorno alla ricerca dei campioni prima che siano inaccessibili.

È questo il senso delle parole di John Elkann per consacrare Cristiano Giuntoli. Non è casuale la citazione di Elkann, che poi si è prestata a molte interpretazioni, non tutte corrette. John ha indicato la strada per il futuro del club. La Juventus rinasce per l’ennesima volta, con n modello di sviluppo sostenibile che poi dovrà necessariamente essere il modello italiano nei prossimi dieci o quindici anni. Il derby, nel quale potranno scendere in campo (titolari o dalla panchina) un folto gruppo di giocatori nati dopo il 2000 può essere il trampolino per quel futuro. Dall’altra parte il Torino cerca il suo futuro con una vittoria che lo proietti davvero verso una coppa europea: sarebbe un passaggio non solo sportivamente esaltante, ma l’occasione per quel salto di qualità nella composizione della rosa che i tifosi sognano e che renderebbe il derby della prossima stagione ancora più appassionante.

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Il derby resta il derby, neanche trent’anni a senso unico o quasi riescono a estirpare il gusto di una partita che va oltre e che, nonostante tutto, riesce a scavare nei ricordi e nei sentimenti, pilastri su cui si regge, talvolta traballante, la passione per il calcio nel terzo millennio. Che poi Torino non si infuochi come Roma è questione di abitudini, caratteri e attitudini, ma che sotto la sobrietà bruci comunque la fiamma del derby è indubbio. Anche nel granata più assopito dall’anestesia dei decimi posti, anche nello juventino più snob nei confronti del Toro, sotto sotto prude la voglia di vincere. Nei primi per seppellire di sfottò gli avversari, nei secondi per vivere tranquilli almeno fino al prossimo derby.

Un motivo in più per vincere

Insomma, proveranno a sminuirlo in tutti i modi il derby di Torino, magari ricordando che una volta valeva lo scudetto e c’erano uomini veri in campo «e non come ora...», ma contro la nostalgia oggi c’è una qualificazione in Europa che condisce il derby. Era un po’ che la partita non valeva qualcosa di concreto per entrambe le squadre. Questo pomeriggio Torino e Juventus avranno un motivo in più per vincere. Da una parte c’è il sogno di raggiungere la Conference League, dall’altra la necessità di blindare la qualificazione alla prossima Champions. La Torino del calcio guarda all’Europa, con la possibilità di portarci due squadre. Non è cosa da poco, soprattutto in una stagione dove le vicissitudini dell’una e dell’altra squadra rischiavano di ammosciare il clima.

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