Zola, la Juve e la Next Gen: il paragone con Yildiz e la convinzione su Soulé

Intervista all'ex fantasista del Chelsea e della Nazionale, attuale vice presidente della Lega Pro: "In Serie C i ragazzi si possono confrontare contro avversari assatanati giocando gare in cui i punti pesano davvero"

«Siamo orgogliosi che la Juventus abbia creduto in questo progetto: sono stati i primi a farlo e ora anche l’Atalanta sta raccogliendo ottimi frutti. Non a caso altri club (Milan, ndr) appaiono pronti a investire sulle seconde squadre. La presenza in Serie C di questi grandi club aiuta a far salire il livello di tutto il movimento della terza serie: al tempo stesso le società trovano nella C la palestra ideale, dove far crescere i propri giovani in maniera qualitativa e formativa». Sorride orgoglioso Magic Box. Gianfranco Zola, ex fantasista di Chelsea e Napoli e attuale Vice Presidente vicario della Lega Pro è sempre stato tra i sostenitori dell’introduzione delle seconde squadre nel calcio professionistico. Una riforma che sta dando frutti importanti, visto che sono sempre di più i ragazzi volati dalla C alla Serie A in questi anni. Con la Juventus, prima a credere in questo progetto, che ora si gode l’esplosione dei vari Soulè, Yildiz, Miretti, Huijsen, Fagioli e Barrenechea.

La cosa che colpisce è l’immediato salto che tanti ragazzi hanno fatto dalla Seconda Squadra alla Serie A senza patire le due categorie di differenza.

«La Serie C è e dev’essere il serbatoio del calcio italiano. Lo dico non da parte in causa, ma perché ne sono convinto intellettualmente. Da noi i giovani crescono, confrontandosi con un campionato vero dove i punti pesano e le pressioni si fanno sentire affrontando avversari esperti e smaliziati. Un percorso ideale per completare la crescita, tanto che poi sono pronti per ben figurare anche in Serie A. I ragazzi della Juve hanno, infatti, trovato spazio con continuità in prima squadra, ritagliandosi un ruolo importante».

E infatti sempre più società intendono puntare sull’Under 23 in C piuttosto che sulla Primavera…

«I campionati giovanili, inclusa la Primavera, hanno la funzione di far crescere piano piano i giocatori, che però poi al termine del loro percorso non sono ancora pronti per i campionati maggiori. Manca uno step che è appunto quello della Serie C, dove i ragazzi si possono confrontare contro avversari assatanati giocando gare in cui i punti pesano davvero. A quel punto un giovane, per essere competitivo, deve andare oltre e in qualche modo matura e completa la sua crescita. Adesso in A è pieno di ragazzi che hanno fatto questo percorso. A dimostrazione di come i fatti suffraghino le mie parole».

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"Guardiola e Ancelotti, molti cercano di..."

L’unica nota dolente è che il nostro calcio non produce più numeri 10. Da troppi anni non escono i nuovi Zola, Baggio, Totti e Del Piero. Come mai?

«Stiamo facendo fatica a produrre talenti, questo è vero. Un fattore importante è che ci sono sempre meno bambini che giocano a pallone. Un conto è l’Academy, un conto è giocare per strada, dove sviluppi una serie di abilità che poi ti permettono di avere una marcia in più. Spesso e volentieri i nostri ragazzi oggi si dedicano al calcio 2 volte alla settimana per un’ora e mezza. Noi giocavamo per strada con gli amici per 3 ore tutti i giorni. A questo bisogna aggiungere che il calcio è un po’ cambiato nel suo sviluppo. Adesso il ruolo del numero 10 è stato assorbito dalle mezzali, che sono di qualità e i giocatori di fantasia vengono impiegati sugli esterni, visto che tanti giocano soprattutto col 4-3-3. Per questo stanno sparendo i trequartisti che non sono più figure centrali all’interno del gioco. Indubbiamente bisogna dare più spazio alla creatività, perché stiamo avendo problemi di qualità. Ce n’è troppo poca rispetto al passato».

Non è che mancano pure gli insegnanti adatti nei Settori Giovanili?

«Purtroppo molti allenatori a quei livelli cercano di scimmiottare Guardiola e Ancelotti invece di insegnare ai bambini di 9-10 anni a giocare. Cercano di mettersi in mostra loro per fare carriera a scapito della crescita dei bambini. Noi a livello tecnico alla loro età eravamo già fortissimi, perché giocavamo sempre per strada. Oggi invece nelle giovanili servirebbe far fare quintali di tecnica individuale…».

Baggio ci raccontava che il talento non basta senza la passione. I nostri giovani l’hanno un po’ persa verso il calcio?

«Oggi ci sono molte più distrazioni. Noi per divertici avevamo soltanto il pallone o una racchetta da tennis. Indubbiamente il calcio non è più al primo posto per tanti ragazzi. Le racconto questa: quando torno a Oliena non vedo mai un bambino giocare per strada o nei campetti. Invece a Marrakesh ci sono ogni giorno decine di ragazzi e adulti per strada a giocare a pallone…».

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"Yildiz fortissimo, Soulé impressionante"

L’astro nascente della Juventus è Kenan Yildiz, svezzato proprio dalla Next Gen in Serie C.

«Fortissimo. Mi piace davvero tanto. Ha qualità importantissime per fare una carriera di altissimo livello. Il paragone di Ravanelli con me? In certe cose ci assomigliamo, ma io ero più punta tanto che a Parma e al Chelsea facevo il falso nueve. Lui lo vedo più centrocampista rispetto a me: gioca maggiormente di raccordo tra le linee come uomo assist. La Juve comunque ha in casa un talento incredibile».

Un altro in rampa di lancio è Soulè…

«L’ho visto spesso anche dal vivo quando era in Next Gen e mi ha sempre impressionato. Parliamo di un talento purissimo con un gran bel dribbling. A Frosinone sta facendo benissimo. Per me è pronto l’anno prossimo per essere grande protagonista anche alla Juventus».

Lei al Chelsea con Sarri ha allenato Loftus Cheek: immaginava potesse fare così bene al Milan?

«Non avevo nessun dubbio che il suo arrivo al Milan sarebbe stato un successo, visto che conosco bene le sue qualità. Ha dribbling, palleggio, eccelle in fase difensiva e potenzialità enormi. Non mi sorprende che stia facendo così bene, avrei scommesso qualsiasi cifra sul fatto che sì sarebbe imposto alla grande in Serie A».

Si aspettava di più invece dal suo Napoli?

«È stata una forte delusione quest’anno. Ha perso una figura importante come Spalletti che era il leader e l’artefice principale dello scudetto. Qualche giocatore importante ha vissuto un po’ di appannamento e tutte queste cose insieme sono costate punti importanti in classifica».

Chi invece l’ha stupita?

«Il Bologna ti casca all’occhio. Sta facendo grandi cose ed è meritatamente in zona Champions. Faccio un plauso alla società che ha scelto Motta: Thiago è stato davvero molto bravo, migliorando i giocatori a sua disposizione e ottenendo grandi risultati con un bel gioco».

A proposito: in rampa di lancio ci sono anche De Rossi, Gilardino e Palladino…

«C’è una nuova generazione di allenatori che cercano sempre di più il gioco. Fa piacere vedere che sempre più squadre cercano di raggiungere i risultati attraverso il gioco e le idee. Sono convinto faranno grandi cose anche in futuro».

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«Siamo orgogliosi che la Juventus abbia creduto in questo progetto: sono stati i primi a farlo e ora anche l’Atalanta sta raccogliendo ottimi frutti. Non a caso altri club (Milan, ndr) appaiono pronti a investire sulle seconde squadre. La presenza in Serie C di questi grandi club aiuta a far salire il livello di tutto il movimento della terza serie: al tempo stesso le società trovano nella C la palestra ideale, dove far crescere i propri giovani in maniera qualitativa e formativa». Sorride orgoglioso Magic Box. Gianfranco Zola, ex fantasista di Chelsea e Napoli e attuale Vice Presidente vicario della Lega Pro è sempre stato tra i sostenitori dell’introduzione delle seconde squadre nel calcio professionistico. Una riforma che sta dando frutti importanti, visto che sono sempre di più i ragazzi volati dalla C alla Serie A in questi anni. Con la Juventus, prima a credere in questo progetto, che ora si gode l’esplosione dei vari Soulè, Yildiz, Miretti, Huijsen, Fagioli e Barrenechea.

La cosa che colpisce è l’immediato salto che tanti ragazzi hanno fatto dalla Seconda Squadra alla Serie A senza patire le due categorie di differenza.

«La Serie C è e dev’essere il serbatoio del calcio italiano. Lo dico non da parte in causa, ma perché ne sono convinto intellettualmente. Da noi i giovani crescono, confrontandosi con un campionato vero dove i punti pesano e le pressioni si fanno sentire affrontando avversari esperti e smaliziati. Un percorso ideale per completare la crescita, tanto che poi sono pronti per ben figurare anche in Serie A. I ragazzi della Juve hanno, infatti, trovato spazio con continuità in prima squadra, ritagliandosi un ruolo importante».

E infatti sempre più società intendono puntare sull’Under 23 in C piuttosto che sulla Primavera…

«I campionati giovanili, inclusa la Primavera, hanno la funzione di far crescere piano piano i giocatori, che però poi al termine del loro percorso non sono ancora pronti per i campionati maggiori. Manca uno step che è appunto quello della Serie C, dove i ragazzi si possono confrontare contro avversari assatanati giocando gare in cui i punti pesano davvero. A quel punto un giovane, per essere competitivo, deve andare oltre e in qualche modo matura e completa la sua crescita. Adesso in A è pieno di ragazzi che hanno fatto questo percorso. A dimostrazione di come i fatti suffraghino le mie parole».

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