Così la Juve ha scardinato l’Atalanta: il segreto che ha mandato Gasperini ko

I bianconeri accettano i duelli a tutto campo e mettono alle strette la squadra bergamasca

Il gol di Vlahovic all'alba del match, talmente fulmineo che ha pure avuto il tutt'altro che trascurabile merito di spegnere ogni commento circa l'oscena storpiatura dell'Inno da parte di Albano, è stato calcisticamente il manifesto tattico della gara preparata da Allegri (e dal suo staff: lui da solo mica sarebbe capace, ovviamente) a fronte di una squadra, l'Atalanta, che ha il suo credo inossidabile nella marcatura a uomo a tutto campo. Ma se capita, come è capitato a Cambiaso, che un esterno abbia la lucidità e il tempismo di uscire dalla linea e dallo sparito di marcatura per indovinare la verticalizzazione, allora ecco che il grimaldello fa saltare la cassaforte avversaria. Anche perché, stavolta, Vlahovic è stato bravissimo a difendere palla sul ritorno di Hien e a battere Carnesecchi in uscita.

La mossa tattica per battere la Dea

Certo, un gol in una finale dopo soli 4’ sposta le prospettive (al contrario si sarebbe detto che la Juve aveva sbagliato approccio, così chissà...), ma quel che accade dopo, durante tutto lo spazio del primo tempo, ha raccontato di una squadra bianconera compatta nell'insieme, ma soprattutto, viste le caratteristiche dell'avversario, individualmente mentalizzata in maniera perfetta ad accettare il duello singolo per cercare di vincerne il maggior numero possibile. Perché, al di là dei percorsi e della retorica, l'Atalanta di Gasperini che sta bene, come sta bene ora, la puoi battere solo in due modi: o con il palleggio da “giro palla”, e non è roba che apparitene a questa Juve, o, appunto, con i duelli. Esemplari, nel primo tempo, quelli dei difensori bianconeri che non hanno concesso la minima opportunità agli attaccanti avversari, tanto è vero che nell'intervallo Gasperini ha “tenuto giù” un ectoplasmatico De Ketelaere (ah, la personalità…).

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Gli episodi della gara

La Juve ha rischiato nulla e ha accettato appunto la sfida, ma ha avuto il torto di sfruttare male alcune ripartenze. Gasperini ha provato a cambiare molto in avvio ripresa, ma l'episodio che avrebbe potuto indirizzare definitivamente il match lo ha firmato Maresca al 10’ della ripresa, quando non ha fischiato un rigore solare per l'intervento di Hien su Vlahovic nell'area bergamasca. Non è un caso che, immediatamente dopo, Gasperini abbia tolto proprio Hien per fare entrare Scalvini. Ma è stata ancora la Juve a costruire clamorose opportunità in contropiede, anche se pian piano si è abbassata molto rischiando sulla capacità di inserimento di Miranchuk. Il gol annullato per fuorigioco millimetrico a Vlahovic, al 28', è una scarica di adrenalina sulla partita. L'Atalanta resta aggrappata soprattutto grazie a Lookman (palo esterno al 35'), Miretti rende il legno (ma assai più clamoroso) al 39'. Perin sigilla la Coppa al 49' e la Juve finisce in gloria. Tattiche, narrazioni, retoriche, antipatie e simpatie finiscono nel cestino della carta straccia: la testa e l'abitudine a vincere fanno la differenza. Perché il calcio è semplice.

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Il gol di Vlahovic all'alba del match, talmente fulmineo che ha pure avuto il tutt'altro che trascurabile merito di spegnere ogni commento circa l'oscena storpiatura dell'Inno da parte di Albano, è stato calcisticamente il manifesto tattico della gara preparata da Allegri (e dal suo staff: lui da solo mica sarebbe capace, ovviamente) a fronte di una squadra, l'Atalanta, che ha il suo credo inossidabile nella marcatura a uomo a tutto campo. Ma se capita, come è capitato a Cambiaso, che un esterno abbia la lucidità e il tempismo di uscire dalla linea e dallo sparito di marcatura per indovinare la verticalizzazione, allora ecco che il grimaldello fa saltare la cassaforte avversaria. Anche perché, stavolta, Vlahovic è stato bravissimo a difendere palla sul ritorno di Hien e a battere Carnesecchi in uscita.

La mossa tattica per battere la Dea

Certo, un gol in una finale dopo soli 4’ sposta le prospettive (al contrario si sarebbe detto che la Juve aveva sbagliato approccio, così chissà...), ma quel che accade dopo, durante tutto lo spazio del primo tempo, ha raccontato di una squadra bianconera compatta nell'insieme, ma soprattutto, viste le caratteristiche dell'avversario, individualmente mentalizzata in maniera perfetta ad accettare il duello singolo per cercare di vincerne il maggior numero possibile. Perché, al di là dei percorsi e della retorica, l'Atalanta di Gasperini che sta bene, come sta bene ora, la puoi battere solo in due modi: o con il palleggio da “giro palla”, e non è roba che apparitene a questa Juve, o, appunto, con i duelli. Esemplari, nel primo tempo, quelli dei difensori bianconeri che non hanno concesso la minima opportunità agli attaccanti avversari, tanto è vero che nell'intervallo Gasperini ha “tenuto giù” un ectoplasmatico De Ketelaere (ah, la personalità…).

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