TORINO - Si è riaccesa la rivalità, e ancor prima che si accendesse la sfida. Juventus-Inter non è stata assolutamente una partita come le precedenti, si è percepito dall’umore dello Stadium, dalla carica sugli spalti. Dalla coreografia e dalle bandiere, bianche e nere, piene d’orgoglio. E pure da com’è stato caricato il tifo. Diversamente, ed evidentemente. Tutto è iniziato con una frase che non lascia spazio a interpretazioni, facendosi guidare facilmente dalla malizia: a pochi istanti dal fischio d’inizio, la voce dello speaker si è levata infatti in maniera chiarissima. Recitando: "38 Scudetti, tre stelle, migliaia i cuori, milioni i nostri tifosi nel mondo che aspettano il fischio d’inizio. Undici i nostri ragazzi in campo per dare tutto fino alla fine". Numeri importanti, numeri che raccontano una storia e una ferita dolorosissime - Calciopoli non si dimentica mai - e ancora aperta in alcuni punti nevralgici. Numeri che parlano inoltre della distanza da quelli che oggi sembrano più forti, e che un tempo, neanche troppo distante, venivano affrontati senza alcun timore reverenziale.

Juve, la carica dello Stadium nella sfida contro l'Inter
Naturalmente, la risposta dello Stadium è stata di ovazione assoluta: dagli spalti sono piovuti applausi, cori, incitamento, la grande emozione di una sfida carica di significato così come di adrenalina. Che no, non è calata neanche con il primo tempo, e nemmeno con le occasioni enormi della squadra di Inzaghi, evidentemente caricata da un ambiente bollente e da una chicca chissà se notata dagli stessi giocatori - per tifosi e addetti ai lavori, invece, nessun dubbio - sul tabellone ai lati dello Stadium, le tre stelle a campeggiare di fianco al cronometro, rigorosamente su tutte le azioni di gioco trasmesse.