"Tudor, che scintille con Conte! Le similitudini e il consiglio di Ventrone"

L'ex tecnico del Siena Gigi De Canio racconta la sua esperienza con il neo-allenatore della Juve: "Mi aspettavo una carriera importante anche in panchina"

Già nell’anno e mezzo alle mie dipendenze al Siena Igor mostrava l’attitudine al ruolo di tecnico. Era il mio allenatore in campo”. Parola di Gigi De Canio. Il trainer materano è stato il primo che ha allenato il croato dopo il suo addio alla Juve da calciatore. Due campionati insieme corredati da altrettante salvezze raggiunte. La seconda con un amico speciale in comune: quell’Antonio Conte lanciato in Toscana proprio da De Canio in panchina come suo secondo nella stagione 2005/06. 

A distanza di quasi vent’anni si può dire che era immaginabile vedere Tudor brillare anche da allenatore? 
Direi proprio di sì. Igor aveva molto ben sviluppato il senso tattico, perciò mi aspettavo potesse fare una carriera importante anche in panchina. Con me a Siena giocava sistematicamente quasi sempre da centrocampista centrale. Lo schieravo in mezzo al campo in modo da sfruttare la sua grande intelligenza tattica”. 

Invece nello spogliatoio com’era il croato?
Tudor era uno che si faceva rispettare. Aveva una personalità forte che metteva al servizio del gruppo per trascinare i compagni verso l’obiettivo da raggiungere. Quando parlava, lo ascoltavano tutti in silenzio. Un vero leader”.  

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Le parole su Conte e Ventrone

Nel suo secondo anno senese c’era anche Conte… Che risate e che scintille tra quei due! Ad Antonio lasciavo durante la settimana la gestione dei movimenti dei vari reparti, in particolare per la sua esperienza spesso si concentrava sui centrocampisti e così doveva allenare direttamente Tudor. Erano due caratteri forti e Igor aveva spesso da ridire sui modi e sugli ordini di Conte, ma sempre con rispetto dei ruoli ed educazione. Allora Antonio ci andava ancora più duro negli allenamenti. Era una sfida continua. Seppur buoni amici, nelle sedute e nelle partitelle non si risparmiavano affatto per prevalere l’uno sull’altro”. 

Una cultura del lavoro trapiantata da Ventrone che lei prese proprio dalla Juve.
Lo volli come preparatore e fu proprio Giampiero a consigliarmi di prendere Conte come vice. Secondo lui Antonio sarebbe stato utile per spiegare ai giocatori le sue metodologie di lavoro. Tra noi si stabilì un bel connubio da subito. Antonio aveva già allora una voglia di vincere travolgente. In panchina era una furia e non riusciva a restare calmo. Tanto che già durante la prima partita ufficiale mi chiese se poteva urlare ai giocatori; perché non riusciva a stare tranquillo in panchina come invece ero io. Ci completavamo a vicenda: io più pacato e riflessivo, lui più istintivo e impetuoso”.

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"Juve, le rivoluzioni non pagano"

Tudor sembra Conte come allenatore. Lei che li conosce bene sposa questo paragone? Si somigliano, entrambi sono passionali e coinvolgenti. Antonio era ed è tuttora bravissimo a catturare subito l’attenzione dei giocatori, entrando nella loro testa e nel loro cuore. Penso che pure Igor possa fare la stessa cosa alla Juve. Sono molto diretti nel parlare in faccia ai calciatori, che alla lunga apprezzano questa loro chiarezza e danno il massimo per loro”. 

Vista da lontano cosa non ha funzionato nella Juve di Motta?
Le grandi rivoluzioni in casa Juve non hanno mai pagato. La Juventus è una società che ha una sua storia e una sua identità, difficile cambiarla. Bisogna vincere. In più in ogni grande squadra ci devono essere i leader di riferimento nello spogliatoio. Aver tolto giocatori importanti come Danilo, Szczesny e Rabiot per ringiovanire così tanto è stato un errore. Idem lasciare tutto in mano all’allenatore e alle sue idee di gioco si è rivelato un azzardo che non ha pagato. Adesso con l’arrivo di Tudor mi aspetto una scossa positiva”.

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Già nell’anno e mezzo alle mie dipendenze al Siena Igor mostrava l’attitudine al ruolo di tecnico. Era il mio allenatore in campo”. Parola di Gigi De Canio. Il trainer materano è stato il primo che ha allenato il croato dopo il suo addio alla Juve da calciatore. Due campionati insieme corredati da altrettante salvezze raggiunte. La seconda con un amico speciale in comune: quell’Antonio Conte lanciato in Toscana proprio da De Canio in panchina come suo secondo nella stagione 2005/06. 

A distanza di quasi vent’anni si può dire che era immaginabile vedere Tudor brillare anche da allenatore? 
Direi proprio di sì. Igor aveva molto ben sviluppato il senso tattico, perciò mi aspettavo potesse fare una carriera importante anche in panchina. Con me a Siena giocava sistematicamente quasi sempre da centrocampista centrale. Lo schieravo in mezzo al campo in modo da sfruttare la sua grande intelligenza tattica”. 

Invece nello spogliatoio com’era il croato?
Tudor era uno che si faceva rispettare. Aveva una personalità forte che metteva al servizio del gruppo per trascinare i compagni verso l’obiettivo da raggiungere. Quando parlava, lo ascoltavano tutti in silenzio. Un vero leader”.  

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