TORINO - Chi lo aveva frettolosamente bollato come bidone sarà rimasto positivamente colpito dalla prestazione di Alberto Costa sabato pomeriggio all’Olimpico di Roma nel pareggio contro la Lazio: il termine “sorpresa” è quello più gettonato, ma in realtà chi lo vede tutti i giorni in allenamento non è rimasto così stupito. Certo, negli occhi dei tifosi c’era ancora il clamoroso errore di Bologna, a due passi dalla porta, quando è scivolato sul più bello divorandosi una clamorosa palla gol che avrebbe cambiato probabilmente l’esito della sfida e forse dell’intera stagione bianconera. Ma con la Lazio, probabilmente per la prima volta in stagione, si è visto per davvero il potenziale del portoghese, che il dt juventino Giuntoli ha prelevato a gennaio dal Vitoria Guimaraes a titolo definitivo per 12,5 milioni di parte fissa (pagabili in quattro esercizi) più 2,5 milioni di eventuali bonus e 1,3 milioni di oneri accessori.
Le scelte di Thiago Motta
Un’operazione che ha fatto storcere il naso all’opinione pubblica bianconera, ma che andrà giudicata sul medio-lungo periodo: nell’immediato, certo, l’impatto del portoghese è stato quasi nulla e non solo per suoi limiti. Arrivato a metà gennaio, Alberto era stato accolto con fiducia, ma era stato subito escluso dalla lista Uefa a inizio febbraio per lasciare spazio agli evidentemente più funzionali Kelly, Veiga e Kolo Muani. Thiago Motta lo aveva ritenuto non pronto, avendolo lasciato in panchina per sei partite di campionato consecutive, però a parole lo aveva rassicurato pubblicamente, prima dell’esordio (una manciata di minuti nel disastroso quarto di finale perso con l’Empoli): «Lo sto vedendo molto bene da quando è arrivato. È molto attento, poi ha un fisico molto importante. Quando arriverà la sua opportunità lo farà molto bene. Ha grande fame e vuole dimostrare il suo valore». Con Motta in realtà è sceso in campo tre volte, sempre da subentrato, in altrettante partite di campionato, senza lasciare il segno.