Jadon "The Rocket", Malik "il re"
Il soprannome “The Rocket” (il razzo) che gli avevano affibbiato sin da quando, undicenne, era nelle giovanili del Watford, gli calzava a pennello. Per la sua velocità e il suo dribbling fulmineo. Nato a Camberwell, quartiere meridionale di Londra, cresciuto nel “borough” di Kennington, sempre a Sud della capitale inglese, e trasferitosi a 6 anni a Watford, nell’Hertfordshire, ha origini caraibiche: la mamma è giamaicana mentre suo padre Sean, che lo portava da piccolo a vedere le partite del Chelsea, è di Trinidad & Tobago con discendenze guyanesi. Il nome di famiglia Sancho altro non è che un’alterazione centramericana del classico cognome spagnolo Sánchez. I suoi due primi nomi sono invece antitetici dal punto di vista religioso: Jadon, citato nella Bibbia, in ebraico significa “riconoscente” mentre Malik è tipicamente arabo: vuol dire “re”.
A Dortmund show con Haaland e Bellingham
A Dortmund ha giocato a fianco di grandissimi giocatori. Su tutti due Golden Boy: Erling Haaland, classe 2000 come lui, e Jude Bellingham, classe 2003. Ma Jadon ha apprezzato in particolare i saggi consigli dell’esperto centrocampista difensivo belga d’origine martinicana Axel Witsel (oggi 36enne, svincolatosi dall'Atlético Madrid). Vinta una Coppa e una Supercoppa di Germania con il Borussia – difficilissimo spezzare l’egemonia della corazzata Bayern in Bundesliga: per i gialloneri due secondi posti, un terzo e un quarto posto in 4 stagioni – nel 2021 è tornato in Inghilterra nel Manchester United. E qui qualcosa s’è rotto.
