TORINO - Incompleta, scostante e già a corto di energie. Sono bastate giusto 8 partite perché i limiti della rosa bianconera venissero a galla. Un gruppo giovane e ambizioso, costruito con criterio ma dentro i confini severi della nuova politica societaria, dove ogni scelta deve fare i conti con la sostenibilità. La Juve di Tudor corre, lotta, prova a reinventarsi, ma paga un’evidente mancanza di alternative sulle corsie: là dove servirebbero idee, fiato e qualità, i pezzi scarseggiano. E quelli a disposizione, non si incastrano tra loro.
Tudor e gli esterni Juve
Un vincolo mica da poco se consideriamo il modulo prediletto dal tecnico bianconero (3-4-2-1) strettamente dipendente dalla propulsione degli esterni. L’arrivo di Joao Mario doveva garantire ampiezza e profondità, equilibrio e fantasia in una corsia impoverita dagli adii di Alberto Costa, Nico Gonzalez e Nicolò Savona. Eppure, Tudor continua a preferirgli interpreti “adattati”, in virtù della più antica delle arti, quella di arrangiarsi. Da Kalulu, lanciato in più occasioni a tutto campo, al soldatino McKennie: a destra le gerarchie sembrano più che definite. Come del resto dimostra lo scarso minutaggio registrato fin qui dal portoghese tra Champions e campionato…
Juve, senza Cambiaso sono dolori
A sinistra, poi la musica è sostanzialmente la stessa: se non gioca Cambiaso per Tudor sono dolori, dal momento che Kostic - reduce da un’estate con le valige in mano, nella speranza che il Fenerbahce lo richiamasse all’appello - non sembra convincerlo più di tanto. Insomma, a gennaio occorrerà mettere nuovamente mano al portafoglio, e l’idea più intrigante (per prezzo e status) risponde al nome di Raphael Guerreiro. L’esterno del Bayern Monaco, poco a poco, è finito ai margini del progetto tecnico di Kompany, deciso a valorizzare profili più “green” e futuribili, a cominciare da Konrad Laimer, ormai a tutti gli effetti il titolare designato sulla corsia sinistra.
