TORINO - Non è stato un giorno come gli altri, alla Continassa. E non è stato nemmeno un confronto come i soliti, quelli post partita, fatti per decriptare alcune scelte e per chiedere le condizioni dei giocatori. No, stavolta è stato diverso, differente nei toni - più fermi - e nelle intenzioni, cambiate come l’umore dopo la disfatta di Como, dove Tudor ha certificato la confusione che aleggiava da tempo, e che finora era stata mascherata giusto dai pareggi, al limite dalle rimonte prodotte. Aveva la squadra in mano, si diceva. Ed è una sensazione presente ancora adesso, persino dopo il ko del Sinigaglia. Perciò è stato più facile ripartire da qui, dal sentimento d’unione che la squadra ha sempre dimostrato di avere, tra gli stessi giocatori e nel rapporto diretto con l’allenatore.
Juve, Comolli e Tudor parlano alla squadra
Il primo a parlare ieri è stato Damien Comolli, dg e presto amministratore delegato: l’ha fatto ai calciatori, e senza mezzi termini. La richiesta è stata di maggiore responsabilità, considerato il momento e la delicatezza di quest’ultimo. Poi è arrivato il turno dell’allenatore, spesso protettivo con i suoi e altrettanto spesso comprensivo: stavolta no, non è stato questo il caso. È stata invece l’opportunità di analizzare il trend, di andare nel dettaglio degli errori, e in particolare di inchiodare al muro i difetti di atteggiamento che non vuole più vedere, a partire dalla delicata sfida di domani, a Madrid e contro il Real. Un incrocio da brividi, ma che non decreterà il futuro della guida tecnica.
