Le chiavi in mano. Per risollevare, ancor prima di imporre. Luciano Spalletti è ben consapevole di un fattore, che poi l’ha convinto più di ogni altro: avrà a disposizione una squadra forte. E lui la considera persino fortissima. Non da poter vincere subito, ma da poterlo fare in poco tempo, perché consapevole che alla Juve ci sia chiaramente tutto tranne però la pazienza di aspettare. Figurarsi dopo anni di carestia. Tant’è: a chi gli ha chiesto informazioni, a chi si è mostrato curioso, Lucio fino a ieri ha rassicurato sul valore della rosa, sulle idee che gli frullano in testa da un po’, su quanto potenziale abbia questo gruppo. Le parole su Tudor - "Chi lo sostituirà sarà fortunato, perché troverà una squadra ben allenata" - non le ha dette tanto per dirle: ci crede davvero, ed è stata la base dei suoi ragionamenti riguardo al primo approccio, tanto psicologico quanto di campo. Inevitabile ripartire dalla difesa a quattro: è il suo marchio, rinnegato in Nazionale e considerato il primo inciampo di una caduta ben più rovinosa.
La Juve agli occhi di Spalletti
Della retroguardia bianconera, Spalletti apprezza la versatilità, il fatto che possa modellarsi a seconda delle siutazioni. Chiaro, si aspetta pragmatismo, specialmente in alcune situazioni in cui la confusione sembrava regnare. Però confida in Bremer, nel suo recupero totale. E nell’amalgama degli interpreti: Kelly ha potenziale, Kalulu lo vede perfetto terzino a quattro. E Gatti? Non era il più azzurro di tutti, durante gli anni alla guida dell’Italia. Avrà però spazio e occasioni. Esattamente come Locatelli a centrocampo, altro elemento non esattamente in sintonia con l’ex commissario tecnico. Nessuna preclusione, fa intendere Luciano. Tanta voglia di mettere a disposizione quella carica che ha coltivato in questi mesi a casa, tra il pensiero di aver rovinato tutto e un enorme desiderio di riscatto.
