Giraudo al Tar, udienza al via: perché c'entrano Giustizia Sportiva e Calciopoli

Iniziato il ricorso dell’ex dirigente sulle sentenze del 2006 e 2011 e sull'ordinamento giuridico dello sport italiano

Ha preso il via l'udienza di ricorso al Tar di Antonio Giraudo, ex ds della Juventus, radiato dalla Federcalcio nel 2011 per le conseguenze di Calciopoli. Ora la richiesta degli avvocati Jean-Louis Dupont (lo stesso della sentenza Bosman, ndr) e Amedeo Rosboch è di rimettere alla Corte di Giustizia Europea la questione di incompatibilità della legge 280/2003, quella che disciplina la giustizia sportiva secondo il criterio della specificità dello sport, rispetto ai principi di diritto comunitario. 

L'ex dirigente già nel settembre 2021 aveva ottenuto un primo parziale successo, quando la Corte europea dei diritti dell'uomo ha considerato ammissibile (senza entrare nel merito) il ricorso presentato nel marzo 2020 riconoscendogli la violazione dei diritti della difesa. Il motivo? I soli sette giorni concessi per leggere le oltre 7000 pagine di atti prodotti nel corso del procedimento sportivo, e la ragionevole durata del processo, trascinatosi per 13 anni. Ma ora punta a una sentenza storica.

Giraudo al Tar: la richiesta degli avvocati 

Nel mirino di Giraudo c’è la Legge del 280 del 17 ottobre 2003 che disciplina l’ordinamento sportivo italiano, ovvero la famosa legge che determina e autorizza la specificità dello sport e, quindi, la possibilità di gestire “in proprio” la giustizia in tutti i gradi di giudizio. E un precedente può essere quello della Federazione Internazionale del pattinaggio (un caso di atleti che avevano partecipato a manifestazioni non riconosciute). Cosa può succedere?

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Giraudo al Tar, cosa può succedere?

Il Tar dovrà rispondere a varie domande: prima fra tutte se è lecito che un tribunale disciplinare interno possa prendere decisioni che incidono in modo diretto e pesante sui diritti universali delle persone (come il lavoro) senza essere un “organo giurisdizionale” per l’Unione Europea. E la Figc e del Coni che hanno condannato Giraudo (e non solo lui) nel 2006 e nel 2011-12 non costituiscono “organi giurisdizionali” ai sensi dell’ordinamento comunitario. Una legge italiana può andare in contrasto con l'ordinamento europeo? Il Tar dovrà quindi esprimersi davanti a un altro caso di “monopolio” in materia disciplinare. E il 21 dicembre, sulla sentenza Superlega è stato abbastanza chiaro. Cosa può succedere?

Le risposte a questa domanda sono diverse. Il Tar può tirare dritto in difesa della Legge 280, trovando il modo di schivare le osservazioni del ricorso. Oppure può rinviare tutto alla Corte di Giustizia Europea, dribblando una sentenza piena di rischi. La terza strada è quella di dare ragione a Giraudo, che con una sentenza favorevole non potrebbe rovesciare quella di Calciopoli, ma cambiarne alcuni aspetti. E forse già questo rivoluzionerebbe la giustizia sportiva. Oltre all'ex dirigente bianconero, nella stessa udienza verranno discussi anche i ricorsi di Agnelli e Arrivabene sul caso plusvalenze.

Agnelli e Arrivabene contro Coni e Figc

Nella stessa udienza verranno discussi anche i ricorsi dell’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli e dell’ex ad bianconero Maurizio Arrivabene, nell’ambito delle sentenze sulle plusvalenze. Entrambi sono stati inibiti per 24 mesi dalla giustizia sportiva. I ricorsi sono contro il Coni e la Figc. La richiesta è l’annullamento (e risarcimento danni) delle decisioni prese dalla Corte d’appello della Federcalcio e confermate dal Collegio di Garanzia dello sport.

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Giraudo, parla l'avvocato: "Sarebbe una svolta clamorosa"

“La nostra richiesta è che la legge che regola l'ordinamento sportivo, che impedisce un controllo giurisdizionale, venga mandata come questione pregiudiziale di giustizia europea, in quanto noi riteniamo che sia palesemente in contrasto coi principi del diritto europeo” - così l’avvocato Amedeo Rosboch, al termine dell’udienza presso la prima sezione ter del Tar del Lazio. Sarebbe una svolta clamorosa - prosegue  - perché una volta che la Corte di giustizia europea dovesse dichiararla incompatibile coi principi dell'ordinamento italiano dovrebbe porre dei rimedi e consentire a chi subisce un provvedimento di natura sanzionatoria di poter ricorrere a un giudice per ottenere l'annullamento del provvedimento non solo avere una tutela risarcitoria. Tempi per una sentenza? Un mese, due mesi. Poi conclude: “Speriamo che il Tar ritenga che questa legge sia incompatibile col diritto europeo e che quindi rimandi alla Corte di Giustizia di Lussemburgo. Ottimisti? Sì, sempre per definizione”.

"Una cosa mai vista. Chiara violazione del diritto europeo"

“Non sarebbe una cosa bella se una cosa così la facesse la Fifa, ma quando è uno stato membro fondatore questo non si può. C'è una legge dello Stato italiano che impedisce a milioni e milioni di italiani di arrivare a un giudice che possa annullare una decisione di una associazione di imprese come la federazione sportiva. E lo stesso per migliaia e migliaia di società, di club” - così Jean-Louis Dupont, avvocato del pool di Antonio Giraudo, al termine dell’udienza. Poi prosegue:Questa è una cosa inaudita, mai vista, unica. È un capolavoro, che noi vogliamo questionare dove si deve questionare e io sono convinto che questi giudici faranno il loro lavoro, facendo il rinvio pregiudiziale a Lussemburgo: è l’unica cosa che si può fare”.

Infine conclude: “Questo processo del signor Giraudo cominciò nel 2006, poi 2011. Sono passati quasi venti anni. Ma è uno scherzo? Una persona ha un diritto a essere giudicata in un tempo ragionevole. Venti anni è una vita. E perché non è possibile oggi avere la parola finale di questa storia? Perché c'è una legge che impedisce di potere avere un giudice che dice sì o no. Qua c'è un giudice che può dire ‘hai ragione, questa decisione della Figc non è bella. Ti do un po' di soldi’. Ma io non posso annullare tutto questo. Questa è una violazione del diritto europeo. La più chiara che ho visto nella mia carriera. E' stata completamente distrutta la professionalità forse del più importante e più capace dirigente sportivo italiano, senza avere la possibilità di rimediare a questo”.

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Ha preso il via l'udienza di ricorso al Tar di Antonio Giraudo, ex ds della Juventus, radiato dalla Federcalcio nel 2011 per le conseguenze di Calciopoli. Ora la richiesta degli avvocati Jean-Louis Dupont (lo stesso della sentenza Bosman, ndr) e Amedeo Rosboch è di rimettere alla Corte di Giustizia Europea la questione di incompatibilità della legge 280/2003, quella che disciplina la giustizia sportiva secondo il criterio della specificità dello sport, rispetto ai principi di diritto comunitario. 

L'ex dirigente già nel settembre 2021 aveva ottenuto un primo parziale successo, quando la Corte europea dei diritti dell'uomo ha considerato ammissibile (senza entrare nel merito) il ricorso presentato nel marzo 2020 riconoscendogli la violazione dei diritti della difesa. Il motivo? I soli sette giorni concessi per leggere le oltre 7000 pagine di atti prodotti nel corso del procedimento sportivo, e la ragionevole durata del processo, trascinatosi per 13 anni. Ma ora punta a una sentenza storica.

Giraudo al Tar: la richiesta degli avvocati 

Nel mirino di Giraudo c’è la Legge del 280 del 17 ottobre 2003 che disciplina l’ordinamento sportivo italiano, ovvero la famosa legge che determina e autorizza la specificità dello sport e, quindi, la possibilità di gestire “in proprio” la giustizia in tutti i gradi di giudizio. E un precedente può essere quello della Federazione Internazionale del pattinaggio (un caso di atleti che avevano partecipato a manifestazioni non riconosciute). Cosa può succedere?

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