L’anno scorso la salvezza, oggi siete dietro le grandi.
"Siamo partiti meglio, ma l’obiettivo resta la salvezza. Solo dopo si pensa ad altro".
Domani ospitate il Torino, una partita speciale per tutti voi.
"Era stato il debutto in A per me e per il Monza, celebrato con una maglietta speciale che conservo. È il mio ricordo più bello, anche per la parata su Radonjic: la società mi ha fatto fare un quadro apposta".
Si pensava che avrebbe fatto da riserva a Cragno.
"Umanamente un po’ mi ha roso, quando lo hanno preso. Ho pensato di dare subito tutto per giocare le mie carte: “Magari sarò il secondo, però non voglio darmi per vinto”. Mi sono allenato prima del ritiro, sono sempre andato forte. E sono stato titolare. Ale mi piaceva come portiere, quando è arrivato l’ho apprezzato anche come persona: ci vedevamo con le famiglie. La competizione è stata rispettosa".
Torniamo al Torino.
"Ha una identità molto fisica, a tutto campo. Sarà una partita dispendiosa, determinata dall’attenzione e dai dettagli. È una squadra di tanta quantità senza togliere alla qualità: Zapata, Sanabria, Vlasic, Radonjic. Vorranno dare continuità ai risultati, non è banale battere il Sassuolo perché mette in difficoltà tutti. Loro dovranno stare attenti al nostro gruppo".
Un consiglio non richiesto a Milinkovic-Savic?
"Il nostro ruolo è attaccato, tante cose da fuori sembrano facili, invece non lo sono: “Perché non è uscito, perché non sta in porta...”. Isolarsi e concentrarsi su stessi è la cosa migliore".
Come ha fatto Donnarumma in un San Siro che lo fischiava.
"Un esempio. Io analizzo a 360 gradi, avere quella calma, quella freddezza come se tutto quello intorno non ci fosse...".