De Laurentiis accusa il calcio di imbrogli, lo scopo è chiaro. Figc in silenzio

Le parole pronunciate dal presidente del Napoli minano alla base la credibilità del sistema attraverso cui lui stesso sovvenziona il proprio club

TORINO - Il problema non è mica la Juventus (o un altro club) che non risponde alle accuse, peraltro nel caso molto generiche, ma il “sistema calcio” - Federazione e Leghe - che non tutela la credibilità e l’intangibilità di se stesso di fronte a gravissime quanto strategicamente fumose affermazioni. Permettendo invece che, per smaccati interessi di bottega tifosa, se ne incrini ogni giorno la credibilità a colpi di mazzate dialettiche da parte di illustri tesserati. Perché sì, senza possibilità di interpretazione, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha accusato di imbrogli, e quindi li ha battezzati come furfanti, tutti coloro (non necessariamente solo la Juventus) che sono riusciti nell’impresa di vincere il campionato almeno per due anni di seguito. La frase, pronunciata a Napoli a margine della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria a Luciano Spalletti, è chiara: «Lo scudetto sarà ripetibile - ha detto il presidente - ma non si può, se non con gli imbrogli, vincere ogni anno perché le condizioni sono diverse, i giocatori magari sono appagati o frustrati e non rendono allo stesso livello o semplicemente non accade di rivincere perché le rivali si rinforzano».

ADL e la credibilità del sistema

Bene, anzi male. Perché questa frase, come le tante che vengono impunemente pronunciate da altri tesserati, produce il pernicioso e devastante effetto di minare alla base la credibilità del sistema attraverso cui lo stesso De Laurentiis sovvenziona il proprio club (e se stesso, ma è un altro discorso). Il dirigente non ha fatto nomi ed è davvero da sciocchi cadere nella trappola secondo cui la Juventus (e allora perché non l’Inter del triplete, il Milan di Capello, il Bologna che “tremare il mondo fa”, Il Grande Torino o addirittura Pro Vercelli e Genoa) avrebbe dovuto replicare solo perché oggi c’è la sfida diretta. No, tocca (toccherebbe, meglio) agli organi competenti, Procura federale in testa, agire tempestivamente contro i tesserati che si producono in accuse nei confronti dei competitor. Perché la credibilità del sistema e la sua onorabilità sono il bene assoluto da preservare anche solo, banalmente, per venderne il prodotto.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Napoli

De Laurentiis e le parole per il pubblico tifoso

 
Provate a pronunciare affermazioni del genere nei confronti dei rivali in Formula 1 o in campionati come la Nba o la Nfl: squalifiche immediate e perfino sottrazione della franchigia (che tanto c’è la coda di investitori per rilevarle) perché il sospetto mina alle basi tutto il movimento. Perché un tifoso dovrebbe continuare a seguire uno sport se chi ne fa parte in prima linea gli dice che è truccato? Follia. E perché ci sono reazioni differenti di fronte alle dichiarazioni “lesive”? Si apre l’indagine su Mourinho ed è “tana libera tutti per i presidenti che accusano di imbrogli. Non va bene, anche se è fin troppo ovvio che le parole di De Laurentiis sono un tentativo - facilmente smascherabile, consentiteci - di lisciare il pelo al proprio pubblico tifoso deluso eccome dal post scudetto anche, e soprattutto, per gli errori del presidente “generico accusatore”. E la Juve, nello specifico, fa benissimo a glissare anche per una ragione giuridicamente molto banale: accusare un tesserato senza autorizzazione potrebbe perfino esporre alla reazione della stessa giustizia sportiva. Di questi tempi meglio evitare testa coda...

Allegri: "Zitti e lavorare"

Quanto, invece, alle farneticazioni di politici e personaggi assortiti, il manifesto programmatico della casa bianconera lo ha ribadito ieri Max Allegri: «Rispondere non serve a niente, serve fare. E’ così. Fare, lavorare, cercare di portare a casa i risultati. Commentare le parole altrui...Ognuno può esprimersi come vuole, dobbiamo cercare di portare i risultati. Questo conta».
 

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TORINO - Il problema non è mica la Juventus (o un altro club) che non risponde alle accuse, peraltro nel caso molto generiche, ma il “sistema calcio” - Federazione e Leghe - che non tutela la credibilità e l’intangibilità di se stesso di fronte a gravissime quanto strategicamente fumose affermazioni. Permettendo invece che, per smaccati interessi di bottega tifosa, se ne incrini ogni giorno la credibilità a colpi di mazzate dialettiche da parte di illustri tesserati. Perché sì, senza possibilità di interpretazione, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha accusato di imbrogli, e quindi li ha battezzati come furfanti, tutti coloro (non necessariamente solo la Juventus) che sono riusciti nell’impresa di vincere il campionato almeno per due anni di seguito. La frase, pronunciata a Napoli a margine della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria a Luciano Spalletti, è chiara: «Lo scudetto sarà ripetibile - ha detto il presidente - ma non si può, se non con gli imbrogli, vincere ogni anno perché le condizioni sono diverse, i giocatori magari sono appagati o frustrati e non rendono allo stesso livello o semplicemente non accade di rivincere perché le rivali si rinforzano».

ADL e la credibilità del sistema

Bene, anzi male. Perché questa frase, come le tante che vengono impunemente pronunciate da altri tesserati, produce il pernicioso e devastante effetto di minare alla base la credibilità del sistema attraverso cui lo stesso De Laurentiis sovvenziona il proprio club (e se stesso, ma è un altro discorso). Il dirigente non ha fatto nomi ed è davvero da sciocchi cadere nella trappola secondo cui la Juventus (e allora perché non l’Inter del triplete, il Milan di Capello, il Bologna che “tremare il mondo fa”, Il Grande Torino o addirittura Pro Vercelli e Genoa) avrebbe dovuto replicare solo perché oggi c’è la sfida diretta. No, tocca (toccherebbe, meglio) agli organi competenti, Procura federale in testa, agire tempestivamente contro i tesserati che si producono in accuse nei confronti dei competitor. Perché la credibilità del sistema e la sua onorabilità sono il bene assoluto da preservare anche solo, banalmente, per venderne il prodotto.

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