Torino, torna il Buongiorno: monumento ed esempio. E contro il Napoli...

Al rientro dopo l'infortunio subito fondamentale con la Fiorentina: ha fermato Belotti. L'Italia, l'Europeo e quell'ultimo gol

TORINO - Contro la Fiorentina si è rivisto il monumento in tutte le sue fattezze e da tutte le angolazioni. Buongiorno si è mangiato il Gallo e su Belotti la notte non è scesa soltanto per via dell’orario della partita. Ma non è stato solo o soprattutto il confronto con l’ex capitano granata, già compagno di squadra, a monopolizzare, caratterizzare gli ultimi 90 minuti giocati da Alessandro. Il centrale era al rientro, dopo aver dovuto saltare per la lussazione della spalla i mesti pareggi con Salernitana e Sassuolo, l’unica vittoria del mese di febbraio (col Lecce) e le sconfitte contro Lazio e Roma. Magari sarà un caso (ma ovviamente non è un caso): con Buongiorno infortunato, il Torino ha attraversato i periodi più neri della stagione, quanto a risultati.vEra già successo a ottobre: un modesto pareggio contro il Verona e le due batoste incassate con la Juve e l’Inter. Tra l’altro prima dell’Hellas si era fatto male (guaio muscolare agli adduttori) nel corso del primo tempo della partita contro la Lazio: sullo 0 a 0. Uscito lui, il Toro aveva poi preso due gol. Magari sarà un caso (ma ovviamente non è un caso).

Buongiorno, crescita esponenziale

Da mesi in marcatura è diventato fin scientifico. Una crescita esponenziale sotto il profilo sia tecnico sia caratteriale. Ha imparato a compiere qualche fallo in meno sia in spinta sia nel corpo a corpo, sia negli anticipi sia negli stacchi di testa. Ha migliorato la capacità di conduzione della palla, lo smistamento razionale, il lancio sorprendente, l’inserimento a gioco in corso o l’efficacia in area sulle punizioni e gli angoli a favore. Baluardo, direttore d’orchestra, ma anche primo violino: per esempio il 7 gennaio, quando segnò il suo ultimo gol, il terzo della sua stagione. Proprio al Napoli, sì. Due mesi fa. Per la cronaca, anche Sanabria non segna da quel giorno. E anche il paraguaiano ha firmato tre reti in stagione. Ma è un attaccante, Tonny. Buongiorno non ha soltanto tutto un altro ruolo. Alessandro è anche diventato da tempo un elemento trascinante, in partita. Ha assunto, sempre più e sempre meglio, una postura e una statura da leader che non gli potevano essere riconosciute in maniera tanto brillante e completa, fino a un anno fa.

Spalletti, Buongiorno e l'Italia

La sua esplosione è coincisa simbolicamente con la laurea in Economia aziendale presa ormai più di 12 mesi or sono. Un decollo così impetuoso che lo ha portato dapprima a esordire in nazionale con Mancini contro l’Olanda e poi a replicare con Spalletti nello spareggio contro l’Ucraina. Ma dopo soltanto due presenze in azzurro si è già guadagnato un posto scontato ai prossimi Europei. La differenza l’ha fatta in campionato in modo così luminoso da accendere le luci anche a Coverciano, nonostante l’esiguo numero di chiamate. A metà marzo, dopo l’Udinese, volerà negli Usa con la nazionale per le due amichevoli americane. Per giugno è già sicuro di un posto nella lista che condurrà agli Europei: deve soltanto continuare così. Il suo gran ritorno dopo l’infortunio alla spalla è stato accolto con favore anche dal ct: se lo augurava caldamente, Spalletti.

Buongiorno, l'infortunio e il rientro

Durante l’infortunio, Buongiorno si presentava al Fila tutti i giorni tra le 10 e le 10 e mezzo per seguire le terapie. E restava al campo sino alle 6 e mezzo o alle 7 della sera. Osservava i compagni arrivare solo nel primo pomeriggio o per pranzo, in vista dell’allenamento pomeridiano. Gli sembrava un paradiso, il loro. Li ha seguiti anche in trasferta, nelle scorse settimane: al suo posto sempre, anche se non poteva giocare. Sappiamo che a un amico tifoso che gli chiedeva, dopo il rientro con i viola, se l’infortunio avesse perfino rafforzato il suo amore per il Toro e il senso del ruolo che Alessandro ha (non è solo un vicecapitano, sarebbe riduttivo etichettarlo così), ha risposto «eccome!» come se in parte si fosse sorpreso pure lui di aver provato sensazioni così forti. E poi gli ha spiegato proprio questo, lo scavo del sentimento granata tifando dalla tribuna e patendo l’impossibilità di fare il suo. Una sensazione che non immaginava tanto radicata in profondità, pur se già a 7 anni entrava nel vivaio granata e se oggi (che ne ha 24) indossa l’effigie di simbolo vivente. Per i tifosi, un’ancora cui aggrapparsi: non lo dimentichi mai, Ale, non faccia come l’ultimo Belotti. Il monumento è tornato.

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