Alcaraz può ripetersi dopo Wimbledon
Nell’ambito che meglio di ogni altro conosce – cioè tutto quello che succede dentro un rettangolo di gioco di 23,77 metri di lunghezza per 8,23 di larghezza (per il singolare) con una rete al centro alta 91,4 centimetri al centro e 107 ai lati – Alcaraz può stare abbastanza tranquillo. Avversari ce ne sono, altri ne arriveranno, ma è chiaro che il successo su Djokovic a Wimbledon aggiunge ai tanti buoni propositi e al talento innato, la convinzione di potersi ripetere anche in altre occasioni. Piuttosto, si può dubitare su Nole, sulla sua tenuta. Per quanto i 36 di Djokovic siano i nuovi 26, non penso che il serbo troverà la voglia di continuare così a lungo come sembra abbia progettato, senza la certezza di essere l’uomo da battere, quasi inavvicinabile nei confronti tre su cinque. Più della sconfitta rimediata da Medvedev due anni fa, nella finale più tragica della sua carriera, agli US Open, a un passo dalla conquista del Grande Slam, l’impressione è che il kappaò infertogli da Alcaraz nel suo torneo preferito possa risultare indigesto come lo stesso Nole non avrebbe mai immaginato.
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Alcaraz, il meglio della Triade
La sconfitta è giunta d’un nulla (se fosse stato lui ad appropriarsi del set point nel secondo set, sarebbe andato avanti 2-0 e addio Alcaraz), ma nella consapevolezza che il ragazzino abbia fatto tutto bene, e alla lunga, nei momenti centrali del confronto, non abbia sbagliato nulla. L’ha ammesso lo stesso Nole. A naso, può darsi che ciò che finirà per fare più male al Djoker, sarà la scoperta che Alcaraz abbia fatto proprie le migliori qualità sulle quali la Triade aveva costruito un ventennio di successi inarrivabili. Ha preso da tutti loro. Ha il dritto di Federer, potente, accelerato, ricco di variazioni. E sta crescendo nella gestione delle operazioni a rete. Ha il rovescio di Nadal, e sa giocarlo anche slice. Ha la velocità di gambe di Djokovic, il fisico estendibile, i piedi che nello scatto spostano zolle d’erba, tanto è feroce la spinta che esercitano. Djokovic si è sempre vantato di aver battuto Federer e Nadal più volte di quante loro non siano riusciti a batterlo, ora è costretto a giocare contro tutti e tre assieme, compreso se stesso, ognuno incarnato nelle rustiche fattezze del ventenne di Spagna.