Alcaraz, ecco gli avversari
Il resto della concorrenza è da scoprire meglio, in qualche caso da attendere affinché completi la propria crescita. Alcaraz muove da alcune certezze. Medvedev (2-1 per lo spagnolo, i testa a testa) non sembra dargli più fastidio, la velocità di palla che esprime Carlos non dà modo al russo di applicare variazioni e strategie diverse al proprio tennis. Rune (2-1 anche con lui) resta pericoloso, ma sull’erba il gap è stato profondo, frutto del tennis più completo di Alcaraz. Con Ruud e Rublev non è ancora venuto a contatto, Fritz l’ha disossato a Miami, con Tiafoe è alla pari e agli US Open dell’anno scorso gli è costato una faticaccia da cinque set. Con chi gioca “piedi in campo” e colpisce forte Carlos ha qualche difficoltà. Non a caso a Wimbledon l’avversario più duro, Djokovic a parte, è stato Berrettini negli ottavi. Resta Sinner… Sei match e tre vittorie per parte. Con una certezza, se gli scambi prendono la direzione preferita dall’italiano, quella di un asfissiante ping pong di colpi immediati, Jannik spesso ne esce meglio di lui. Ma chissà se Juan Carlos Ferrero («È un fratello maggiore, anzi, un padre. È una sponda alla quale non cesserò mai di aggrapparmi», dice Alcaraz, quasi zuccheroso) gli permetterà di affrontare ancora Sinner con le fatidiche trame del pong–tennis. Personalmente temo di no.