Sinner per l'impresa Triplete mai riuscita: Parigi, Atp Finals, Coppa Davis

Dopo il successo a Vienna, punta a Parigi-Bercy e Torino: dal 2000 a oggi, solo in quattro hanno centrato l’accoppiata. Poi focus sulla Davis
ATP 500 Vienna (2023)
Vs D.Medvedev© EPA

Tutti i tennisti felici si somigliano un po’, mentre ogni tennista infelice lo è a modo suo. Tema caro a Sinner, questo della felicità, sollevato la prima volta a fronte della prova più malinconica della sua stagione, appena sconfitto da Daniel Altmaier al Roland Garros, poi ripreso qui e là, certo in migliori condizioni di spirito, e ribadito anche dopo la vittoria a Vienna a mo’ di dedica ai genitori, entrambi presenti alla seconda esecuzione pubblica di Medvedev. "Felicità è quando la mattina faccio colazione con i miei", ha fatto sapere JS, molto avvicinandosi alle intrepide dichiarazioni che resero mitico Pistol Pete, al secolo Pete Sampras. Sbaglierò, ma resto convinto che Sinner sia molto felice quando vince, un po’ meno quando le cose si mettono di traverso. È banale, direte, ma in questi giorni - già trapiantato a Bercy, nel palazzo dello sport con le mura di prato, dove l’erba cresce in verticale - me lo figuro al settimo cielo, crepitante di felicità come un mortaretto. Viene dai successi di Pechino (Medvedev) e di Vienna (ari-Medvedev), si è portato a quattro vittorie nella stagione (con Montpellier e Toronto) e nessun italo-tennista vi era mai riuscito.

Sinner, uomo solo al comando

È salito a dieci vittorie e sono tante quante ne ha portate a casa Panatta in tutta la carriera ("Ma io gioco per me stesso", dice JS, "non per la storia del tennis italiano") e si appresta a diventare - felicemente, è il caso di dirlo - un uomo solo al comando. Gliene basta uno, di successi. E chissà che non stia già almanaccando di potersi togliere la soddisfazione in quest’ultimo spicchio di impegni stagionali. "Sono in forma, e gioco meglio rispetto a pochi mesi fa. Miglioro. È una sensazione che mi accompagna dall’inizio di quest’anno", assicura. Si vede che i miglioramenti programmati hanno attecchito. A vederlo in campo, bello sciolto (fluido, si dice oggi) nei movimenti, capace di assemblare piattate fondocampiste a tocchi di fino in diagonale, come quando Medvedev lo ha sfidato a far gara di smorzate, non v’è dubbio che qualcosa di buono sia successo. C’era un Sinner, oggi ce n’è un altro, forse proprio un Sinnerissimo, come ha titolato Tuttosport.

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Triplete, Sinner arriva in forma

Dunque la domanda si pone, le condizioni la rendono lecita. Ci sono da giocare un 1000 a Bercy, le Finals a Torino, e ultima la Davis (dai quarti in su) a Malaga. Sinner vi arriva in forma, dalla fine dei Championships sull’erba, nella cosiddetta “terza parte” della stagione, ha giocato 23 match perdendone appena 3, contro Lajovic a Cincinnati, poi con Zverev agli US Open, infine con Shelton a Shanghai. Ha battuto due volte Medvedev, una Alcaraz, una Rublev e altri cinque fra i Top 20, tra i quali Tiafoe, Paul e lo stesso Shelton (a Vienna), portandosi oltre quota 50 successi in un anno (è 56-14 al momento), anche qui primo fra gli italiani. Complessivamente, un bel viatico. Appurato che Sinner possiede risorse sufficienti per farcela in tutt’e tre le competizioni, resta il problema di come gestire il momento, ed eventualmente a che cosa rinunciare se la scalata progettata si rivelasse troppo ardua. Una breve ricerca sugli anni di tennis a noi più vicini (ma in questo caso è inutile andare a pescare troppo lontano, là dove il tennis si svolgeva in condizioni ben diverse, per tipologia di impegni e livello di attrezzatura), evidenzia che dal 2000 a oggi nessuno sia riuscito ad alzare i tre trofei.

Bercy-Finals, chi c'è riuscito nel passato

Ad andarci vicino - ma neanche troppo - è stato Medvedev, che nell’anno di grazia 2021, quello in cui superò Djokovic nella finale degli US Open che valeva il Grand Slam, fu finalista a Bercy battuto da Nole, poi a Torino (Zverev), prima di conquistare la Davis nella finale a otto di Madrid contro la Croazia. Meglio fece Djokovic nel 2013, vittorioso a Bercy e nella Finals a Londra, poi finalista in Davis superato (con gravissimo smacco, si giocava a Belgrado) nel doppio dalla Repubblica ceca di Stepanek e Berdych. Da ricordare il 2014 di Federer, che dette forfait in finale alle Finals (lasciando il successo a Djokovic) per tentare la scalata alla Davis. Era la “vecchia” Coppa, quella con quattro singolari e un doppio. Roger perse contro Monfils, poi ottenne i due punti del trionfo svizzero nel doppio e nel singolare contro Gasquet. Va meglio con l’accoppiata Bercy-Finals. Dal 2000 vi sono riusciti in quattro (sei volte complessivamente): Federer nel 2011, Djokovic dal 2013 al 2015, Murray nel 2016 e Medvedev nel 2020 (l’anno in cui la Davis fu cancellata per Covid). Nessuno che abbia vinto le Finals è riuscito poi a conquistare la Davis, mentre la liaison si è verificata tra Bercy e Coppa, un doppio successo che vantano il francese Grosjean nel 2001 e i russi Safin (2002) e Davydenko (2006). I numeri del passato, come si vede, invitano a volare bassi, pensare giorno per giorno e tenersi pronti nel caso si aprisse qualche insperato pertugio nel quale infilarsi. Ma tocca a Sinner giocarsi la triplice chance e un Sinner felice può volare realmente molto in alto. Ed è per questo che io, anzi, tutti noi, teniamo particolarmente a che il suo animo resti fluido e gioioso. E confidiamo che i genitori continuino a far colazione con lui.

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Tutti i tennisti felici si somigliano un po’, mentre ogni tennista infelice lo è a modo suo. Tema caro a Sinner, questo della felicità, sollevato la prima volta a fronte della prova più malinconica della sua stagione, appena sconfitto da Daniel Altmaier al Roland Garros, poi ripreso qui e là, certo in migliori condizioni di spirito, e ribadito anche dopo la vittoria a Vienna a mo’ di dedica ai genitori, entrambi presenti alla seconda esecuzione pubblica di Medvedev. "Felicità è quando la mattina faccio colazione con i miei", ha fatto sapere JS, molto avvicinandosi alle intrepide dichiarazioni che resero mitico Pistol Pete, al secolo Pete Sampras. Sbaglierò, ma resto convinto che Sinner sia molto felice quando vince, un po’ meno quando le cose si mettono di traverso. È banale, direte, ma in questi giorni - già trapiantato a Bercy, nel palazzo dello sport con le mura di prato, dove l’erba cresce in verticale - me lo figuro al settimo cielo, crepitante di felicità come un mortaretto. Viene dai successi di Pechino (Medvedev) e di Vienna (ari-Medvedev), si è portato a quattro vittorie nella stagione (con Montpellier e Toronto) e nessun italo-tennista vi era mai riuscito.

Sinner, uomo solo al comando

È salito a dieci vittorie e sono tante quante ne ha portate a casa Panatta in tutta la carriera ("Ma io gioco per me stesso", dice JS, "non per la storia del tennis italiano") e si appresta a diventare - felicemente, è il caso di dirlo - un uomo solo al comando. Gliene basta uno, di successi. E chissà che non stia già almanaccando di potersi togliere la soddisfazione in quest’ultimo spicchio di impegni stagionali. "Sono in forma, e gioco meglio rispetto a pochi mesi fa. Miglioro. È una sensazione che mi accompagna dall’inizio di quest’anno", assicura. Si vede che i miglioramenti programmati hanno attecchito. A vederlo in campo, bello sciolto (fluido, si dice oggi) nei movimenti, capace di assemblare piattate fondocampiste a tocchi di fino in diagonale, come quando Medvedev lo ha sfidato a far gara di smorzate, non v’è dubbio che qualcosa di buono sia successo. C’era un Sinner, oggi ce n’è un altro, forse proprio un Sinnerissimo, come ha titolato Tuttosport.

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