Se gli chiedete di restare con i piedi per terra, uno come Sinner è probabile pensi al cemento. Lui, e anche gli altri del nuovo corso. Cittadini del mondo tennistico, costruito in larga parte su campi simili a strade in asfalto poroso, con rare isole d’erba battuta, qualche ricordo lontano della terra verde, e la terra rossa sempre più accerchiata. Ma ancora in grado di determinare il volto della classifica.
L'agenda di Sinner
Nell’agenda di Jannik, è probabile che i mesi da aprile a giugno inoltrato siano cerchiati con uno svolazzo di pennarello, ovviamente rosso. Serve a ricordare che c’è un 2023 quasi tutto da dimenticare, e una nuova stagione da avviare in direzione opposta alla precedente. "Il suo stile di gioco è funzionale ai campi in cemento", spiegò coach Vagnozzi, "sarebbe difficile sostenere il contrario. Ma non credo sia giusto parlare di difficoltà sul rosso, così come ero convinto che il suo tennis desse ampi margini di sicurezza anche sull’erba. Wimbledon ci ha fornito risposte tranquillizzanti, mentre la stagione sulla terra rossa non è andata come ci aspettavamo, anche per via di alcuni problemi fisici".
Sinner sa giocare sulla terra rossa? Se questa è la domanda, la risposta è facile: sì, senza dubbio. Non è la preferita, ma nessuno può dimenticare - lui di certo non lo fa - che la sua scalata è cominciata proprio con un quarto di finale al Roland Garros. La sua terza apparizione nel tabellone di un Major, la prima che fece parlare di lui, il ragazzino dai capelli rossi che tirava bordate degne del Pibe di Manacor, prese forma nel 2020, in piena pandemia. Per il pubblico francese, intirizzito dal freddo e infastidito dalle norme anti-Covid, fu quasi un’epifania. Si schierarono per l’italien rouge e lo scortarono fino alle falde del monte Nadal.