Sinner alla conquista del pianeta terra: da aprile a giugno mesi fondamentali

Al Roland Garros del 2020 si fece conoscere al mondo battendo Zverev agli ottavi. L’anno scorso il rosso segnò il suo punto più basso e ora l’obiettivo è conquistare punti importanti anche a Parigi

Se gli chiedete di restare con i piedi per terra, uno come Sinner è probabile pensi al cemento. Lui, e anche gli altri del nuovo corso. Cittadini del mondo tennistico, costruito in larga parte su campi simili a strade in asfalto poroso, con rare isole d’erba battuta, qualche ricordo lontano della terra verde, e la terra rossa sempre più accerchiata. Ma ancora in grado di determinare il volto della classifica.

L'agenda di Sinner

Nell’agenda di Jannik, è probabile che i mesi da aprile a giugno inoltrato siano cerchiati con uno svolazzo di pennarello, ovviamente rosso. Serve a ricordare che c’è un 2023 quasi tutto da dimenticare, e una nuova stagione da avviare in direzione opposta alla precedente. "Il suo stile di gioco è funzionale ai campi in cemento", spiegò coach Vagnozzi, "sarebbe difficile sostenere il contrario. Ma non credo sia giusto parlare di difficoltà sul rosso, così come ero convinto che il suo tennis desse ampi margini di sicurezza anche sull’erba. Wimbledon ci ha fornito risposte tranquillizzanti, mentre la stagione sulla terra rossa non è andata come ci aspettavamo, anche per via di alcuni problemi fisici".

Sinner sa giocare sulla terra rossa? Se questa è la domanda, la risposta è facile: sì, senza dubbio. Non è la preferita, ma nessuno può dimenticare - lui di certo non lo fa - che la sua scalata è cominciata proprio con un quarto di finale al Roland Garros. La sua terza apparizione nel tabellone di un Major, la prima che fece parlare di lui, il ragazzino dai capelli rossi che tirava bordate degne del Pibe di Manacor, prese forma nel 2020, in piena pandemia. Per il pubblico francese, intirizzito dal freddo e infastidito dalle norme anti-Covid, fu quasi un’epifania. Si schierarono per l’italien rouge e lo scortarono fino alle falde del monte Nadal.

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Ricordando Roland Garros 2020

Da lì in poi ci avrebbe dovuto pensare da solo. Jannik si liberò senza problemi di Goffin, Bonzi e Coria, poi aumentò i giri del suo fresco motore per avere la meglio su Sascha Zverev, che in un batter di bionde ciglia si ritrovò sotto due a zero prima di riuscire a strappare un set al ragazzino che tirava più forte di lui, cosa che lo faceva particolarmente incavolare. Tant’è che chiuse il match, perso in quattro set, mettendo il broncio a Jannik. Succede...

Dai quarti 2020 alla sconfitta dell’anno scorso, in secondo turno, al quinto set contro il tedesco Daniel Altmaier, vi sono di sicuro i passi avanti compiuti da Jannik sulle altre superfici, ma non una sottovalutazione dei tornei sul rosso (Roma, Parigi… figuriamoci). Dal Roland Garros Sinner uscì furioso con se stesso. In fondo, aveva quasi vinto... I primi due match point dell’incontro li ebbe lui.

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I problemi fisici e la rinascita

Cinque ore e 26 minuti di dannazioni per ritrovarsi con niente tra le mani. "Avrei dovuto essere più felice dentro», disse, "ma questa felicità che spesso mi assiste, stavolta non l’ho avvertita".  Ora, che alla felicità della vittoria a Melbourne, si è aggiunto l’entusiasmo per il primo Slam conquistato, Sinner potrà guardare con minore ansia ai fatti di un anno fa. Alla partenza nient’affatto male con la semifinale di Montecarlo, promettente al di là dei turbamenti indotti da Rune e dalle sue provocazioni.

Poi venne il ritiro a Barcellona, per problemi fisici, la rinuncia a Madrid e il rientro a Roma, segnato da una sconfitta negli ottavi, evitabile, contro l’argentino Francisco Cerundolo. Lì si sommarono carenze fisiche e qualche problemino tecnico. Sui quali Parigi pose ulteriori gravami, tanto che al termine dell’anno i mesi da terraiolo hanno finito per rappresentare la nota stonata in una stagione di forte crescita su tutti i fronti.

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Sinner e i numeri sulla terra rossa

C’è poi una considerazione più generale. I numeri uno non sono mai i padroni di un unico settore del nostro sport. Le classifiche da podio nascono in un quadro armonico dei risultati, laddove si sommano partecipazioni ad alto livello su tutte le superfici. Il confronto tra Jannik e gli altri commensali alla tavola della Top Ten, a fine 2023, vedeva l’azzurro con il rendimento più basso sul “rosso”.

I suoi 6.490 punti venivano dai 2.820 ottenuti sul cemento outdoor, i 2.230 sul cemento indoor, gli 855 punti sull’erba e i 585 sulla terra. Il cemento ha già fruttato in questa stagione i 2.000 punti di Melbourne, grazie ai quali Jannik è primo nella Race (là dove un italiano non era mai stato), i prossimi tornei lo condurranno a Rotterdam (finalista, con 300 punti da conservare), Indian Wells (semifinale, 360) e Miami (finale, 600). Poi Montecarlo (360). Da lì fino a Wimbledon, Sinner avrà assai poco da scartare e potrà costruire una classifica ancora migliore. Ma lui lo sa. L’importante sarà affrontare il compito tenendo i piedi sulla terra (rossa). Non solo sul cemento.

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Se gli chiedete di restare con i piedi per terra, uno come Sinner è probabile pensi al cemento. Lui, e anche gli altri del nuovo corso. Cittadini del mondo tennistico, costruito in larga parte su campi simili a strade in asfalto poroso, con rare isole d’erba battuta, qualche ricordo lontano della terra verde, e la terra rossa sempre più accerchiata. Ma ancora in grado di determinare il volto della classifica.

L'agenda di Sinner

Nell’agenda di Jannik, è probabile che i mesi da aprile a giugno inoltrato siano cerchiati con uno svolazzo di pennarello, ovviamente rosso. Serve a ricordare che c’è un 2023 quasi tutto da dimenticare, e una nuova stagione da avviare in direzione opposta alla precedente. "Il suo stile di gioco è funzionale ai campi in cemento", spiegò coach Vagnozzi, "sarebbe difficile sostenere il contrario. Ma non credo sia giusto parlare di difficoltà sul rosso, così come ero convinto che il suo tennis desse ampi margini di sicurezza anche sull’erba. Wimbledon ci ha fornito risposte tranquillizzanti, mentre la stagione sulla terra rossa non è andata come ci aspettavamo, anche per via di alcuni problemi fisici".

Sinner sa giocare sulla terra rossa? Se questa è la domanda, la risposta è facile: sì, senza dubbio. Non è la preferita, ma nessuno può dimenticare - lui di certo non lo fa - che la sua scalata è cominciata proprio con un quarto di finale al Roland Garros. La sua terza apparizione nel tabellone di un Major, la prima che fece parlare di lui, il ragazzino dai capelli rossi che tirava bordate degne del Pibe di Manacor, prese forma nel 2020, in piena pandemia. Per il pubblico francese, intirizzito dal freddo e infastidito dalle norme anti-Covid, fu quasi un’epifania. Si schierarono per l’italien rouge e lo scortarono fino alle falde del monte Nadal.

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