Pagina 2 | Sinner tra i miti: "Carlos, rieccomi". Nole non ha più margine, Jannik scrive la storia

Lo vedi che se ne va, testa bassa e un accenno di sorriso per non scontentare i tifosi, e viene da riflettere su quanto sia inopportuna e cinica la ruota del destino, che indica a Novak Djokovic – un tempo Djoker, o forse Djo (ma leggetelo “Giò”, per favore), oggi né l’uno né l’altro – di essere ormai giunto a destinazione. Il capolinea della sua vita da campione, per anni irraggiungibile, nello stadio che l’ha visto vincere molto, qualche volta immeritatamente, ma sempre con in mano lo scettro (a forma di racchetta) del dominatore. Ultima fermata, malgrado non vi siano motivi per considerarla tale, salvo uno… Sinner è troppo lontano, è diventato imbattibile per le qualità dell’antico numero uno che si sono affievolite con il tempo, ormai si è creato un baratro tra l’uno e l’altro. Forse anche con Alcaraz, che l’ha battuto nelle ultime due finali ai Championships, o magari no, con Carlos potrebbe avere ancora qualche chance, perché lo spagnolo è il più forte di tutti, ma di tanto in tanto lascia fare, è generoso, regala.

Sinner-Djokovic, troppo divario

Non con Sinner. Con lui non c’è più margine per pensare che possa tornare a batterlo. È la sua evoluzione, giocano un tennis simile ma il nuovo Numero Uno lo fa con una potenza straripante. La semifinale di ieri l’ha scritto a caratteri pesanti, tutti maiuscoli, di quelli che rimbombano nella testa. Il servizio su livelli di eccellenza, le manovre da fondo campo portate come se fossero colpi al volto, uppercut, ganci implacabili da kappaò. Djokovic ha provato a schivare, ad ammorbidirli, ma c’è stato poco da fare, ci riusciva con il primo, talvolta con il secondo, il terzo lo lasciava senza fiato.

Le parole di Djokovic

Ma è strano lo sport, e lo è anche la vita, certo. Djokovic sa da ieri che non potrà mai più tornare in testa alla classifica, né con tutta probabilità vincere uno Slam. Però è ancora in grado di battere tutti gli altri, dal terzo della classifica all’ultimo, che sta quasi duemila posti più giù. E allora, merita il congedo un tipo simile? Ha 38 anni, Nole, e alla sua età ogni giorno che passa potrebbe allargare un divario che è già incolmabile, e per un campione che si è sempre battuto per i primati, non è facile accettare che non potrà più farlo, che dovrà limitarsi alle semifinali dei grandi tornei, se “uno di quei due” non lo incontrerà prima. «Il mio fisico non sopporta più questo tipo di tornei, quando arrivo a incontrare Sinner o Alcaraz sono a pezzi».

 

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Nole, una serie interrotta che durava dal 2018

Qui a Wimbledon, malgrado l’età, Djokovic era finalista dal 2018. Da ieri anche quella serie di altissimo valore tecnico, si è chiusa. Ed è stato Sinner a chiudergliela in faccia, non in malo modo, ma certo con la voglia di farlo. È la prima volta che batte Nole sull’erba, significa che anche sulla superficie più dispettosa e infida del circuito, il divario che un tempo esisteva si è rimarginato, e il giovane che tanto lo ricorda gli è ormai davanti. Come sul cemento. Come sulla terra rossa. Come nella classifica.

Una supremazia difficile da accettare per Djokovic

Di certo, qualcuno dei tifosi di Nole, tra i più accaniti, avrà modo di pensare che senza quell’allungo negli ultimi game con Cobolli, Djokovic avrebbe potuto concorrere in modo diverso. Non lo so, l’idea che non stesse bene, il match l’ha data solo a tratti. Nole è ricorso all’aiuto del fisioterapista alla fine del secondo set, ma giocava contro uno costretto a tenere un braccio coperto da un manicotto elastico, che glielo faceva somigliare a un insaccato. E il risultato dei primi due set, del tutto sulle corde della racchetta di Sinner, non è certo il frutto combinato dei due infortuni, ma di una supremazia devastante e difficile da accettare. Sinner giocava in modo perfetto, quasi senza compiere errori, e l’ex Djoker non era in grado di replicare. Né ai servizi (il 90 per cento delle prime a segnare il punto, era un messaggio più che chiaro), né agli scambi da fondo campo, né a quelli nei pressi della rete. E subito dopo l’intervento del fisio, Djokovic ha avuto anche il momento migliore del suo match, avanti 3-0 con un break nel terzo set. Una situazione che una volta avrebbe potuto configurarsi come “delicata” per l’italiano, ma che è stata risolta con un’accanita rincorsa. Lì Sinner è apparso come una furia. Ha ottenuto cinque game senza più dare possibilità a Nole di frenare la slavina, e ha chiuso sul 6-4 dopo aver fallito due match point sul 5-3.

Sinner, arriva la quarta finale Slam

Quarta finale Slam, per Sinner. Dagli US Open dell’anno scorso a Wimbledon… Qui sì che si può calare un rimpianto: immaginatevi se avesse messo a segno uno dei tre match point nella finale parigina. Ora sarebbe a un passo dal terzo titolo e sempre più vicino al Grand Slam. Ma c’è Alcaraz a fronteggiarlo ancora una volta e a rendere la missione quanto mai complicata. Alcaraz che lo precede 8-4 nei testa a testa, che è avanti 5-3 nelle vittorie Slam. Sinner può rispondere con la sua classifica, sempre più da numero uno. L’anno scorso raggiunse i quarti, ora è in finale. Se vince salirà oltre i 12 mila punti, di contro resterà davanti ad Alcaraz di 2000 punti. C’è modo di dormire tranquilli. Spero lo faccia.

 

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Nole, una serie interrotta che durava dal 2018

Qui a Wimbledon, malgrado l’età, Djokovic era finalista dal 2018. Da ieri anche quella serie di altissimo valore tecnico, si è chiusa. Ed è stato Sinner a chiudergliela in faccia, non in malo modo, ma certo con la voglia di farlo. È la prima volta che batte Nole sull’erba, significa che anche sulla superficie più dispettosa e infida del circuito, il divario che un tempo esisteva si è rimarginato, e il giovane che tanto lo ricorda gli è ormai davanti. Come sul cemento. Come sulla terra rossa. Come nella classifica.

Una supremazia difficile da accettare per Djokovic

Di certo, qualcuno dei tifosi di Nole, tra i più accaniti, avrà modo di pensare che senza quell’allungo negli ultimi game con Cobolli, Djokovic avrebbe potuto concorrere in modo diverso. Non lo so, l’idea che non stesse bene, il match l’ha data solo a tratti. Nole è ricorso all’aiuto del fisioterapista alla fine del secondo set, ma giocava contro uno costretto a tenere un braccio coperto da un manicotto elastico, che glielo faceva somigliare a un insaccato. E il risultato dei primi due set, del tutto sulle corde della racchetta di Sinner, non è certo il frutto combinato dei due infortuni, ma di una supremazia devastante e difficile da accettare. Sinner giocava in modo perfetto, quasi senza compiere errori, e l’ex Djoker non era in grado di replicare. Né ai servizi (il 90 per cento delle prime a segnare il punto, era un messaggio più che chiaro), né agli scambi da fondo campo, né a quelli nei pressi della rete. E subito dopo l’intervento del fisio, Djokovic ha avuto anche il momento migliore del suo match, avanti 3-0 con un break nel terzo set. Una situazione che una volta avrebbe potuto configurarsi come “delicata” per l’italiano, ma che è stata risolta con un’accanita rincorsa. Lì Sinner è apparso come una furia. Ha ottenuto cinque game senza più dare possibilità a Nole di frenare la slavina, e ha chiuso sul 6-4 dopo aver fallito due match point sul 5-3.

Sinner, arriva la quarta finale Slam

Quarta finale Slam, per Sinner. Dagli US Open dell’anno scorso a Wimbledon… Qui sì che si può calare un rimpianto: immaginatevi se avesse messo a segno uno dei tre match point nella finale parigina. Ora sarebbe a un passo dal terzo titolo e sempre più vicino al Grand Slam. Ma c’è Alcaraz a fronteggiarlo ancora una volta e a rendere la missione quanto mai complicata. Alcaraz che lo precede 8-4 nei testa a testa, che è avanti 5-3 nelle vittorie Slam. Sinner può rispondere con la sua classifica, sempre più da numero uno. L’anno scorso raggiunse i quarti, ora è in finale. Se vince salirà oltre i 12 mila punti, di contro resterà davanti ad Alcaraz di 2000 punti. C’è modo di dormire tranquilli. Spero lo faccia.

 

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